Capitolo 23

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Arriviamo davanti una delle tante porte in legno bianco ed appena la apre un enorme stanza da letto color crema mi fa spalancare la bocca, come del resto tutta la casa. Il letto, che prorompe in tutta la stanza, è posizionato appoggiato al muro centralmente. Mi avvicino ad una lunga ed enorme tenda bianca che ricopre quasi tutta la parete a sinistra e quando la sposto scopro tutto un altro mondo: un enorme finestrone a parete intera si affaccia su tutta la città ed una terrazza ci permette di vederla meglio.

"Non ci credo..."
Dico a bassa voce stupita, sento il mio ragazzo abbracciarmi da dietro.

"E ancora non è finita."
Mi sussurra, mi giro verso di lui guardandolo interrogativa.

"Che cosa?!"
Chiedo.
Mi accenna un sorriso, poi mi afferra una mano e mi porta dall'altra parte della stanza dove ci sono due porte chiuse, una accanto all'altra. "Cosa c'è lì dietro?"
Le indico con l'indice, che sposto da una all'altra.

"Fai da sola, del resto è anche tua questa casa."
Mi sorride per poi baciarmi sulle labbra, gli sorrido anch'io e faccio quello che mi dice. Mi avvicino ad una delle due porte, quella a sinistra, appoggio la mano sulla maniglia in ferro battuto e la abbasso, quando sto per aprire la porta sentiamo bussare e da dietro la porta, quella da cui siamo entrati, spunta George che ci dice: "Signori, il pranzo è pronto."

"Veniamo subito, grazie, George."
Gli risponde Saul, per poi avvicinarsi a me ed afferrarmi una mano e portarmi fuori dalla nostra camera da letto.

"M-ma volevo vedere cosa c'è dietro alle porte!"
Mi impunto in cima alle scale.

Saul ridacchia. "Ci puoi guardare dopo, abbiamo tutto il tempo che vuoi."
Dice, per poi portarmi giù ma quella curiosità ancora non si è spenta in me. Cosa c'è dietro quelle porte?
Entriamo in sala da pranzo, di cui prima non me n'ero neanche accorta, la prima cosa che noto?! Gigante! Deve essere una caratteristica della casa, ora che ci penso! Un lungo tavolo in legno nero, circondato da sedie molto eleganti, danno alla stanza un tono di accoglienza. Ci sediamo a un capo del tavolo, dove troviamo già tutto apparecchiato. Saul si siede a capo tavola, mentre io alla sua sinistra.

"Allora, ti piace la nostra casa?"
Mi chiede facendo un gesto indicando tutto, riferendosi alla casa.

"Certo, tantissimo! È ancora un po' strano dire che è anche mia."
Ridacchio per l'imbarazzo.

"Tu qui sei la padrona, non devi sentirti imbarazzata."
Mi scocca un bacio sulle labbra quando nella sala da pranzo arriva George, con in mano due piatti.

"Ecco il pranzo: petti di pollo alla griglia su letto di lattuga condita."
Spiega George.
Ripeto nella mia mente il pranzo: petti di pollo alla griglia su letto di lattuga condita.
Ma non faceva prima a dire insalata? Del resto la lattuga condita è insalata, no? Ma la cosa che mi mancherà di più è quella di prepararmi da sola il pranzo, si, mi mancherà di sicuro: mi mancheranno le mie uova con bacon che mangiavo quando arrivavo tardi da scuola o i miei famosi panini al tonno, maionese e capperi, che mangiavo a mezzanotte quando tornavo dalla discoteca con i ragazzi. Che ricordi... già mi manca.

"Capito, Jo?"
Mi chiede Saul.

Non capisco a cosa si intenda e quando mi giro lo guardo in modo interrogativo dicendo: "Cosa?"

"Domani non ci sono per tutto il giorno, perchè ho la riunione alla Geffen."
Mi spiega di nuovo, anche se la prima volta non avevo sentito un cappero.

"Ah, okay. E quando torni?"

"La sera."

"Va bene."
Rispondo un po' delusa. Domani sarò da sola in questa casa gigante, perfetto... "E quindi anche i ragazzi non saranno a casa loro?"
Continuo, magari posso passare da uno di loro.

"No, sono con me alla Geffen. Ricordi? siamo una band e ci devono essere tutti."
Mi spiega, in effetti a ragione così annuisco e comincio a mangiare il mio pranzo, che devo dire: è molto buono!

***

Slash è in sala prove, che appena ho visto è davvero assurda! Rita e George non lo so dove sono...boh, e invece io... sono stravaccata sul divano del salotto, specifico la stanza perchè ce nè più d'uno in questa reggia, che mi sto' annoiando a morte e accanto a me c'è il mio fedele amico Barney, che dorme come un ciuco.
Poi un'idea mi salta in mente: le due porte! Mi alzo di scatto dal divano in velluto morbidissimo e corro in camera mia, mi posizione davanti alle due porte misteriose e mi avvicino a quella che, qualche ora prima, volevo aprire, cioè quella a sinistra. Giro la maniglia e questa volta, invece di aprirla lentamente, la spalanco di scatto ritrovandomi davanti un bagno gigantesco ed arredato di buon gusto! Chiaramente, come se fosse diventata ormai un abitudine, rimango a bocca spalancata ed occhi aperti fino al limite da bruciarmi dopo un po'. Appena mi riprendo entro dentro quell'elegante bagno ritrovandomi davanti una vasca vianca lucidissima lunga due metri all'incirca, due lavandini in marmo attaccati uo all'altro con sotto un mobiletto e vabbè i soliti servizi che si trovano in un bagno: water e bidè. Alla destra del lavandino c'è anche una finestra coperta anch'essa, come tutte le finestre della casa, da una leggera tenda bianca. Invece le pareti sono in parte ricoperte da mattonelle bianche alternate a quelle nere, poi da circa un metro e novanta in sù c'è solo muro dipinto di bianco. Molto semplice, ma bello allo stesso tempo!
Ora è arrivato il monento dell'altra stanza, esco dal bagno e così mi dirigo davanti l'altra porta. Anche questa volta la apro in fretta scoprendo un guardaroba: una parte è già riempita dai vestiti di Saul mentre l'altra è ancora vuota, perchè devo ancora siatemare i miei così mi viene l'idea e comincio a disfare la valigia, che è sul letto, e comincio a disporre i miei abiti, scarpe ecc. negli appositi ripiani e così faccio con tutta la mia roba fino a sera.

***

Scendo uno scalino e poi un'altro, penso che tra un'ora sia l'ora di cena ma ormai non ci faccio più caso, visto che non devo cucinare io. Così alzo le spalle, come segno di menefreghismo, e mi dirigo in sala prove. Quando ci arrivo davanti trovo la porta chiusa, così busso ma nesduno risponde. Provo a bussare ancora e niente!

"Il signore è andato via."
Mi informa una voce dietro alle mie spalle, mentre sto per bussare per la terza volta. Mi giro e trovo rita davanti a me.

"Come andato via? Dov'è andato?"
Chiedo per informarmi.

"Ad una cena di lavoro." spiega. "Credo con il manager, ma non ne sono sicura."
Continua.

"Va bene."
Rispondo accenando un leggero sorriso, anche se dentro avrei voglia di scoppiare a piangere.

"Signorina, per cena le andrebbe bene pasta al pomodoro?"
Chiede infine sorridendo, forse per tirarmi sù di morale.

"Certo." rispondo ma prima che possa andare via dico: "E Rita puoi chiamarmi Jo e dammi del tu, perfavore."
Le sorrido, annuisce ricambiando il sorriso e se ne va.
Dovrò cenare da sola...

Sto cenando, sono sola ed ho davanti a me un piatto stracolmo di pasta al pomodoro. La prospettiva non è ottima e poi sono anche triste! Triste come un leone in gabbia, e per di più mi tocca mangiare nello sconforto e al silenzio assoluto. Non c'è nessuno a farmi compagnia, mi ha abbandonato anche Barney, che ha preferito dormire nella sua nuova cuccia.
Finisco di mangiare in fretta, infatti mi è rimasto tutto sullo stomaco ma faccio finta di niente e torno di sopra senza dire niente a nessuno. Lo so perfettamente che è da maleducati, ma la depressione mi sta invadendo. Entro in camera, preparo il letto, mi lavo, indosso il pigiama ed infine mi infilo sotto le coperte fredde, anche se comode ed in solitudine mi addormento.

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora