E quell'abbraccio cambiò tutto. Capii tutto. Tra quelle braccia volevo viverci

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NEVE'S POV'

Eravamo a casa.
Dovevo ancora abituarmi a chiamare casa, quella reggia.
Appena entrammo vidi la nonna. Corsi ad abbracciarla come se non la vedessi da anni.
Appena mi vide. La sua bocca si piegò in un sorriso e la mia fece lo stesso.

"Vado a farmi una doccia." annunciò Daniel.

"Okay." esclamammo all'unisono io e la nonna.

Daniel ci guardò divertito.

"Allora, vi siete trovati bene. In questo paradiso?" mi chiese in tono euforico.

Alla parola PARADISO mi si strinse lo stomaco.

"Sì. Qui è veramente bello. L'aria è sempre fresca. Il mare sembra calmo." il filo delle preoccupazioni non è palpabile -avrei voluto aggiungere- ma ne ho troppe per non sentirle.

Mi guardò con compassione.
Come si guardava una persona spegnersi poco alla volta.

E poi come se mi avesse letto nella mente.
Prese parola.

"È la perdita dell'innocenza. Il confine tra l'essere bambino e l'essere adulto. Il continuo rincorrere i sogni che impongono di possederli. Questi sogni vuoti che portano ossigeno, solo per continuare a bruciare. Una fiamma che, non fa altro che continuare a bruciare, bruciarci.
Ma non ce ne rendiamo conto perché crediamo che sia giusto vedere la fiamma. Speranze ed illusioni inevitabilmente destinate a dissolversi, svanire.
Poiché nate da un sogno, immaginazione puramente astratta.
Per di più un sogno vuoto.
In questa società dell'autoconvincimento. L'obbiettivo di tutti è quello di alzare la fiamma, di avere la possibilità di realizzare i propri desideri.
Ma non è altro che un tentativo disperato e destinato a fallire. Mostrando quanto illusorio ed irreale sia questo traguardo.
La vita, come una fiamma, scorre apparentemente spensierata. In un continuo alternarsi di gioia e tristezza. Si esce. Si fanno follie. Si beve. Si fanno viaggi in continuazione. Si fuma. Si canta. Si balla. Si AMA.
Intrappolati in un'esistenza. Che come una fiamma, è troppo precaria."

"Quindi, ho ragione a credere che uno dei motivi per cui gli esseri umani rimpiangono così tanto il proprio passato sia riconducibile al peccato?
Poche macchie sul tessuto dell'anima. Che non riusciamo a lavare via.
Quando si è innocenti il tessuto è nuovo. Non usato. Non consunto. Tutto sa di buono. Tutto profuma. Tutto è pulito e di conseguenza. Tutto si presenta vividamente, marcato nella memoria.
La memoria è lo strumento dell'innocenza."

"Esattamente.
Io la vedo proprio come te, cara.
Mi piace la tua testa.
Mi piace come lavora e soprattutto come la usi."

Diventai rossa, per l'imbarazzo.

"Nonna, mi racconteresti il pas...?"

Daniel aveva sceso le scale.
Ed era giunto sullo stipite della porta.
Portava dei jeans neri. Il petto era nudo. E i piedi erano scalzi.

"Tempismo perfetto." pensai.

Proprio mentre chiedevo alla nonna di raccontarmi del passato di Dani.
Lui arrivò con tutta la sua bellezza a trascinarmi in un altro mondo. Parallelo a quello.

Mi guardava.
Lo guardai.
I miei occhi caddero nei suoi.
Ed iniziai a vedere il mondo dalla sua prospettiva.

Andammo in spiaggia. O meglio, aprimmo la porta e ci ritrovammo in spiaggia.

L'aria serale ci scompigliava i capelli ed il tramonto stava per giungere all'orizzonte.

Stendhal -diceva che l'amore era un bellissimo fiore. Ma bisognava avere il coraggio di coglierlo sull'orlo del precipizio.
La nostra storia era un po' così. Quasi sempre sul punto del precipizio, ma sempre lì a tenerci la mano. In questo mondo dove l'amore era troppo raro per farlo andare via.
Era questo che rendeva il nostro amore così vero. Il fatto di esserci sempre e nonostante tutto.
Sempre pronti a tenerci la mano per non cadere. Ma se uno dei due cadeva, non si rialzava. Perché l'altro si sarebbe sdraiato accanto.

Mentre pensavo ad il nostro meraviglioso amore.
I raggi del sole, solleticarono il mare, ritirandosi dietro l'orizzonte.
Il cielo iniziò a diventare di un bel rosso caldo. Creando un'atmosfera rassicurante. Protetta. Sicura.
Che mi fece dimenticare ogni problema perché l'unica cosa che volevo fare era stare a guardare il fantastico spettacolo del tramonto. Vicino al mio angelo.
Le nuvole si perdevano all'orizzonte. E con gli ultimi raggi del sole ancora presenti, si potevano già ammirare piccoli puntini luminosi nel cielo. Le stelle!
Ed ecco che nella parte opposta apparve la luna. Che solo guardarla mi tranquillizzava.
Capii che la sera era arrivata e con essa sarebbe arrivata anche la notte. Ed era bellissimo farsi illuminare il viso dagli ultimi raggi del sole mentre tutto intorno a me sembrava diventare magico.

Del tramonto a me piaceva il riflesso del sole e la luce che provocava: in particolare il riflesso che si veniva a creare sul mare.
La luce del tramonto si rifletteva sul mare dipingendolo di un rosso vivo. Le onde s'infrangevano lentamente sulla spiaggia in un moto continuo ed instancabile. Bagnavano la riva con la sua spuma bianca.

Là in lontananza.
Fin dove si perdeva l'occhio. Il mare ed il cielo si fondevano creando un unico sfondo.
Il sole tingeva il cielo di varie sfumature rosa, rosso, giallo e arancio così come le nuvole e tutto diventava un quadro perfetto.
Il tramonto era in grado di farmi dimenticare tutte le cose brutte che mi erano successe nell'arco della vita. Perché venivano rimpiazzate da ricordi ancora più antichi e piacevoli.

Ma guardarlo da soli non era la stessa cosa di ammirarlo assieme ad una persona speciale.

Non ci sarebbe stato mai più un giorno come quello trascorso.
Nè alba nè tramonto. Perché era stato Daniel ad averlo reso speciale.

Ci addormentammo sulla spiaggia.
Con l'acqua che, ogni tanto, ci sfiorava.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora