Capitolo 42

585 47 8
                                    

Un mese e mezzo dopo...

Ormai mi sono rifatta una vita, di Saul non ho più contatti e con i ragazzi ci vediamo di meno e a noi va bene così. Non ho rimpianti, si vede che doveva andare così. E'un capitolo chiuso tra noi. In tutte queste settimane che non ci siamo visti, solo una volta ci siamo incontrati: eravamo sulla Melrose, sullo stesso marciapiede, e lui aveva un braccio sopra le spalle di una ragazza castana. I nostri sguardi si sono incrociati e poi ognuno di noi due è andato per la sua strada. Fine. All'inizio mi sentivo male ad averli visti insieme, sembravano quasi felici, e in quel momento mi accorsi che non meritavo di sentirmi in quel modo e che dovevo rimediare immediatamente, così chiamai Phil e gli diedi appuntamento al Rainbow quella sera stessa, il giorno dopo e in poco tempo ci siamo ritrovati a frequentarci. E' sorprendente quanto puoi conoscere di una persona con un bicchiere di vino davanti. E' impressionante!

Mi infilo il giubbotto di Jeans ed allaccio i laccetti dei tacchi. Stasera vado a cena fuori con i ragazzi, per festeggiare la mia laurea in psicologia. In poco tempo dovrei cominciare a lavorare in un studio, che mi ha assunto immediatamente. Secondo loro, dopo aver esaminato i miei voti degli esami, sono una candidata perfetta per lavorare nel loro prestigioso studio.
"Sei pronta, tesoro?", mi domanda Phil  baciandomi la linea del collo da dietro.
"Sì", gli rispondo sorridendo leggermente. Mi spruzzai sul top un paio di spruzzate di profumo alla vaniglia e sono pronta. In men che non si dica ci ritroviamo in macchina, diretti verso il ristorante. "Cosa hanno detto che è questo ristorante?", gli chiedo guardando il quartiere.
"E' un ristorante giapponese", conferma i miei dubbi.
"Dai cheeseburger di McDonald's sono passati al sushi!", osservo ridacchiando da sola. Lui continua a guidare.
"Vorrai dire dalla tua cucina!", osserva.
"Io non cucino male!", protesto.
"E chi dice che i cheeseburger di McDonad's sono disgustosi?! Appena mi sono trasferito a Los Angeles potevo permettermi solo quelli!"
Appoggio la mano sulla sua, che è sopra al cambio manuale. "Lo so, amore!", lo conforto amorevolmente, poi appoggio la testa sull'appoggia testa e guardo fuori. Le luci abbaglianti e i locali uno dopo l'altro rendono questa città commerciale, poi mi viene in mente una cosa. "Ma ti immagini avere una famiglia in questa città?! Alcol, droga... una trappola mortale per un adolescente che ancora non conosce il mondo. Non vorrei avere una famiglia qui", mi giro verso di lui e lui fa lo stesso.
"Cosa intendi?", mi chiede fermi nel traffico, perciò si gira con l'intero busto verso di me.
"Intendo che se un giorno avrò dei figli non voglio crescerli qui, preferirei trasferirmi in una cittadina tranquilla. Magari una piccola fattoria nel Kansas, o semplicemente una di quelle villette a schiera, dove per il 4 luglio tutto il vicinato festeggia tutti insieme e tutti si conoscono e ridono e scherzano. Ecco cosa intendo!", proprio mentre finisco di parlare lui si rigira vero la strada e ricomincia a studiare. Non mi risponde, così intervengo io. "Cosa ne pensi?!", gli faccio.
"Sarebbe una splendida idea", mi fa sorridendomi ma non sembra al 100% convinto. Forse lui intendeva vivere in un appartamento al ventunesimo piano, come si vedono a questi tempi, con i vicini che neanche conosce, e forse non vuole neanche dei figli. Questo pensiero si è instaurato nella mia mente come un chiodo in una trave di legno, e per tutto il viaggio non ha fatto altro che torturarmi. Quando arriviamo a destinazione, vediamo i ragazzi già tutti appostati ad aspettarci davanti al ristorante. Appena ci vedono camminare stringendoci la mano, cominciano a fischiare e a urlare "Piccioncini", fin da lontano, e quando ci avviciniamo tiro una sberla ad ognuno di loro.
"Siete dei cretini!", scherzo ridendo lanciando l'ennesima sberla sul petto a Duff, per pi abbracciarlo calorosamente come tutti gli altri. Mentre parlo con loro, vedo con la coda dell'occhio Phil, che sta ridendo e scherzando insieme ad Izzy. Da quando ha conosciuto i ragazzi, circa due settimane fa, si è integrato benissimo con loro e di viceversa i ragazzi l'hanno accolto a braccia aperte, visto che hanno notato che con lui sono felice.
Quando ci sediamo al tavolo - seduti su dei cuscini, visto che siamo in un ristorante giapponese -, alla cameriera ordiniamo un misto di antipasti per assaggiare un po' di tutto. Questa è la prima volta per tutti in un ristorante giapponese e siamo tutti curiosi del cibo.
"Allora, come va?", mi domanda Izzy che sta seduto davanti a me. Al mio fianco ho Duff, perchè Phil l'hanno praticamente sequestrato Axl e Steven.
"Bene, grazie".
Alza un sopracciglio. "Sicura?", insiste.
"Sì, perchè?"
"Non vuoi più sapere come sta Slash?"
Lo ammetto, anche se tempo fa cominciavo a dimenticarmi di Saul, ho sempre chiesto notizie a Izzy sul suo conto solo per assicurarmi che stesse bene.
"Perchè, cosa è successo?", gli domando con un tono di preoccupazione nella voce.
"In effetti, niente di che, se si esclude il fatto che sta frequentando una", fa l'indifferente grattandosi la nocca di una mano.
"Chi è?", chiedo con forse troppo impeto. Con la coda dell'occhio, noto Phil lanciarci delle occhiate interrogatorie. A lui non ho mai detto che chiedo notizie a Izzy, altrimenti l'avrebbe presa male!
"Una modella, ma ti posso assicurare che hanno scopato senza emozioni, me l'ha detto lui stesso!"
"Così mi rassicuri proprio, Iz!", gli faccio.
"Quindi non vuoi sapere cos'altro mi ha detto?", fa ancora l'indifferente per non farci scoprire. Intanto Duff, al mio fianco, sembra la scimmia che non parla, non sente e non vede.
"Certo che lo voglio sapere, ma per chi mi hai preso?!", sgrano gli occhi esasperata, non vedo l'ora di sapere cosa gli ha detto.
"Allora," abbassa la voce guardandosi guardingo intorno. "MI ha detto che mentre scopava con Rose, pensava a te!"
Sgrano gli occhi. "Cosa?!", mi lascio sfuggire dalla bocca forse un po' troppo ad alta voce, perchè tutti si sono girati verso di me.
"Tesoro, cosa è successo?", mi domanda preoccupato Phil.
"Niente, niente!", agito la mano e sorrido per rassicurarlo.
La cena va avanti e nella mia testa il pensiero di Saul che mentre scopava un'altra pensava a me, mi tartassa per tutta la serata non godendomela, ma soprattutto il cibo che era un vero schifo.
Durante il ritorno a casa sono stata silenziosa tutto il tempo e Phil se ne accorse.
"Tutto bene, Jo?", mi domandò preoccupato.
io ero girata verso il finestrino, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia. "Ehm, sì", gli risposi per poi conseguire con un lungo silenzio.

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora