A testa alta e fiera della mia decisione, mi dirigo a casa di Steven camminando sul marciapiede. Quando arrivo davanti ad una casa leggo sulla cassetta della posta: Adler, convincendomi che quella sia la sua casa, così alzo lo sguardo da quel paralelopipedo in metallo grigio e lo alzo verso l'enorme casa. Sono fissati quei cinque con le case enormi, santo cielo!
La prima cosa che noto sono i sacchi neri della spazzatura abbandonati ai lati della porta d'entrata, poi le tende di ogni finestra della facciata sono chiuse e sembra che non ci viva nessuno. Sembra una casa abbandonata, devo dire che le case abbandonate mi incutono timore... così per la paura, diciamo terrore per quello che potrei trovarci dentro, deglutisco nervosamente.
"Cazzo, Jo, è un tuo amico. Vai!" mi sussurro da sola per farmi coraggio, intanto una signora sulla cinquantina passa proprio dietro di me e, evidentemente sentendomi, mi guarda male – un classico... –. Faccio un altro sospiro per farmi forza e subito dopo comincio a camminare lungo il vialetto che porta all'ingresso, poi arrivata davanti alla porta comincio a suonare il camapanello ma nessuno risponde. Possibile non ci sia nessuno??
Così comincio a bussare a più non posso, fino a quando non mi comincia a far male la mano e le nocche ma continuo sempre più esasperata e comincio a dire ad alta voce per farmi sentire: "STEVEN, APRI! SONO JOSEPHINE, APRI!"
Quando la porta all'improvviso si aprì di pochi centimetri facendo un rumore spaventosissimo, che mi fece saltare di un metro per la paura. Ma non sembrava esserci nessuno dietro, probabilmente era già aperta e la forza del mio pugno l'ha fatta accostare... questa è la mia ipotesi. Pian piano, e con occhi sgranati, afferro la maniglia della porta e comincio ad aprirla, sempre con cautela. Dentro, essendo tutto buio, si possono solo distinguere gli oggetti che la luce proveniente dalla porta aperta può illuminare, così per vedere meglio mi sporgo con la testa, ma in quella casa non sembra esserci anima viva. Così entro con tutto il corpo, cerco una luce e l'accendo rivelando il caos più assoluto, che mi fa rimanere allibita. Dove cazzo è Steven?
"STEVEN!" urlo nuovamente il suo nome, ma ancora non sento niente. Mi insospettisco, perciò comincio a girare percla casa osservandomi attorno e stando attenta a dove metto i piedi per non cadere, e ad un certo punto pesto una siringa rompendone la fialetta usata ma vuota. Mi insospettisco ancora di più: vado in cucina dove anche lì non si sa dove mettere piede a causa della confusione, dopodiche passo al salotto e poi comincio a salire le scale che mi conducono ad un lungo e dritto corridoio. Accendo la luce che trovo al mio fianco e comincio a percorrerlo fino in fondo, dove trovo una porta aperta. Mentre cammino lungo il corridoio mi soffermo ad osservare e a contemplare i quadri meravigliosi attaccati con cura al muro e mi soffermo sulle foto, dove noto una che ritrae me e Steven la sera della Vigilia di Natale alla festa; a quel pensiero mi ritrovo a sorridere, quando all'improvviso sento qualcosa o meglio qualcuno piagnucolare ed emettere versi alquanto strani, così mi avvicino a quel suono ritrovandomi dentro la stanza in fondo al corridoio.
"Steven!" quasi grido vedendo il mio amico, gli corro incontro mettendomi a sedere a terra, dove è raggomitolato con la testa incastrata tra le braccia. "Steven, come stai?" chiedo, poi, preoccupata nel vederlo in quello stato.
"J-jo..." si scopre il viso piangendo, è sciupato e sembra malato: il biancastro/giallo del suo viso non lo rispecchia più come un tempo, come se il suo anima fanciullesco lo abbia abbandonato. "A-aiutami." sussurra facendomi venire i brividi, cosa gli stava succedendo?
"Cosa ti sta succedendo?" chiedo impaurita, anch'io sull'orlo delle lacrime. Non ce la facevo a vederlo in quello stato. E mentre lo guardo cercare di rispondermi invano, lancia uno sguardo alla siringa abbandonata sul pavimento accanto alla sua testa. Eroina.
Poi comincia a tremare cominciando ad uscirgli della strana bava bianca dalla bocca bluastra... overdose, il mio più grande incubo.
"NO, NO!" urlo scuotendogli le spalle. "CAZZO, CAZZO!" mi guardo intorno alla ricerca di un telefono per chiamare il 911, ma non c'è nessun cazzo di telefono in quella stanza così corro il più velocemente possibile al piano di sotto dove, finalmente, ne trovo uno e chiamo subito l'ambulanza, che mi avverte di arrivare il prima possibile. Intanto corro di sopra per stare accanto a Steven, che trovo sempre più tremante e biancastro in viso. Mi inginocchio accanto a lui e lì comincio piangere disperata, non voglio che il mio migliore amico muoia! Quell'istanti sembrano durare anni, quando finalmente sento il suono della voce dei paramedici.
"SIAMO QUI!" urlo in preda ai singhiozzi, i loro passi si avvicinao finchè non vedo un uomo avvicinarsi al corpo del mio amico.
"Siamo arrivati in tempo." mi informa. "Signorina, lo salveremo, non ai preoccupi." mi calma il signore sortidendomi per confortarmi e subito dopo averlo caricato in una barella corsero fuori, li seguo e li vedo posizionare la barella sull'ambulanza. Mi manchi di già Steven...
Le lacrime mi rigano sempre di più il viso, i singhiozzi aumentano, quando una voce familiare a me mi chiama arrabbiato: "Jo!"Finalmente dopo un po' di tempo ho aggiornato, perdonatemi!😅 Volevo solo chiedervi una cosa: volevo iscrivere "Coinquilini per un mese" (il primo) ai Wattys2017, ma non so come su fa e quando bisogna isciversi. Se lo sapete me lo potete dire, perfavore????
Al prossimo capitolo!
Giulia❤️❤️❤️❤️❤️
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Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casa
FanfictionCOMPLETATA. Sequel di "Coinquilini per un mese". Un anno dopo, dalla partenza dei Guns n' Roses per il loro tour dell'album "Appetite for Destruction", al loro ritorno Josephine si ritrova a dover affrontare Slash e gli altri.