La mia mente apparteneva a lui

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4K visualizzazioni e io ancora non ci credo!!
Vi voglio bene My Little Readers, grazie di tutto❤
Passate sul mio profilo, in conversazioni (sulla bacheca, insomma) vi ho scritto un "discorso" per ringraziarvi spero lo apprezzerete!!

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NEVE'S POV'

Toccare la mente umana era molto difficile. Non la toccavi se non che con le parole. La voce.

Toccare un corpo invece era estremamente più facile. Lo potevi stringere. Abbracciare. O sfiorare.

Una mente no e quando rimaneva voleva dare e darsi del tutto.

Daniel era riuscito a prendere la mia mente. Lasciando in un angolo il mio corpo.
Era riuscito a stringere. Abbracciare. E sfiorare la mia mente con le sue presenze ma anche con le sue assenze. Con le sue distanze. I suoi problemi. I suoi malintesi. Ed il suo troppo o poco odio.

I pensieri.
Girava tutto attorno ai pensieri. Guardavo una ragazza sorridere ma dentro era distrutta. Ascoltavo le urla di un uomo, che però affranto, dentro piangeva.
Non sempre le parole andavano espresse.
Quando lo guardavo negli occhi e pensavo.
Pensavo a cosa avrei voluto dirgli a volte un "ti amo" altre un "ti ricordi quando...?" altre ancora un "non ce la faccio!"
Ma chi mi assicurava cosa poteva accadere dopo?
La mente umana era così: pensavo una cosa e ne ero anche sicura. Mi convincevo di ciò che il mio cervello stava elaborando ma poi... Non fiatavo.
A volte era più facile soffrire per me stessa che per gli altri. A volte la paura mi limitava.
Avevo sempre pensato che alcuni pensieri sarebbero dovuti restare chiusi. Un po' come quando a undici anni comprai quel diario con il lucchetto perché doveva essere segreto. Anche se poi di segreto non c'era nulla. Perché non ci voleva niente ad aprirlo anche senza chiave.

Quale miglior diario segreto della nostra mente?
Anzi, era ancora più facile. Per utilizzarla non servivano chiavi. Password. Idee. Non bisognava nemmeno saper scrivere.
Pensare non era mentire ne tanto meno nascondere. Era crescere.
Avrei voluto pensare a lui. Senza che lo sapesse. E se lo avrebbe saputo comunque allora mi sarebbe andata bene così. Anche se avrei dovuto convincermi del contrario.
Avrei voluto pensarlo. E pensare a cosa era stato e a cosa avevo avuto tra le mani mentre l'avevo guardato e lui, nel dubbio aveva potuto solo baciarmi.

La mia mente sorrideva come le mie labbra non sapevano fare.
La mia mente l'aveva guardato. L'aveva studiato come gli occhi più attenti.

La mente verità e bugia.
La mente sentimentale.
La mente partire per restare, sempre.
La mente viaggiare per rimanere, nonostante tutto.
La mente superamento dei propri limiti.
La mente razionale ed irrazionale allo stesso tempo.
La mente impareggiabile romantica.
La mia mente apparteneva a lui.

Ma alla fine l'amore non era questo?

Una continua battaglia tra cuore e cervello.
Un continuo sbilanciarsi. Accettare compromessi ma prima che con la persona che si aveva accanto con se stessi.
La parte razionale che vinceva su quella illogica.
Quella illogica che batteva quella razionale.
La pazzia che prendeva il sopravvento.
Era tutto un essere o non essere. Vivere o non vivere. Amare incondizionatamente o amare con i propri limiti.
Difetti che diventavano punti di forza. Che si adoravano di più.
Disattenzioni che diventavano spazi e libertà.

Lui.
L'unico a cui facevo riferimento in un giorno di pioggia.
Lui.
L'unico che mi amava punto.
Nonostante i miei colpi di testa. Le nottate illogiche. I mille dubbi e pensieri mischiati agli incubi con le lacrime agli occhi ed il cuore che batteva troppo forte insieme ai brividi sul corpo che ogni sera mi assalivano. I miei "non sono più sicura di niente!" - "e ora? Che faccio?" - "sono forte anche con gli occhi rossi e il respiro mozzato, vero?".

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora