E così che l'angelo imparò la fantasia (PARTE 1)

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DANIEL'S POV'

Un giorno, camminando per la città. L'angelo notò tanti piccoli uomini immobili, che guardavano la strada. Come se stessero aspettando qualcosa.

L'angelo chiese a uno di loro, cosa stessero aspettando.

"Ma che domanda è? Il pullman,no?" rispose il ragazzo, con fare altezzoso.

Dalla sua risposta, l'angelo capì che questi pullman erano un fenomeno molto noto nel mondo degli umani. E che se avesse chiesto come fossero, il ragazzo avrebbe sgranato gli occhi.
Ma non riuscì a trattenersi.
La curiosità era troppa. E i peli sulla lingua non gli mancavano.

"E cos'è un pullman?"

"È come una macchina. Le vedi? -gli rispose il ragazzo, dopo un attimo di smarrimento. Indicandogli la fila di annoiate vetture, in coda sulla strada per la città- solo molto più grandi. Così trasportano più gente."

All'angelo sembrò una cosa comoda.

"Voglio provare anch'io." dichiarò.

Il ragazzo ebbe un altro attimo di smarrimento.

"Seguimi." gli disse infine.

L'angelo seguì lo sguardo del ragazzo, che si posò su una grossa scatola rossa.

"Sì, è quello giusto. Sali con noi."

"E dopo?" chiese l'angelo, riflettendo sul da farsi.

"Dopo cosa?"

"Dopo dove scendo?" si preoccupò il ragazzo dai capelli d'oro.

"Vieni a scuola con noi!" disse il ragazzino, come se fosse già sottinteso.

"Scuola?" un espressione accigliata si fece spazio sul suo viso.

"Ma... Ma da che parti arrivi tu? Non sai cos'è una scuola?"

"Non ne ho mai sentito parlare." ammise.

Il ragazzino scoppiò a ridere, convinto che lo strano personaggio si stesse prendendo gioco di lui.
Lo invitò a prendere posto su un sedile dell'autobus, mentre lui rimase in piedi afferrandosi ai sostegni. Poi chiamò i suoi amici, presentandoli a quel tipo strano:

"Questi sono Austin, Simone e Stella. Il mio nome è Andrew. Andiamo in un liceo poco distante da qui, però di mattina c'è traffico. E tu chi sei, che mi sembri un po' sfasato?"

L'angelo evitò di chiedere cosa significasse "sfasato" e si concentrò sulle parole della piccola donna:
Non mostrare mai che sei un angelo. C'è chi potrebbe farti del male per questo.
Non era sicuro di potersi fidare di Andrew e dei suoi amici, troppo giovani e curiosi.
Quindi, per presentarsi, ricorse a uno dei tanti lavori del pazzo:

"Sono un insegnante, però ho ancora tanto da imparare."

Andrew fece un balzo all'indietro. Austin si lasciò scappare un'espressione buffa. Simone scoppiò a ridere. E Stella lo guardò con occhi sognanti.

"Oh... -sospirò la ragazza- un professore così giovane."

"Ho tanto da imparare..." precisò l'angelo.

"Per questo sei -o, mi scusi- è diretto alla nostra scuola, professore? Ha un incontro con qualcuno?"

"Ma certo! -esclamò Andrew interrompendo Austin- il professor Smith ci aveva detto di quel giornalista che doveva venire a scuola a parlarci... Per caso lei è il giornalista?"

Ormai l'angelo si era messo nei guai.

"Sì -rispose, anche se un po' incerto- sono un giornalista e ho incontrato molte persone: sono stato ovunque nel mondo."

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora