DANIEL'S POV'
In una notte di pioggia, l'angelo giunse in un parco.
C'era un signore anziano su una panchina. Non aveva un altro posto dove andare.
Ansimava per la febbre e per la tosse.
Era disteso e aveva le braccia lungo i fianchi. Come ali ripiegate.
"Chi sei tu che mi guardi? Vattene ti prego. Io, solo per tutta la vita. Scelgo di essere solo nella morte. Vola via ragazzo dai capelli dorati. Non ho bisogno del tuo sguardo per morire." sibilò l'uomo.
L'angelo non poteva capire che l'uomo stava morendo. Perché non conosceva la morte.
Pensò che l'uomo si stesse addormentando.
Ricordò che la donna della foresta si addormentava sempre sotto le coperte. Perché aveva freddo.
Pensò allora che anche l'uomo dovesse avere freddo e volle dargli una coperta sotto la quale dormire al sicuro.
Ma non aveva nulla.
Così prese un coltello che teneva nel giaccone e si tagliò i capelli con un colpo netto.
Poi con passo apatico si avvicinò all'uomo e glieli donò.
La pioggia cadeva goccia a goccia e gli bagnava i vestiti. Ma lui non sentiva freddo.
Lo scaldavano i capelli dell'angelo.
E l'angelo rimase lì. A vegliarlo. Aspettando che si addormentasse come faceva con la donna della foresta.
La pioggia cessò e spuntò il sole.
L'uomo smise di respirare.
L'immagine dello sconosciuto dai capelli caldi svanì dalla sua vista offuscata.
E in quel momento l'uomo seppe di avere incontrato un angelo.
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"Hai freddo?"
L'angelo alzò il viso.
Si era addormentato su una panchina del parco. Mentre vegliava sul signore anziano.
China su di lui c'era una bambina che lo guardava incuriosita.
"Hai freddo?" chiese ancora la bambina.
"Un po'." rispose l'angelo. Dopo aver tagliato i suoi capelli, sentiva più... Più cose di prima.
"Lo immaginavo. Ci sono sempre tante persone strane su queste panchine. Sono sicura che una cioccolata calda ti riscalderà." gli sorrise la bambina.
L'angelo si alzò e si sentì stordito. Per quanto tempo aveva camminato? Nella sua mente si confondevano le immagini di Jessica. Della donna della foresta. E del vecchio signore.
"Allora, la vuoi una cioccolata? -insistette la bambina- la mamma dice che non devo dare la cioccolata ai barboni. Ma credo che hai veramente freddo. Quindi se vuoi te la do. Ma shh non devi dirlo a mia mamma."
"Cioccolata?" l'angelo non riusciva a capire a cosa si riferiva.
"Non sai cos'è la cioccolata?" gli domandò incuriosita la bambina.
L'angelo scosse la testa, in segno di disapprovazione.
"Vieni! -riprese la piccola. Decisa sul da farsi- te la compro io. C'è un posto bellissimo e un po' lontano ma ne vale la pena. C'è la cioccolata più buona del mondo!" esclamò raggiante.
La strada lunga e ripida che si trovarono davanti non sembrava preoccupare la bambina che camminava lentamente come se avesse avuto tutta l'eternità davanti.
Mentre l'angelo avrebbe voluto correre veloce, sospinto dalla forza delle sue gambe.
Scale di pietra e muschio umido innondavano le sue narici.
Più salivano e più all'angelo veniva voglia di guardarsi indietro: la città era ormai luce ed ombra all'orrizzonte. E si perdeva cercando la grande foresta in cui aveva abitato.
Eppure doveva essere lì. Un po' lontana, in quella direzione. E mentre lo pensava allungò una mano verso un punto luminoso.
Argento.
Gli tornarono in mente tutti i pensieri sulla sua demone. E tutto il suo passato si fece vivo e terribile. Come se lo stesse inseguendo.
Tanto che rabbrividì.
Ma sapere che la sua demone era in questa città gli dava una felicità insostenibile.
Lei era qui. Lei viveva lì da qualche parte. Era questa la sensazione più bella: sentirsi vivo.
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormalNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...
