NEVE'S POV'
Il nero.
Il nero invece era un colore in sé. Che riassumeva e consumava tutti gli altri.Il nero era modesto e arrogante allo stesso tempo.
Era pigro e facile. Ma misterioso.Anche se prima di tutto: il nero comunicava.
Il nero era il colore dell'autorità e della potenza. Trasferiva stabilità e forza.
Era il colore dell'intelligenza associato ad una sobria eleganza.
Era un colore serio che evocava forti emozioni."Marghe? Come mi sta questo?"
Il tubino nero abbinato a delle ballerine color crema fasciava il mio esile corpo.
"D'incanto! Ma provati l'altro! Quello con le spalline sottili ed l'oblò sulla schiena."
Alzai la testa in segno di resa.
Non volevo provare quell'abito: innanzitutto perché non era nero, ma bianco, e io odiavo il bianco. Poi perché era troppo provocante, e nonostante fossi stata io a lasciare Daniel, lo amavo ancora troppo per rimpiazzarlo -anche se ogni giorno ero incollata al telefono a cercare profili tumblr che mi capivano in pieno, poiché esprimevano esattamente come mi sentivo o come avrei preferito sentirmi, leggere quei post mi faceva sentire un po' meno asociale in questo mondo pieno d'amore- non volevo cercare nessun altro.
Ero caduta in uno stato di depressione estremo.
Ed anche se al lavoro cercavo di non darlo a vedere, a casa crollavo. Mi buttavo a capofitto sul lavoro, scrivendo articoli da pubblicare anche due mesi dopo.Scrivere mi aiutava. Mi alleggeriva un po'. Era come se tutti i miei problemi si trasferivano dalla mente al foglio bianco mediante quella piccola bic carica d'inchiostro. Troppo piccola per contenere tutti i miei pensieri, le mie ansie, le mie paure, le mie insicurezze, la mia depressione.
Il punto era che Daniel mi mancava da morire e nessuno avrebbe potuto rimpiazzare il suo posto.
Lui era il pezzo del puzzle che mancava per completarlo.
Mi ci erano voluti 16 anni per arrivare fino a qui ed avevo capito che l'ultimo pezzo di quel puzzle gigante che era la mia vita. Era lui. E non la mia famiglia.L'ultimo domino per poter far cadere tutti gli altri. Era lui.
L'ultimo petalo della rosa rossa, prima che la bestia rimanesse così per sempre. Era lui.
La mia felicità. Era lui.
"Nevee?" le urla isteriche di Margherita mi portarono ad aprire le palpebre. Facendomi vedere le cose dal vero punto di vista. E non più da quello che mi ero creata.
"Sì? Dimmi!"
"Guardati! Sei uno schianto." mi disse mentre un sorriso malizioso si faceva spazio sul suo volto.
L'abito mi stava veramente male.
L'oblò che avrebbe dovuto lasciare scoperta tutta la schiena arrivando al confine del fondoschiena. Lasciando molto poco all'immaginazione. Era tutto grinzoso a causa della mia statura troppo bassa.
Le ballerine color crema erano un abbinamento pessimo con quel vestitino bianco e per giunta striminzito.
I capelli erano l'unica cosa di decente che riuscivo a vedere nel riflesso di quel vetro opaco. Intrecciati in una flebile treccia legata con una cordicella di fiori."Mi odio. Mi faccio schifo. Ma mi hai vista?" urlai improvvisamente. L'ira saliva e non pronunciava a volersene andare. Tanto che mi portai le mani sulla vita, stringendo le dita in due forti pugni, tirando. Finché il vestito ridotto in brandelli cadde a terra.
Il viso rosso dalla rabbia.
I capelli arruffati dalla lotta.
Le nocche bianche per averle strette troppo.
Il corpo incorniciato solo dall'intimo di lino nero.
La faccia sbigottita di Margherita.
Mi fecero pentire di tutto quello che avevo appena combinato."Mi dispiace! Non volevo... ehm non sono pronta... Non voglio uscire stasera. Non sono sana, ho dei problemi. E lo puoi vedere da quello che ho appena fatto. Ti prego, perdonami." il mio tono era ormai lagnoso. Tanto che mi davo fastidio da sola.
Margherita si avvicinò a me, abbracciandomi.
Mi tirò a sé dandomi un bacio sulla fronte.
E cingendomi le spalle con le sue braccia avvolte da una camicetta di cotone, bianca."Dai mettiti il pigiama! -dichiarò con tono complice- e poi vieni a buttarti sul divano vicino a me. Che ci deprimiamo insieme. Mangiando schifezze e guardando 'braccialetti rossi'
Muoviti!"Mi limitai ad annuire.
Pensando alla magnifica amica che avevo di fianco.Il nero non era triste.
Erano i colori vivaci quelli che mi deprimevano.
Erano così... Vuoti.
Mentre il nero era così... Poetico.Margherita era una persona bellissima.
E le cose belle non sarebbero potute essere mai solo cose.Il nero rimaneva comunque infinito. Durava più del bianco.
Anche se quest'ultimo si riuniva a formare isole più o meno grandi. Da quel bianco derivavano angoscia e irrequietezza.Il pigiama nero con la stampa di un unicorno rosa sulla pancia, cadeva largo sul mio corpo.
Le calze con i gommotti tenevano al caldo i miei piedi, congelati.
Mentre i miei capelli ricadevano sciolti sulle spalle. Trasmettendomi un po' di conforto.Avevano da sempre insegnato ad amare il bianco e ad odiare il nero.
Il colore nero secondo la gente voleva dire essere tagliato fuori. Ostracizzato.
In nero era male.Mi venne in mente la parola "ricatto" in inglese "blackmail"
La "devil's food cake" messa sempre a confronto con la "angel cake"
Al brutto anatroccolo. Che di che colore era? Nero.
Alla magia. Che com'era? Nera.Dove volevo arrivare?
Volevo arrivare alla conclusione che il nero non era buio. Non era tristezza.
Il nero era definizione. Stile. Eleganza. Carattere. Una lavagna pulita.Ed il fatto che avevo sempre avuto una mia opinione sulle cose -in particolar modo su questa- ne andavo fiera, orgogliosa.
Il nero era il mio rifugio perfetto. Sugli occhi. Nei vestiti. Nei pensieri.
Ovunque. Nero.
Il bianco e il nero erano i colori della fotografia.
Per me simboleggiavano l'alternanza tra speranza (il nero) e disperazione (il bianco) a cui l'umanità era da sempre stata sottoposta.Avevo sempre pensato che gli occhi erano la vita in miniatura.
Bianchi intorno. Come il nulla in cui galleggiava la vita.
L'iride colorata. Come la verità imprevedibile che la caratterizzava.
Sino a tuffarsi nel nero della pupilla che inghiottiva tutto. Come un pozzo oscuro senza colore ne fondo.Chi amava il nero era irrazionale. Ribelle. Autoritario. Precipitoso. Ma vero.
Ed io ci vivevo dentro al nero.
SPAZIO AUTRICE:
Ehii mi siete mancatiii❤
Fra tre giorni ritorno a casa😢
Quindi sarò più presente e corretta nei tempi.Che ne pensate dello sclero di Neve?
Vi prego commentate. Ho bisogno di sapere la vostra opinione. Mi serve. È questo che mi dà la forza di continuare.
Mi sento sempre così incompresa... Solo voi mi fate sentire diversa!Vi adoro❤
Buonanotte my little readers❤
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormalNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...