Nel petto dell'angelo era nato il respiro

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Buongiorno My Little Readers!
Come state?
Scusate per l'attesa ma sono stata un po' impegnata. E da domani lo sarò ancora di più siccome parto per andare al mare. Ma non vi libererete tanto facilmente di me. Infatti piuttosto farò un bagno in meno o non dormirò la notte, ma i capitoli li avrete.
Anche perché siamo quasi alla fine.
Quindi credo che prima che inizi la scuola lo finirò.

Ho già in mente il 2° libro (la continuazione di questo) vorrei sapere se voi continuereste a leggerlo. Perché se non fosse così, ne ho in mente un altro (di un altro genere, ovviamente)

Cosa importantissima SIAMO 21° in classifica😍

Quindi vi prego fatemi sapere la vostra opinione.
Vi adorooo❤
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DANIEL'S POV'

A quel punto trovò il foglietto ripiegato in quattro.
Il dono della bambina. Scritto dalla sua maestra.

Ci sono strade infinite solo tu puoi scegliere quali percorrere. Dove cambiare direzione e che vie prendere.
C'è chi non ha il coraggio di decidere per sé e segue gli altri. Chi cammina da solo. E chi cerca di non perdersi.
Alla fine però l'importante è sapere dove ci si vuole fermare.
Ci sono strade che non importa con quanti altri le percorrerai. Quelle strade che ti avevano condotto da qualche parte per la prima volta con una determinata persona le potrai percorrere soltanto con lei.
Ci sono strade che inseguirai sempre senza vedere frane o crepe.
Inciampando.
Ma continuando sempre ad inseguirle.
Ci sono strade che ti porteranno ad un bivio di perfetta inconsapevolezza tra sognare e vivere.
E tu. Tu sceglierai di sognare LEI.
Oppure di vivere con LEI.
Per sempre. Perché sai che non potrai mai stancartene.

Più l'angelo rileggeva queste righe più pensava alla sua demone della foresta.
A quanto avrebbe voluto vederla. Sfiorarla. Baciarla. Ma a quanto tutto questo per il momento rimaneva soltanto un sogno lontano.

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Una notte l'angelo aprì gli occhi.
Non ricordava di averli chiusi.
Cos'era accaduto?
Dove si trovava?
Era in una stanza buia.
Si poteva vedere qualcosa solo grazie alla luce dei lampioni che dalla finestra aperta si introduceva nella stanza quasi di nascosto.
L'angelo si alzò a sedere. Rendendosi conto di essere disteso su un divano.
La debole luce illuminava tende ingiallite e impoverite. Un pavimento sporco. Un tappeto macchiato. Muri d'intonaco vecchio. Un unico comò ormai a pezzi. Un divano rattoppato su cui era sdraiato l'angelo. Un tavolo bucato dai tarli. Delle stoviglie incrostate. Piatti non lavati sparsi sulla credenza. Ed un unico bicchiere pulito, o almeno così sembrava, con una fragola disegnata sul lato sinistro.
Mentre l'angelo cercava di capire dove si trovasse. Comparve una persona.

Era un uomo: dai bei lineamenti ed occhi neri senza luce.
Come la stanza in cui si trovavano.

L'uomo non parlò. Si avvicinò di più porgendo all'angelo un piatto di minestra.

"Mangia -disse- è solo fame"

Lasciò all'angelo il piatto di minestra e ne prese un altro per sé.
L'uomo cominciò a mangiare. E l'angelo lo imitò.
Nel farlo, ricordò ciò che gli era accaduto.
Quando l'uomo del parco aveva smesso di respirare. Nel petto dell'angelo era nato il respiro.

Come se fosse stato un regalo. Un passaggio.
Il suo corpo aveva cominciato a diventare umano e con la sua umanità era nata la fragilità.
L'angelo sapeva che gli esseri umani mangiavano. Ma non capiva che senza mangiare potevano morire di fame.
Presto non era stato più in grado di camminare e una sera. Stanco e affamato, si era accasciato davanti ad una porta.

"Mi avete salvato?" chiese l'angelo.

L'uomo non rispose.
Vide che i piatti erano vuoti e li portò via. Per metterli nel lavabo.
Poi tornò a sedersi di fronte a lui. In silenzio.

"Sì. Voi mi avete salvato." disse l'angelo.

E vide che la camicia dell'uomo era macchiata di sangue.

"Aprite! Polizia! La casa è circondata! Giacomo Albertini lei è in arresto per l'omicidio di Jessica Parker." sentenziò un uomo alto e moro con le labbra circondate da un megafono bianco e rosso.

"Jessica Parker -pensò l'angelo- l'attrice. Sì la donna che lo aveva aiutato con i sentimenti."

L'angelo sobbalzò per il rumore improvviso.
L'espressione dell'uomo non mutò. Rimase impassibile. Come se si fosse aspettato quel rumore. Come se non gli importasse di nulla.

"Cosa succede?" esclamò l'angelo.

"Mi portano via." parlò finalmente l'uomo.

"Al tre butteremo giù la porta! Non faccia resistenza o saremo costretti a fare fuoco!" di nuovo la voce amplificata dal megafono si fece strada tra le pareti di quella casa ormai a pezzi.

"Vattene -intimò Giacomo all'angelo- non devono prendere anche te."

" Ma a voi cosa succederà?" chiese l'angelo e mentre lo chiedeva nella sua testa rieccheggiavano le parole "omicidio" e "arresto"
Come potevano quelle parole riguardare Giacomo?
Lo stesso uomo che l'aveva salvato quando stava morendo di fame. Che gli aveva preparato la minestra. Che aveva mangiato con lui?

"Mi hai sentito?" disse l'uomo con voce stanca. Mentre i poliziotti continuavano a picchiare alla porta.

L'angelo non lo stava ascoltando.
Aveva capito che Giacomo era in pericolo e voleva salvarlo.
Come la donna della foresta gli aveva donato una coperta e l'aveva portato con sé. Quell'uomo gli aveva donato un piatto di minestra e l'aveva ospitato nella sua casa.

E l'angelo voleva allontanare l'uomo dal pericolo. E conosceva un unico modo per farlo.

"Hai capito? Hai capito che..." si bloccò l'uomo. Il cui tono cominciava a tradire la paura.

L'angelo si alzò.

"...corri un pericolo se resti."

L'angelo si tolse il giaccone e spalancò le ali.
Giacomo rimase senza fiato e il suo volto fino a quel momento impassibile si rigò di lacrime.
L'angelo si strappò una manciata di piume e gliele porse.

"Dobbiamo andare via." disse.

Quell'uomo aveva ucciso.
E l'angelo l'avrebbe aiutato.
Giacomo prese le piume. Era così stordito dall'emozione che non si accorse di essere stato trasportato sul tetto di quella casa e che l'angelo gli stava parlando.
Doveva insegnargli a volare.

"So che è difficile immaginare di volare se non l'hai mai fatto, ma tu provaci. Immagina di avere le ali che vuoi, del colore che vuoi. Immagina le tue ali. Bene ora hai le ali. È notte e sta piovendo. C'è solo un po' di luna e qualche sbuffo di nuvole. Hai voglia di volare, di sfidare la pioggia e affrontare il cielo. Anche immaginare di aver voglia di volare se non l'hai mai avuta è difficile, ma tu immagina, immagina che questo cielo che hai sopra la testa stia diventando pesante. Che l'unico modo per sentirti libero sia essere allo stesso livello del cielo. La luna non dirà niente a nessuno. Nessuno saprà della tua fuga verso l'infinito. Sarà il vostro piccolo segreto. Tra te e la luna. Ora apri le ali. Immagina di guardarle: prima la destra. Poi la sinistra. Quanto possono essere grandi le tue ali? Ricorda che più è pesante il tuo cielo, più hai bisogno di ali grandi e forti. Ecco, hai le ali che ti servono. Adesso agitale... No aspetta. Non puoi volare subito, agitale piano. Senti il vento che fischia tra le tue ali e i tuoi capelli? Somiglia ad un canto. È il canto delle sirene. Le senti? Senti le sirene cantare? Ora ti serve solo una meta. La meta che sceglierai non posso conoscerla io: devi sapere tu dove vuoi volare. Se sfidare il cielo o scoprire la Terra. A te la scelta. Buon viaggio!"

Fu questo ciò che l'angelo disse all'assassino.
Giacomo capì. E le piume che l'angelo gli aveva donato divennero ali.
L'uomo gli disse, prima di partire:

"Tieni. Ti lascio la chiave del mio appartamento. Puoi tornare qui, se ti servirà un posto da chiamare casa."

Si voltò. Riflettè. Si voltò di nuovo verso l'angelo e sorrise tristemente. Poi voló via.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora