Capitolo 58

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Fisso ancora Duff, che ormai si è messo a sedere.
Loro tengono veramente a me...
Questa notizia mi rende no felice, di più; talmente tanto che non mi accorgo di avere un sorriso stampato in faccia.
"Perchè sorridi?", se n'è accorto pure Duff.
"Niente", scuoto la testa.
"Hai fame? Vado a comprare qualcosa".
"Sì, ho tanta fame", sento il mio stomaco brontolare.
Lo vedo annuire, afferrare il suo chiodo, il suo portafoglio e poi andarsene con indosso i suoi occhiali da sole a goccia. Io, invece, me ne resto a sedere da sola nella stanza mentre gli altri dormono.
Li osservo.
Vedo Axl appoggiato con la testa sul bracciolo del divanetto, Slash seduto su una sedia di plastica accanto al mio letto con la testa ciondoloni e poi vedo il nuovo arrivato, il "sostituto" di Steven e Izzy che dorma appoggiato sulla spalla di Axl.
Mi sembra un sogno: noi qui tutti insieme.
Poi, dall'altra parte della stanza, ci sono Candice, Al e Stephan ed anche loro dormono.
Continuo ad osservarli tutti, finchè non noto con la cosa dell'occhio qualcuno muoversi. Mi giro di scatto e vedo Izzy stiracchiarsi, anche lui come Duff, appena si accorge di essere sveglia mi corre incontro e mi abbraccia forte togliendomi quasi il respiro.
"Izzy...".
"Oh, sì, scusa", allenta la presa e mi lascia, mi afferra la mano sana e mi guarda felice. "Come stai, tesoro?"
"Bene, grazie. Anche se a quanto pare era grave", ridacchio alzando il gesso.
Anche lui ridacchia. "Eh sì".
"Sarebbe bello ritornare a vivere tutti insieme", gli faccio.
"Già, abbiamo passato un sacco di momento belli insieme. Sarebbe da rifare, ma ognuno ha preso strade diverse ed un giorno non saremo più insieme ed uniti come una volta".
Mi acciglio. "Strade diverse? Cosa intendi?"
Sospira tirandosi indietro il ciuffo. "Ora non voglio parlartene, ma non ti preoccupare, lo farò presto".
Deglutisco annuendo flebilmente.
Cosa intendeva, santo cielo!
Mi sta facendo preoccupare ma nella mia situazione devo restare a riposo.
Si rimette a sedere dove era poco fa e rimaniamo in silenzio, finchè non ritorna Duff con una scatola rosa di cartone piena di ciambelle.
Oddio, buone! Non vedo l'ora di addentarne una!
Prima che possa afferrarne una, entra nella stanza un'infermiera alta e robusta con un armadio che mi schiaffeggia la mano allontanandola dalla scatola rosa.
"Non puoi", mi fa con un buffo accento tedesco.
Che palle!
"Devi mangiare in bianco", poi mi porge un vassoio con dentro un bicchierone di camomilla bollita ed un biscotto bianco. "Tieni", mi appoggia il vassoio davanti e poi se ne va lanciando un'occhiataccia.
Provo a bere un sorso della bevanda, ma appena entra in contatto con la mia lingua la sento scottarsi.
"Maledizione!", maledico quell'infermiera che sembra la figlia di Adolf Hitler. "Ti odio", bisbiglio tra me e me.
Sì, la odiavo con tutta me stessa e non vedevo l'ora di uscire da questo carcere.

Dovetti restare a letto tutta la mattina finchè, dopo pranzo, venne un dottore nella mia stanza. Un metro e novanta e capelli castani, tinti, con un camice bianco e al collo quegli affari per sentire il respiro dei pazienti - non sono un'esperta -.
"Buongiorno", mi fa avvicinandosi ai piedi del mio letto per afferrare una cartella marrone e leggere le mie condizioni.
"Buonasera, è passato mezzogiorno", lo correggo.
"Giusto, signorina Campbell", mi fa leggendo il mio nome.
Ero sola nella stanza, mentre gli altri ragazzi erano andati a prendersi qualcosa da mangiare nel bar dell'ospedale.
"Come si stente?"
"Intrappolata, non posso nemmeno mangiare quello che voglio!"
"Deve capire che si è appena svegliata dopo essere stata operata, signorina".
Non mi sforzo nemmeno a rispondergli, mi limito soltanto a guardarlo in cagnesco.
"Quando posso uscire?", gli chiedo.
"Prima di quanto pensa", mi sorride rassicurante.
Annuisco poco convinta, so perrfettamente he ci vorrà più di quanto dice.
Dopo ciò si avvicina al mio letto, dalla parte della mano fasciata, e comincia a sciogliere le bende per vedere come è la situazione della mia mano. Appena toglie l'ultima benda, rischio quasi di svenire. Ho la mano completamente rossa, a causa della tintura a iodio, e gonfia.
Deglutisco impaurita.
"Tornerà come prima?", chiedo con voce tremante. Ho paura.
"Certo, si è solo bruciata la mano. Le abbiamo dovuto togliere uno strano di pelle che purtroppo era ormai morta, ma dopo che si sarà sgonfiata tornerà come prima".
"O-okay".
Dopo averla osservata comincia a toccarmi piano piano il palmo, muovendomi le dita. Mi sta facendo un male cane, addirittura da farmi venire le lacrime agli occhi.
"Ahia!", esclamo sul punto di mettermi a piangere.
"Non si preoccupi, l'infermiera verrà a somministrargli degli antidolorifici".
Ma lo capisce che è lui a farmi male?!
Ormai lascio stare e, dolorante, sopporto quella visita guardando il soffitto. Dopo pochi minuti termina di controllarmi la mano e, subito dopo, entra un'infermiera con bende pulite e del disinfettante sopra ad un carrellino in acciaio.
"Arrivederci!", mi fa il dottore per poi andarsene.
Per fortuna l'infermiera non è quella di prima, ma una ragazza giovane dai capelli biondi platinati e dei grandi occhioni blu.
Deve aver cominciato ora a lavorare.
In circa cinque minuti finisce di disinfettarmi la mano e a bendarmela, per poi andarsene.
Rimango sola, finchè qualcuno non bussa alla porta vedendo spuntare Saul.
Deglutisco tirandomi a sedere.
"Ciao", gli faccio.
"Ciao", ricabia il saluto.
C'è tensione tra di noi.
"Perchè sei solo?"
"Jo... possiamo parlare?", mi chiede abbassando lo sguardo.
E ora cosa vrei dovuto fare?

Nuovo capitolo!
Piaciuto? Spero di sì!
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Al prossimo capitolo!

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora