Capitolo 51

554 37 3
                                    

Non ho la macchina.
Mi limito a starmene seduta sullo scalino del marciapiede a fissare le auto sfrecciare davanti a me.
Possono tranquillamente investirmi se una di esse volesse parcheggiare proprio dove sono seduta in questo momento, ma il fato ha deciso che non è ancora giunto il mio momento.
Morirei volentieri, ora.
Le immagini di pochi minuti fa si fanno strada nella mia testa come se riaccedesse tutto in questo momento.
Non mi sento nè triste, nè arrabbiata, solamente vuota. Mi sento vuota come non mai.
Non so cosa fare, come reagire o come affrontare questa situazione; non mi rimane altro che tornarmene a casa e sotterrarmi sotto le mie pesanti coperte e sprofondare nell'angoscia.
Ma come faccio?
La casa di Phill è praticamente in una zona lontana da casa mia, quasi mezza città.
Non ho soldi, quindi non posso nè prendere un taxi nè un autobus.
Non mi rimane altro che fare l'autostop, come ai vecchi tempi.
Perciò mi incammino lungo il marciapiede ed appena vedo uno spiazzo dove sono ben visibile sulla strada, mi ci posiziono in mezzo e metto in mostra il mio pollice tirato sù.
Sembro un hippie.
Ad un certo punto una jeep con il cassone dietro e con un corno attaccato al parabrezza, mi si affianca; dentro un uomo dai capelli lunghi come la barba, di un color marroncino.
"Hey, bellezza! Vuoi un passaggio?", mi sorride malizioso e noto che i suoi denti sono di una tonalita grigia. Sicuramente fuma come un turco e non solo tabacco a vedere le sue pupille lucide!
"No, grazie!", mi affretto a dire.
"E dai, piccola, e se vuoi alla fine possiamo divertirci! Sai come mi chiamano le donne?! Big Joe!"
"Perchè ti chiamano Big Joe?"
Poi ripenso a quelle parole e ne ho la conferma quando mi sorride maliziosamente.
Oddio, che schifo!
"No, mi dispiace! Sono sposata!", mi invento.
"E allora?! Che problema c'è?"
"Beh, mio marito è un buttafuori alto 2 metri e molto muscoloso, non ti conviene!", ridacchio nervosamente.
Lo sento sbuffare e poi andarsene.
Finalmente!
Forse dovrei smetterla di fare l'autostop, ma non ho altro modo per tornare a casa così ricomincio.
"Jo?!"
Mi girò verso quella voce.
A pochi centimetri da me c'è la macchina di Candice, la mia segretaria.
"Candice, menomale! Posso salire?", gli domando indicando la portiera dell'auto.
"Certo!"
Salgo ed aggancio la cintura.
"Perchè stavi facendo l'autostop?"
"È una storia lunga!", gli faccio.
"Ti andrebbe di raccontarmi tutto davanti ad un martini?"
"Davvero lo faresti?", mi giro verso di lei.
"Certo!"
"Oddio, grazie!", la abbraccio.
Anche se è tardo pomeriggio, il sole comincia a scendere scomparendo tra i pochi grattacieli della città.
Ci stiamo dirigendo verso la casa di Candice.

Coinquilini per un mese 2 ~ ormai solo vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora