Dopo tanto tempo

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NEVE'S POV'

Mi svegliai stordita. Ma attratta dal profumo di Daniel.
Lui aprì gli occhi e mi diede un leggero bacio sulla fronte. Scese sugli occhi. Poi sul naso. Posandosi infine sulla mia bocca.
Mi venne da ridere. Ma con ancora le sue labbra addosso mi parve difficile.

Perché?
Perché doveva essere tutto così difficile?

Mi alzai e andai in bagno a lavarmi.
Quando uscii indossavo un jeans blu scuro e un top bianco con le mie adorate vans.

Daniel sprofondò il corpo in un jeans chiaro, in una t-shirt nera e nelle sue vans consumate.

Tutte le volte che lo guardavo, non riuscivo a non paragonarlo ad un angelo.
Lui era il mio angelo e questo nessuno l'avrebbe mai cambiato.
Io ne ero sicura.
Forse ne ero troppo sicura.
Non mi piaceva tutta questa sicurezza.

Scendemmo, o meglio, lui scese le scale.
Io mi limitai a tenere le gambe intrecciate ai suoi fianchi. Con le mani legate dietro al suo collo.
Mi sembrava di volare.
Il suo essere così delicato e leggiadro mi colpiva ogni volta di più.

Ancora legata a lui, allungai le braccia. Prendendo due brioche speziate agli agrumi e due succhi di frutta alla mela.

Uscimmo dalla porta cigolante e ci tuffammo in mare come due bambini.

Sentivo il mio corpo scivolare sull'acqua.
L'oceano pareva perfino più stretto, quasi raggiungibile. Mentre il fiato, quello sembrava infinito.
La fatica la scrollai di dosso, tra una bracciata e l'altra. Mentre la voglia di andare più veloce trovava il giusto grado di collaborazione con i miei muscoli.

Quando la mia pelle entrò in contatto con l'acqua, scariche elettriche fortissime colpirono il mio corpo. Mi sentivo stranamente insicura.
Un ombra.
Un'altra.
Il buio.
L'oblio.
Delle mani.
Il vuoto.

"Daniel!" riuscii a gridare.

"Amore!" riuscii a sentire come risposta.

"Ti prego aiutami, che sta succedendo?"

Non riuscivo a vedere niente. E la voce, sia la mia che quella di Daniel erano smorzate. Però riuscivo a parlare. Quindi non ero più sott'acqua. Eppure una sensazione di bagnato inffreddoliva il mio corpo.
Paura.
Per la prima volta avevo paura di qualcosa.
Avevo paura per Daniel, non volevo gli succedesse niente.
Iniziai a piangere, per una cosa.
E finii di piangere, per tutto.
Gli occhi mi bruciavano.
La gola era bloccata da un groppo, non riuscivo a respirare.
Singhiozzi. I miei singhiozzi riempivano l'aria.
Ero distrutta.

La luce.
Le sue mani.
Il suo viso, perfettamente perfetto. Ad eccezione di alcuni graffi. Li accarezzai, come si accarezzava il viso ad un bambino.
Il suo profumo.
Il suo sorriso.
I suoi occhi.

"Daniel." sussurrai.

"Shh piccola, tranquilla. È tutto a posto."

A quelle parole, mi lasciai cullare dal suo braccio. Che mi cingeva la vita e appoggiando la testa nell'incavo perfetto del suo collo. Mi addormentai.
Mentre lui continuò a camminare.
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DANIEL'S POV'S

Vidi il suo viso incupirsi. Ma non ne capivo la causa.
Neanche il tempo di schiudere le labbra, che lei era già sparita.
Un'ombra.
Un'altra.
Il buio.
L'oblio.
Le mie mani che cercavano di afferrarla.
Il vuoto.

"Daniel!" sentii, anche se quella voce sembrava così lontana.

"Amore!" risposi, cercando di mantenere la calma.

Loro erano lì, volevano lei.
E io, cosa potevo fare?

"Ti prego aiutami, cosa sta succedendo?" sentii altre grida. Dopo quelle il silenzio calò, sul mondo. Sul mio mondo, su lei.

Riuscivo solo a distinguere delle ali nere.
I demoni, erano venuti a cercarla.

Lei apparteneva a loro.
Loro non volevano che interagisse con gli angeli.
Loro gli avrebbero svelato, tutto.

E per ordine del Trono, lei sarebbe morta. Davanti ai miei occhi, tra le mie braccia, così Lui aveva deciso ed io non potevo farci niente. Ero così impotente.

Dovevo salvarla dai suoi simili, almeno finché non avrebbe scoperto la verità.

Inarcai la schiena, le ali.
Le mie ali, quelle che non usavo da un tempo interminabile, stavano uscendo dalla maglietta. Che proprio sulle scapole aveva due taglietti, utili per questo tipo di emergenze, quando non c'era tempo nemmeno per sfilarsi una maglia.

Mi librai in cielo, finalmente quella sensazione di libertà, che da tanto avevo accantonato. Potevo assaporarla, anche se non in pieno.

Delle frecce.

Ne presi cinque, una per ogni nemico che avevo davanti.
Mi avvicinai.
Ma non né scoccai nemmeno una.

Non potevo. E se lì in mezzo, ci fossero stati anche i suoi genitori?
Se io li avessi uccisi. Non me lo sarei mai perdonato.

Appena Loro videro le frecce, impallidirono. Indietreggiarono, fino a confondersi con il cielo.

Stavolta me l'ero cavata abbastanza bene.
Ma sapevo che la volta successiva, uno scontro ci sarebbe stato. Non potevamo evitarlo per sempre.

Dopo che le mie ali si richiusero, rientrando nella pelle. Andai a prendere Neve, ancora sott'acqua. Ma protetta da una bolla, che avevo creato prima di iniziare a "combattere"
Questa bolla era chiamata portale, perché lasciava il fisico della persona dove si trovava. Ma non la mente, quest'ultima entrava in una specie di trans, vedeva solo nero. La persona poteva parlare e sentire. Poteva provare sensazioni, sentimenti, ma non poteva vedere.

Una volta rotta la bolla.

"Daniel." la sentii sussurare al mio orecchio.

"È tutto a posto piccola." cercai di tranquillizarla.

Tra le mie braccia sembrava così indifesa, fragile ed innocente.
A quelle parole, si lasciò cullare dal mio braccio. Che le cingeva la vita e appoggiando la testa sul mio petto, si addormentò.
Mentre io continuai a camminare.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora