È così dannatamente bella! ✔

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DANIEL'S POV'

La guardai negli occhi e tutto il mondo parve fermarsi.
Lei era così bella.

Anche lei mi stava fissando.

Il momento più bello del bacio secondo me era quando, vedevi il suo viso avvicinarsi e capivi che stavi per essere baciato.

Quell'attimo.
Quell'attimo prima era una cosa stupenda.

Le lingue si esplorarono, si cercarono, si coccolarono e abbracciarono.
Era un bacio dolcissimo, romantico, il primo bacio di entrambi.
Tutta la mia agitazione era svanita e smisi anche di tremare.

Le accarezzai i capelli provando un'immensa gioia, constatando che erano lisci e profumati.
Non riuscivo più a staccarmi da lei, l'attrazione era ormai indomabile.

Chiusi gli occhi, anche lei lo fece.

L'aria che entrava dalla finestra, ci scostò i capelli e insieme alzammo la testa in quel punto sorridendo.

Le nostre labbra non persero tempo invece, continuarono a cercarsi.

Poi gli chiesi:

《Sei mia?》

Una semplice domanda dopo un bacio tanto sperato.
Una semplice domanda che suscitò una marea di emozioni represse da tanto.

《Sì, e tu sei mio?》

《Mi vuoi?》Le chiesi speranzoso, che la risposta fosse un sì.

《Certo che ti voglio, ti vorrò sempre.》Disse allargando le sue labbra in un sorriso magnifico.

《Allora sono tuo.》

Vidi la sua anima illuminarsi e poi sorridermi, e sentii la mia fare lo stesso.

A quel punto le nostre labbra si toccarono di nuovo, la sua testa si appoggiò al mio petto, la strinsi forte a me, dandogli un bacio sulla testa. Baciondogli ogni centimetro di pelle che potevo, di quel viso, che non vedevo da tanto.

Amavo come mi guardava, amavo il suo sguardo mentre ci baciavamo, prima i suoi occhi dolcemente chiusi, poi aperti che cercavano i miei.

Amavo quando mi prendeva e mi stringeva all'improvviso e non mi lasciava più.

Amavo il fatto che trovava, sempre, il modo di farmi ridere.

Amavo quando mi guardava troppo intensamente e sognante.

Amavo come si prendeva cura di me, giorno e notte, quando si preoccupava, quando voleva starmi sempre accanto, quando non voleva mai lasciarmi andare.

Amavo come cercava di farmi spazio nel suo piccolo letto, cercando sempre di starmi vicino.

Amavo ridere con lei, farla ridere, farle il solletico e guardare il suo sorriso riempire l'aria che mi circondava.

Amavo il fatto che mi sopportava, anche quando io stesso non ci riuscivo, che sapeva come trattarmi, e che era sempre al mio fianco.

Amavo il modo in cui ci eravamo presi e legati stretti.

Amavo quando facevamo progetti, quando organizzavamo viaggi, quando tiravamo fuori ricordi tristi, quando parlavamo di come io l'avevo cresciuta: come se fossi stato suo fratello maggiore, quando in realtà io l'avevo amata dal primo istante in cui l'avevo vista.

Perché era bellissima anche con lo sguardo perso nel vuoto, malinconico, chiuso nel suo silenzio.

Amavo la sua delicatezza, la sua dolcezza e la sua passione che riservava solo a me, le sue preoccupazioni, che le facevano cambiare espressione, ma che a volte mi facevano divertire.

Amavo quando mi cercava, quando mi voleva.

Amavo il fatto che pensava a me anche quando gli ero accanto.

Amavo semplicemente ogni cosa di lei.

《Sappi solo che se cadrai io non ti rialzerò.》Le dissi a un certo punto.

Vidi il suo viso incupirsi.

《Oh, perché?》

《Perché mi sdraierò di fianco a te.》La sua espressione ritornò serena e dolce come prima.

Mentre la guardavo, mi sapeva tanto di cose belle, delicate, piacevoli al tatto ma distruttive per la mente.

Mi sapeva tanto di tristezza, malinconia, ricordi svaniti, istanti passati.

Mi sapeva tanto di dolcezze, carezze sul viso, baci sulle ferite, mani intrecciate, sguardi sinceri.

Mi sapeva tanto, troppo, d'amore.

Ma siccome la felicità non era eterna.

Gli incubi oscurarono la mia mente e io non ebbi altra alternativa, se non quella di ascoltarli.

Io non ero abbastanza per lei.

Lei meritava molto di più e non una persona piena di difetti e contraddizioni come me.

La verità?

Era che io non sarei mai dovuto appartenere a nessuno.
Perché avrei solo rovinato e peggiorato quella persona, e non potevo permettermi di oscurare, far sprofondare una stella.
Avrei dovuto lasciarla volare, libera, nel cielo.
Perché anche se alla domanda:

Sei mia?

Lei mi aveva risposto di sì.

Io sapevo che era tutto falso.

Io sapevo che lei aveva sempre amato la libertà.

Non la libertà quella finta, quella del 《mi dispiace, ma non voglio legarmi a nessuno.》 oppure del 《non voglio relazioni serie.

Lei le voleva.
Eccome se le voleva, le relazioni serie.

Non voleva però privarsi della sua libertà.

Non voleva che una persona la costringesse a fare qualcosa, a dire qualcosa, a dimostrare qualcosa.

E io non sapevo se sarei stato in grado di mantenere le sue precauzioni.

Forse io le stavo già rubando della libertà.

Io ero un ladro.

Un ladro di felicità.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora