Lei sarebbe stata le mie ali giuste o sbagliate?

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Prima di tutto vorrei ringraziarvi, anche se tutti i grazie che dirò non basteranno MAI per farvi capire quanto siete importanti per me, ma davvero❤
Siamo arrivati a 3K visualizzazioni ma ci credete?
Io no!
Siamo arrivati, perché è grazie a voi, okay?
Quindi questo traguardo l'abbiamo raggiunto INSIEME.
Ora, ho una sorpresina per voi...
NUOVO CAPITOLO❤
(Spero vi piacerà)
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DANIEL'S POV'

"Cos'è il mare?" chiese un giorno l'angelo.

Aveva trovato la parola nel libro su cui stava imparando a leggere. E voleva veramente sapere cosa fosse. Perché il suono di quella parola gli sembrava speciale.

La donna sorrise. Cercò le parole giuste e infine arrivò ad una conclusione molto semplice.

"Il mare è un cielo fatto d'acqua. Si tinge di giallo all'alba. D'azzurro di giorno. Di nero la notte. E al tramonto diventa rosso ed oro.
Tu nel cielo utilizzi le ali, giusto?
Ecco nel mare puoi rimanere sospeso, come volando, però senza le ali. Quindi chi le ha non può volare nel cielo d'acqua che abbiamo sulla Terra."

L'angelo rimase per un attimo smarrito nelle parole.
Poi il mare gli sembrò assurdo e meraviglioso.

"È così bello. Vorrei vederlo. Possiamo andare ad abitare là?" chiese l'angelo con tono euforico.

La donna sorrise di nuovo, paragonando l'angelo ad un bambino. Desideroso di scoprire le meraviglie che la vita gli offriva senza riuscire a capirle.

"Non possiamo, non siamo fatti per vivere nel mare. Possiamo solo guardarlo da lontano.
O meglio io no, ma tu sì. Tu un giorno potrai.
Ma ricorda: non può volare nel mare chi ha le ali. Chi ha le ali finisce per affogare."

"Affogare?" chiese sempre più interessato l'angelo.

"Significa morire nell'acqua -chiarì la donna- il mare potrebbe essere la tua rovina. Ma se trovi le ali giuste potrebbe essere la tua salvezza."

L'angelo rimase in silenzio.
Tante cose ancora non comprendeva.
La morte, per esempio.
Non sapeva neanche cosa significasse soffrire. Avere fame. Affogare. Amare.
Gli sembrava tutto così lontano.
Solo una cosa poteva capire: la bellezza del mare ed il suo potere.

"Ho le ali sbagliate." pensò.

Come avrebbe potuto trovare quelle giuste?
Uscì dalla capanna e si sedette accanto ad una margherita. Che osservava da tanto, ma che non si era ancora schiusa.
Lui ne era tanto affascinato. Gli sembrava che il fiore preparava un segreto, un segreto che traspariva appena.
Quel giorno l'angelo capì che la margherita preparava nel cuore il suo segreto. Ma quel che gli permetteva di crescere erano l'acqua. La luce. Il calore. Che si trovavano al dì fuori.
Chiusa in se stessa, non sarebbe mai fiorita.
Comprese che non sarebbe potuto restare lì. Dalla signora. In quella capanna.
L'unico modo per imparare a volare nel mare sarebbe stato tuffarsi.

Tutte queste sensazioni, lo turbavano.
Chi non aveva mai provato un'emozione. La prima volta che se ne sentiva travolto rischiava di morire.

L'angelo voleva immergersi nella vita.
Camminava lungo la riva del fiume, perdendo una piuma dopo ogni passo. Cercando con gli occhi la demone. Sorridendo ai ricordi di lei, trovandola senza, però, mai parlarle: aveva così tanta paura.

Si sentiva un po' come Odisseo.
La voce della demone lo chiamava, ma lui sapeva di andare in contro a qualcosa di proibito. Al canto di una sirena che lo avrebbe attirato nel mare per poi farlo affogare.
Non doveva conoscere quella creatura, dopotutto se i legami tra angeli e demoni erano stati proibiti, voleva pur dire qualcosa.
Ma lui voleva assolutamente sentire quella voce.

Lei sarebbe stata le sue ali giuste o le sue ali sbagliate?

La sera l'angelo tornò dalla donna e le chiese di dargli un nome per essere libero.
Perché lui non aveva un nome. Era un angelo fra tanti, solo più bello.
Mentre era sicuro che la demone avesse un nome femminile che la distingueva dagli altri e dalle altre della sua specie.

"Un nome mi chiedi?"

Lui annuì convinto e lei sospirò desolata.

"Non posso darti un nome. Non sono degna di sceglierti un nome. Non sai ancora cosa significa respirare. Aver sete. Sentire freddo. Vivere.
Io non posso insegnartelo, ormai sono vecchia. Mentre tu esisterai per sempre se non desiderai fervidamente di essere mortale."

"Cosa devo fare per sapere il mio nome?" chiese speranzoso l'angelo.

"Devi andare a conoscere il mondo.
Devi conoscere uomini che t'insegnino a vivere da mortale e uomini che t'insegnino come non si vive. Come ci si distrugge cercando un via di fuga dalla vita.
È in quel nome che troverai te stesso. Ed è nella persona che ti darà quel nome che troverai il tuo cuore mortale."

"Non capisco." affermò deciso lui.

"Capirai. Ricorda solo: dare un nome a qualcuno significa che quel qualcuno ci appartiene e non è solo una presa di responsabilità e anche il più bell'atto d'amore.
Custodisci queste parole e solo quando sarà il momento capirai la risposta alla domanda essenziale della tua ricerca."

"Quale domanda?" sul viso dell'angelo si formò una ruga d'espressione.

"Perché agli umani piace vivere? -era questa la tua domanda."

La donna andò a prendere dei vestiti: un grande giaccone, un paio di jeans e una camicia grigia.
Vestiti che, evidentemente, erano appartenuti a suo figlio. Di cui aveva delle foto sparse per casa.
L'angelo non le chiese dove fosse suo figlio. Era troppo ansioso di partire che di conoscere.

"Mettili -gli ordinò la donna- nasconderanno le tue ali e le piume che ti cadranno. E ricorda non mostrare mai a nessuno che sei un angelo. C'è chi potrebbe farti del male. Rivela chi sei solo a chi ritieni vero, pieno di vita."

La donna sorrise guardando i vestiti che l'angelo indossava e poi diede un'occhiata veloce fuori dalla finestra. Nel fitto bosco della foresta.
Avrebbe voluto dargli tanti consigli. Dirgli di stare attento. Di essere curioso. Di non fidarsi di nessuno se non solo di una persona.

Invece si limitò ad intimarlo ad uscire.

L'angelo se ne andò.

"Ti ricorderò per sempre." disse infine. Prima di sparire dietro i rami di quelle querce spoglie.

Si voltò un'ultima volta. Prima di perdere di vista tutto e notò che la margherita si era schiusa.

Corse. Seguito da un piccolo mulinello di piume.

Non poteva sapere quanto dolore avrebbe provocato nella piccola donna. Non si era reso conto della sua fragilità.
Dopotutto, lui non sapeva nemmeno cosa fosse il dolore.

Così la lasciò sola.
Per imparare a vivere.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora