Capitolo 38

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Il sole che filtra dalla finestra è troppo forte.
Non ricordo di aver aperto le tapparelle prima di andare a dormire, visto che Steven le aveva chiuse già da quel pomeriggio. Con il dorso della mano mi sfrego gli occhi strizzandoli, ma non funziona: è troppo forte, perciò lì apro e quello – o meglio chi – vedo davanti ai miei occhi mi spaventa a tal punto da farmi urlare di paura alzandomi a sedere e facendo svegliare il biondo al mio fianco.
"SAUL!" urlo, un misto di paura e sorpresa si mischiano nella mia voce.
Lo guardo con occhi sorpresi mentre i suoi... i suoi erano tetridi, oscuri, come non avevo mai visto in vita mia nella sua faccia. Sembrava un'altra persona e non lui.
"Cosa succede?" domanda Steven svegliandosi anche lui.
"Cosa succede?" Saul pronuncia quelle parola digrignando i denti e stringendo i pugni "COSA SUCCEDE?" ripete ora urlandolo, però "AVETE SCOPATO!".
"COSA?" urlo sorpresa, ma quello che ho appena detto sembra come un granello di polvere volato nell'aria perchè Slash si fa avanti con foga e scaraventa il biondo dal mio fianco dritto nel pavimento, dopodiche sale a cavalcioni su di lui e comincia a prenderlo a pugni nel viso "FERMO, FERMO, CAZZO!! SAUL, SMETTILA, PORCA MISERIA!!" comincio ad urlare cercando di fermarlo, mi alzo dal letto e vado incontro ai due con le braccia stese davanti a me per cercare di afferrare il braccio di Saul per farlo smettere.
Il primo tentativo: nullo.
Slash continua a sferrare pugni a Steven e non riesco ad afferrargli il braccio.
Il secondo tentativo arriva a buon fine, diciamo che è arrivato fino ad un certo punto del mio piano iniziale: riesco ad afferrare l'avambraccio del riccio, quando, però, mi arriva una manata sulla guancia dal dorso della mano, catapultandomi a sedere a terra con un dolore lancinante. Con entrambi le mani mi tengo la guancia dolorante, quando involontariamente e presa dal panico comincio a piangere.
"Basta, vi prego" borbotto tra un singhiozzo e un altro, e come per magia quella baraonda si arresta portando finalmente l'attenzione alla mia supplica. Appena Slash si accorge di quello che ha fatto, mi viend incontro e si accuccia accanto a me preoccupato.
"Stai bene, amore?" mi domanda cercando di levarmi le mani dalla guancia.
"Penso di sì..." gli rispondo guardando la punta dei miei piedi nudi, poi mi accorgo di essere in lingerie e, realizzando tutto, mi giro verso Saul "Pensavi fossi andata a letto con Steven..." sussurro con un filo di voce, sulla mia faccia un espressione incredula.
Lui mon risponde ed abbassa lo sguardo.
"Tu pensavi fossi andata a letto con Steven!" ripeto alzandomi in piedi e guardandolo adirata.
"Tu cosa avresti pensato se mi avessi trovato addormentato in boxer accanto ad una ragazza?!" finalmente mi guarda in faccia e nei suoi occhi ancora quello sguardo lugubre.
"Ma stiamo parlando di Steven!" indico il biondo alle mie spalle, ancora seduto sul pavimento.
"Stiamo pur sempre parlando di un uomo che non sono io!" si alza in piedi anche lui piazzandosi proprio davanti a me, per dibattere meglio.
"Mi hai deluso" incrocio le braccia al perto distogliendo lo sguardo.
"Ti ho deluso?? Io?! E tu invece che mi hai tradito???"
"Io?" gli occhi mi stanno uscendo dalle orbite per lo stupore e per la rabbia "Ti ho già detto che non abbiamo fatto niente!"
"E chi me lo dice? Non ti credo e non provare a parlarmi o a cercarmi! Sei stata una delusione! Sei come tutte le altre, sei solo una puttana! Credevo di potermi fidare di te, io ti amavo!"
E dopo questo se ne va, lasciandomi dove sono.
Dovrei essere arrabbiata per quello che mi ha detto, per le offese... ma non ce la faccio: perchè non mi ha creduto?
Dopo tutto questo non so più cosa dire, voglio solamente sprofondare nel mio letto e non avere più contatti con il mondo e con le persone.
Ho perso tutto ciò che amavo...
"Stai bene?" è la domanda di Steven che mi distoglie dai miei pensieri e forse è meglio così.
Mi giro verso di lui e ciò che vedo quasi mi spaventa: il labbro spaccato, l'occhio nero e uno zigomo gonfio e giallognolo.
"N-non lo so" balbetto cominciando a piangere.
"Non ti preoccupare, è un cretino" mi consola Steven venendomi incontro ed abbracciandomi, ma ormai cosa poteva fare?
"Ora non voglio pensarci" dico asciugandomi le ultime lacrime "guarda come ti ha conciato" mi giro verso di lui, poi mi alzo "vieni" e prendendolo per mano lo porto in cucina, dove tengo la cassetta del pronto soccorso.
Lo faccio accomodare sopra il tavolo di cucina a gambe divaricate per farmi avvicinare meglio al suo viso, imbevo un batuffolo di cotone nel disinfettante e comincio a tamponare la ferita sullo zigomo, quando lo vedo strizzare un occhio per il dolore.
"Steven" lo guardo male "è disinfettante per bambini, non brucia!" lo rimprovero.
"Okay, okay, mi hai scoperto!" alza le mani in segno di resa "l'ho fatto a posta" confessa facendomi scoppiare a ridere.
Quanto è ridicolo certe volte, ma pur sempre dolce.
"Mi tiri sempre sù il morale" borbotto sorridendo.
"Perchè ti voglio bene" mi sorride accarezzandomi il braccio con un gesto dolce, ma non ce la faccio e mi ritraggo.
"Scusa, Steven" abbasso gli occhi a disagio "sono troppo triste per... per prima" gli lancio un'occhiata ma poi abbasso di nuovo lo sguardo.
"Oh, jo, non meriti niente di tutto questo" mi appoggia un mano sulla spalla "sei entrata nel tunnel di Saul, ti distruggerà e non finirà mai con quella roba" mi guarda con occhi che emanano pietà, ma è troppo quello che ha detto così mi ritraggo di nuovo ma con più violenza.
"No, come ti permetti? Non è vero, non mi ha distrutta! Abbiamo solo... abbiamo solo avuto delle divergenze che risolverò!" mi difendo con violenza urlandogli queste parole in modo veloce e togliendomi quasi il respiro.
"Scusa..."
"No! Stai zitto! Perchè tu smetterai?"
"Jo"
"No, ora stai zitto e mi ascolti!" intanto delle lacrime calde cominciano a scorrermi lungo le guance fino a bagnarmi la maglietta che mi sono messa "Tu non ti puoi permettere di giudicarmi, di giudicare le mie scelte!" piango disperata, la gola mi brucia come non mai e quando lancio un roco urlo di disperazione lui mi afferra per le braccia e mi stringe a sè. Appoggio la testa alla sua spalla e, mentre piango, cerco di calmarmi.
"Shshsh" cerca di calmarmi accarezzandomi la testa "andrà tutto bene, sistemerai tutto".
"T-tu non capisci" singhiozzo disperata "io devo aggiustare tutto! Io lo amo!" continuo a piangere e solo in questo momento realizzo che Saul è la mia ragione di vita.

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora