NEVE'S POV'
Chiusi gli occhi e iniziai a pensare che così non andava.
Ma così come?
Era una mattina come le altre: fredda e schietta.
Dalle persiane entrava un flebile raggio proveniente dal sole. Segno che anche oggi la nebbia, nelle prime ore del mattino, mi aveva fatto compagnia.Mi alzai. Aprii la finestra, lasciandomi investire da un'aria gelida. Che riuscì a pungermi le parti non visibili.
Quelle parti che ormai facevano più che male.
Lasciai la finestra aperta e ritornai nel soffice abbraccio delle coperte.La luce entrava imperterrita. La guardai fare giochi di ombre con le cose che avevo in camera.
Da sotto le coperte tutto sembrava più calmo.
I rumori erano attutiti. Le sensazioni bloccate. E mentre cercavo la posizione giusta, un peso sulla pancia mi fece sobbalzare."Margherita, ma che fai?"
Le saltai addosso anch'io. Ma a causa dello sbilanciamento, il letto ci fece volare per terra. Mentre noi scoppiammo in una fragorosa risata.
"Non vai a lavoro, oggi?" mi chiese Margherita, speranzosa che la risposta fosse un 'no'.
"Sì, certo. Solo che ho un appuntamento alle nove e ne ho approfittato per starmene ancora un po' a letto."
"Quindi niente shopping?" mi chiese mentre una smorfia di delusione invase il suo viso magro.
"E tu non devi lavorare?" le chiesi, cercando di sviare il discorso 'shopping'.
"Si ma... Posso sempre dire che sto male. Anzi ho già i crampi alla pancia -e con le mani strinse i lembi della maglietta del pigiama che indossava- questo mal di testa poi, sai che ti dico? Vado a prendermi una tachipirina!" esclamò con tono teatrale.
"Anzi sai cosa ti dico? -vidi i suoi occhi riempirsi di speranza- che se non vuoi morire di fame, ti conviene andare a lavorare!" gli occhi le si spensero. E rimase inerme a fissare il vuoto.
"Dai Marghe, cosa sarà mai? Andiamo sabato a fare shopping." odiavo lo shopping. Chissà cosa ci trovava lei: nel comprare abiti. Spendere soldi, per cose che non avrebbe mai messo.
Preferivo di gran lunga comprare libri.
Se fosse stato per me, avrei vissuto dentro la Mondadori."Neanche se ti porto in libreria?" mi chiese lei con voce lagnosa.
"Sei solo una ricattatrice. Mi metto una felpa e arrivo. Tu intanto avvisa il tuo locale e fai una telefonato al mio capo." e alla fine era riuscita a convincermi. Ma come potevo rifiutare ad un invito in libreria?
Corsi in bagno. Indossai una felpa nera. Un paio di jeans blu scuro, con qualche strappo sulle ginocchia. Slegai i capelli dalla crocchia malfatta che mi ero creata ieri sera per dormire. E li pettinai. Indossai le mie vans perennemente nere.
Ed entrai in salotto.
Margherita era già davanti alla porta, dentro al suo giubbotto blu notte. Mi porse anche il mio e una volta infilato. Uscimmo di casa.
Entrai nella sua smart, stravaccandomi sul sedile.
Abbassai un po' il finestrino e brividi invasero il mio corpo. Riportando la mia mente alla notte appena trascorsa. Alle domande che mi ero posta senza aver trovato alcuna risposta. Alla natura umana che inesorabilmente faceva il suo corso. A chi forse, non ci teneva poi così tanto, come diceva.
E a chi come me, si sentiva andare in mille pezzi. In questo lento e instancabile caos, calmo.Domande esistenziali cominciarono ad affollarmi la mente. E per cercare di scacciarle via tutte quante. Posi una domanda alla mia migliore amica:
"Com'è nato il Big-Bang?" ma come mi era uscito?
Era chiaro: stavo esaurendo.
Chiusi gli occhi. Quindi non vidi il viso di Margherita. Ma non ottenendo risposta da parte sua. Intuii che l'espressione che le si era dipinta in viso era di certo quella di una persona sbigottita e spaventata al tempo stesso.
Chiusi gli occhi e iniziai a pensare che così non andava.
Chiusi gli occhi e rimasi così per tutto il tragitto casa - libreria.
Un sogno. Un incubo. Non lo sapevo...
Quello che la mia mente mi portò a far vedere era estremamente scioccante.
Due angeli. Uno con le ali bianche e uno con le ali nere. Combattevano senza sosta, in un campo completamente ricoperto da corpi trucidati e sangue. Troppo sangue. L'aria intorno era rossa e il fumo che la circondava faceva capire che era stato utilizzato anche del fuoco.
I due si scambiavano delle frasi, tra un colpo e l'altro:"Dove si trova? Dimmelo!" urlò l'angelo nero mentre colpì l'avversario.
"È in un luogo sicuro. Lontano da te. Da voi." rispose di rimando l'angelo bianco, parando il colpo avversario. Anche se, con una smorfia di dolore.
"Io la troverò! Non potrai nasconderla o proteggerla per sempre... Lei mi appartiene." dopodiché l'angelo nero si fiondò sull'angelo bianco, il quale urlò:
"No, mai. Potrai anche essere un componente della sua famiglia. Ma non ti permetterò..."
E poi più niente.
Il silenzio. Il silenzio più assordante che io avessi mai sentito.
Margherita intanto aveva posteggiato la sua auto nell'unico posto al sole del parcheggio desolato -ma non la capirò mai- pensai tra me e me.
Scendemmo dalla macchina. E lei mi prese la mano.
Mi prese la mano e mi portò alla Mondadori.
SPAZIO AUTRICE:
Buon pomeriggio My Little Readers!
Che ne dite del capitolo 57?
Che ne pensate del sogno/incubo di Neve?
Per voi è stato un sogno? O un incubo?
Datemi tutti i vostri pareri. Ed esprimete tutti i vostri sentimenti.Avevo detto che al capitolo 60 la storia sarebbe stata conclusa... Ma non ne sono più tanto sicura.
Nei prossimi capitoli vi comunicherò la mia decisione definitiva.SCLERO TIME 4MILA VOTII💕
Grazie mille...
Vi adoro💕
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormalNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...