Capitolo 40

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Uno squillo. Un altro squillo.
Ho paura che quando risponderò, uni dei ragazzi mi dirà che non ha funzionato a niente la chiacchierata con Saul e questo vuol dire che dovrò andare io a parlarci con lui.
No, no, no! Ancora non sono pronta, diamine!
Sono seduta sul divano e il telefono ancora squilla, faccio un lungo sospiro e vado a rispondere.
"Pronto?" dico, quando porto la cornetta all'orecchio.
"Jo..."
"Sì, Duff?"
Oh, no, ho una brutta sensazione...
"Beh, è dura da dire..."
"Non ha funzionato, vero?!" dici con la voce piena di paura.
"Ehm, sì".
"Ecco, lo sapevo!!!"
"Ci dispiace a tutti" prova a consolarmi.
"Sì, dispiace a tutti noi" sento Axl parlare lontano dalla cornetta.
"Voi avete fatto anche troppo" gli rispondo abbssando lo sguardo e intanto attorcigliando il filo della cornetta intorno all'indice.
"Ora vado" mi comunica.
"Okay, ciao" lo saluto e riattacco la cornetta al telefono, per poi ciondolarmi verso la mia stanza e quando arrivo davanti al mio letto mi ci butto con tutto il peso.
Dovrò andarci a parlare io, porca merda!

Due ore dopo...

Mi vesto indossando un paio di blu jeans, una t-shirt bianca con il logo dell'Hard Rock di Los Angeles e le mie superga bianche; prendo la borsa ed esco di casa entrando in macchina e prendendo la strada verso la villa di Saul.
Oramai non è più la mia casa!
Con sempre le strade sono trafficate, perciò ci metterò parecchio ma appena intravedo l'uscita di Laurel Canyon, la prendo e comincio a girovagare sui tornanti. Dopo due tornanti comincio a salire una alta collina, scavalcata intravedo da lontano la villa di Saul, anch'essa su un'altra collina. Così imponente ed ora gran parte ricolerta da verde edera sul lato destro, mi ricorda quando la vidi la prima volta.
Ero stupefatta, ma dopo esserci vissuta per una settimana non me ne sono pentita affatto quando me ne sono andata, anzi, ero felice di ritorarnare alla normalità.
Dopo aver salito quell'alta collina, mi ritrovo nel piccolo spiazzo sterrato usato come parcheggio.
L'auto sportiva di Slash è parcheggiata sotto ad una quercia bianca.
Quando scendo vedo George venirmi incontro ed abbracciarmi calorosamente, ricambio immediatamente il suo abbraccio.
Dopotutto mi è mancato!
"Signorina Josephine, menomale è venuta!" sembra sollevato nel pronunciare quelle parole.
Nel sentirle dire mi incupisco. "Perchè?" gli domando preoccupandomi.
"Il signor Saul è come impazzito!" si mette le mani nei pochi capelli rimasti come in preda al panico.
"Cosa?!" shrano gli occhi, ora molto preoccupata.
"Guardi lei con i suoi stessi occhi" annuisco e lo seguo dentro alla villa, ed appena varco la porta posso capire: la televisione è abbandonata a terra con lo schermo rotto, il divano con lo schienale rivolto al pavimento dall'altra parte della stanza dove un terrazzino che da al di fuori si collega all'entrata e a tutto il piano, infine i quadri, che erano appessi alle pareti, ora sono a terra e con la tela bucata come se l'avessero rotti dandogli un pugno.
"Oddio" sussurra incredula di quell'orrobile spettacolo.
"Vede? È come impazzito!"
"Vedo, vedo" gli rispondo evitando un mobiletto accatastati a terra, che ler poco non mi fa cadere ler terra "E ora dov'è?" gli domando rivolgendomi a lui, che stava dietro di me.
"In camera vostra... scusi, in camera sua a bere e temo a fare di peggio" mi giro verso di lui con suo viso un accenno di paura.
"Cosa intendi per fare di peggio?"
"Temo..." si gratta la nuca abbassando lo sguardo "Droga".
"Oddio, no!" mi metto le mani nei capelli e inconsapevolmente mi metto a correre su per le scale per arrivare alla porta della sua camera, che trovo chiusa così provo a girare la maniglia per aprirla, ma la trovo chiusa a chiave.
Così comincio a bussare con tutta la forza che ho nei pugni.
"SLASH! SLASH, APRI! FORZA, APRI!" urlo.
"Stai zitta!" sento biascicare dall'altra parte della porta.
"TI PREGO, APRI! PER FAVORE!" continuo senza perdere la speranza, intanto sento gli occhi offuscati colmi di lacrime finchè non comincio a piangere.
"No!" continua a biascicare "È colpa tua!"
"È VERO, HAI RAGIONE! ORA APRIMI!" continuo a gridargli sperando che ragioni e che apra – chiaramente so' perfettamente che non ha ragione, ma non ci sono amternative – "FORZA, APRIMI!"
"No! Ci potevi pensare prima di tradirmi!"
"TRADIRTI?! MA CHI TI HA TRADITO?! ANZI, LO SAI CHI TI HA TRADITO? IL TUO STUPIDO CERVELLINK CHE HA SMESSO DI FUNZIONARE TANTISSIMI ANNI FA!" lo aggredisco, a causa della mia frustrazione. Sopsirai. "EDDAI, APRI!" continuo, ma alla fine mi arrendo così smetto di bussare. Me ne sto andando quando sento la serratura scattare.
Si è deciso, finalmente!
Mi avvicino piano alla porta accostata, quando la alro dentro alla camera da letto trovo la fine del mondo: l'armadio con i vestiti che avevo lasciato lì tutti sparsi per terra, le lenzuola spiegazzate abbandonate infondo al letto e le lesanti tende, invece di essere appese per coprire i due larghi finestroni, sono anche'esse a terra.
"Cosa. È. Successo?" gli domando incredula sgranando gli occhi.
"E-ero arrabbiato" biascica, finalmente poso gli occhi su di lui facendomi battere il cuore dopo tanto tempo, ma il suo stato mi fa sentire... triste.
Ha le occhiaie sotto agli occhi e i capelli arruffati – no, come sempre! – gli coprono gli occhi stanchi, mentre sul suo viso c'è un espressione triste e spenta!
"Cosa ti prende?" arranco velocemente a gattoni sul letto per andare verso di lui.
"Coca..." borbotta biascicando.
"COSA?!" sgrano gli occhi, sono molto arrabbiata.
"Ho c-cercato di smettere... per te..."
"Oddio, davvero?" gli chiedo con gli occhi pieni di lacrime.
Annuisce. "Ti amo tanto, piccola!" mi circonda i fianchi con entrambe le mani.
"Ma, stai bene?" gli domando.
"Certo che sto bene!" cerca di avvicinarmi arricciando le labbra per baciarmi.
"No, no, no" metto in chiaro le cose "Prima smetti con quella robaccia e poi... vedremo!"
"Come vedremo?" si mette a sedere guardandomi dritta negli occhi.
"Sì, dobbiamo ancora discutere... di tutto!" gli ricordo.
"Uffa, perfavore, scordati un attimo di tutti i nostri problemi!" mi fa per poi baciarmi improvvisamente. Gli avvolgo intorno al collo entrambe le braccia, mentre lui comincia a distendersi lentamente sul letto facendomi ritrovare sopra di lui.
"Cosa vuoi da me?" gli domando con un sorriso malizioso dipinto sul viso.
"Tutto!"
"Specifica, bello!" mi metto a ridere.
Anche lui si mette a ridere. "Tu sei mia, piccola, e di nessun altro! Capito?"
Mi bacia.
"Capito, mio signore" ridiamo entrambi, poi lo bacio un'altra volta approfondendolo ulteriormente finchè lui non si catapulta su di me scambiandoci le posizioni.
Ora è lui sopra di me.
Continua a baciarmi aggiungendo la lingua dopo poco, mentre fa passare le sue mani su tutto il mio corpo. Non passa molto che mi ritrovo senza pantaloni e maglietta rimanendo in lengèrie, ed anche lui come me.
"Ti voglio" borbotta sulle mie labbra.
"Anch'io" contraccambio facendomi sfuggire un gemiti quando inizia a strusciare la sua erezione sulle mie parti intime.
Ci baciamo e ci baciamo ancora restando nudi e andando infondo, molto infondo.

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora