Capitolo 4

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JOSEPHINE'S POV

Ieri sera eravano tutti nervosi, specialmente io e credo anche Saul. Non smetterò mai di chiamarla con il suo vero nome. Mentre parlavo mi tremavano le mani e se non le avessi scacciate via avrei anche pianto, mi manca tanto. E quell'ultimo saluto davanti la porta mi ha fatto deprimere sempre di più.

7:00am

Mi sveglio nel mio letto con accanto Barney, non mi ricordo neanche come ci è arrivato ma almeno c'è lui a farmi conpagnia quando sono triste. Oggi ho un corso così mi lavo, mi vesto e siccome non ho fame vado dritta alla sede. Apro la pesante porta in legno ed entro all'interno dell'enorme struttura in mattoncini rossi e cemento armato, salgo due rampe di scale ed eccola là la classe dove si tiene il corso di psicologia. Come facevo anche l'anno scorso mi siedo in un banco libero – alcuni sono già stati occupati – e tiro fuori il libro, poi aspetto e in quell'istante, fissando la porta, ricordo quando Saul era venuto qui ed era nel panico perchè non ero tornata a casa quella notte, me lo ricordo come se fosse ieri. Poi i miei pensieri passano a ieri sera e alle sue parole.

"È stato bello non litigare per una sera...come ai vecchi tempi."
Mi disse con occhi speranzosi

"Già...come ai vecchi tempi. Mi mancano."
Confesso.

"Allora perchè non può tornare come prima?"
Continua. Perchè mi fai questo?, ho pensato in quel momento tanto triste e malinconico ai miei occhi.

Lo guardai con le lacrime agli occhi."Lo sai, Saul."
Ed entrai e poi nei venti minuti seguenti non avevo pensato ad altro, perchè doveva essere tutto così difficile?

Già, perchè? Quello fu stato il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi profondamente, con le guance ancora umide e il labbro tremante. Ed ora, mentre guardo il professore entrare, non mi accorgo neanche della persona seduta accanto a me circa un minuto fa.

"Ciao."
Mi saluta sorridendo, perchè mi sorride ancora? Del resto non gli ho rivolto più parola da quasi un anno.

"Phill."
Dico atona e mi volto verso il professore che ha già cominciato a spiegare.

"Come?! Mi dici solo questo?"
Sbotta girandosi completamente con il busto verso di me, mi guardo stupefatto.

"Si, Phill! Io sono qui per rendermi chiara la psicologia e tutti i suoi rami e non a discutere con te sul fatto che sei un bamboccio senza cervello!"
Gli urlo quasi in faccia.

Sento il professore schiarirsi la voce, mi sembra troppo vicino per i miei gusti ed infatti quando mi giro lo trovo davanti a noi con le mani sui fianchi, che ci sta fissando."Scusatemi, signori. Ma io avrei da spiegare ad una classe, se dovete discutere di fatti personali potete andarvene!"
Ci riprende.

"Scusi, prof."
Dico io cercando di rimediare, chiaramente sono paonazza in viso e tutta la classe – più di trenta persone – sta guardando la scena. L'uomo davanti a me annuisce e prosegue la spiegazione, appena lo vedo dileguarsi tiro un sospiro di sollievo e non proferisco più parola in tutte e due le ore successive.

1:05pm

La campanella è suonata cinque minuti fa, sarei dovuta uscire subito se un tizio di nome Phill non mi avesse fermato.

"Cosa vuoi?"
Sbotto appena mi afferra un polso in mezzo al corridoio.

"Un'altra possibilità."

"Col cazzo, Phill. L'hai avuta e l'hai sprecata."
Concludo il discorso ricominciando a camminare, ma chi si crede di essere?
Vedo un lampo di luce nei suoi occhi e subito dopo mi ritrovo appiccicata al muro con la sua mano stretta intorno al mio collo, annaspo cercando di divincolarmi."P-phill..."
Cerco di dire.

"Forse non ti è chiaro, puttanella."
Sibila a denti stretti, mi guarda minaccioso.

Cosa?!
Il duo sguardo è ancora più minaccioso, so per certo che non mi farà le carezze e i conplimenti questo qui.
La stretta aumenta tirandomi più sù fino a quando i miei piedi non toccano più il pavimento, sento il respiro mancare ancora di più. Non so se resisterò ancora per molto...

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora