Avete mai visto due che non sanno come amarsi,ma si amano come pazzi?

92 73 10
                                    

DANIEL'S POV'

Avevate mai visto due persone che non sapevano come amarsi.
Ma si amavano come pazzi?
Ecco, queste persone eravamo io e Neve.

La guardai, come si guardava un foglio bianco. Pensando da dove potessi incominciare a disegnare.
Pensai alle conseguenze che gli avrei potuto provocare.
La rovinerò o la migliorerò?
La strapperò o la lascerò nel cassetto per anni?
Sopra di essa. Userò una matita o un pennarello indelebile?
Se qualsiasi cosa facessi gli procurasse solo del male?
Era l'ultimo foglio.
Era l'unico foglio.
Un piccolo sbaglio.
Una parola detta male.
Bastava così poco, per rovinare tutto.

La vita era un libro.
I giorni erano le pagine che scrivevo e avevo già perso il segnalibro. Quindi tenevo il segno con il dito, con lo stesso dito arrivavo al capitolo successivo e capivo che era l'ultimo.
Lei era l'ultima pagina della mia vita.

L'unità di misura del tempo erano i ricordi.
Non potevo stare senza i ricordi.
Erano l'unico mio riferimento. Mi facevano pensare a LEI, che già da bambina era bellissima. Ed io la guardavo, come si guardava un quadro.
Ingannando il tempo. Portando indietro le lancette. Combattendo.
Perché tutto dipendeva da me.

Mi avevano detto che se avessi provato a chiudere gli occhi avrei visto comunque i miei ricordi. Al contrario della realtà.
Ma io non volevo.
Perché l'unica mia realtà era LEI.
E anche se i ricordi erano più facili.
Sceglievo la strada più difficile. Il PRESENTE.

Continuai a toccarle i capelli. Erano così scuri, mentre i miei così chiari. Eppure emanavano una luce accecante.
LEI era così bella.
Guardarla, mi faceva sentire stranamente vivo.
Ma mi provocava anche un leggero dolore allo stomaco.
Saranno state le farfalle che volevano uscire dal mio intestino?
No, quel dolore. Era una delle poche cose che mi facevano capire di essere ancora vivo.
Guardarla mi faceva sentire il cuore, smettere di battere. Ed il respiro accelerare.

Mi accarezzò il collo teso. Continuando lungo la mascella. Prima di fermarsi sulle lacrime incastrate negli angoli degli occhi, che fino ad allora non mi ero accorto di avere.
Si chinò verso di me. Mi bació gli occhi. Per poi posare le sue labbra perfettamente candide, sulle mie tremanti.

"Ti amo." gli dissi.

Quel ti amo me l'ero tenuto per troppo tempo dentro. E finalmente ero riuscito a sprigionarlo dalle mie labbra.

"Ti amo anch'io." mi disse, con un debole sorriso.

Era stanca ed io non ero di certo più sveglio di lei.

Ci addormentammo uno di fianco all'altro. Incastrati in quella magnifica morsa.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora