DANIEL'S POV'
L'angelo vagava sulla Terra ormai da molto tempo.
Si muoveva avanti e indietro. In quella città che se aveva capito bene si chiamava New Delhi.
Aveva esplorato tutte le vie ed era entrato in tutti i negozi. Dato che non aveva soldi non comprava mai niente. Si limitava ad osservare tutto con stupore ma senza toccare nulla.
Si trovava davanti al Red Fort e restava lì ad osservare le persone.
Le bambine, le ragazze e le signore lo guardavano negli occhi e questo lo spaventava.
Aveva la sensazione che la gente quando incontrava i suoi occhi, avrebbe potuto scoprire il suo segreto.
Aveva paura che la gente riuscisse a vedere l'angelo che c'era in lui.
Camminava da giorni senza mai fermarsi, lasciando che le sue ali si spogliassero passo dopo passo.
In ogni volto riusciva a scoprire un'emozione nuova. O almeno così gli sembrava.
Aveva imparato a leggere gli occhi della gente. Attraverso i quali ne intuiva i pensieri e più li capiva. Più si arricchiva di storie. Di emozioni non scritte, mai rivelate.
Dall'ira alla riconoscenza. Dalla sofferenza alla tristezza. Dalla nostalgia alla curiosità. Dall'innocenza alla saggezza. Dalla goffaggine all'ironia.
L'angelo aveva capito che, l'uomo stava anche nei piccoli peccati e nelle piccole virtù.
E lui non era convinto di potercela fare.
Ma dopo tanto vagare. Iniziò ad avvertire il peso della vita.
Camminava da tanto ma non era ancora riuscito a trovare risposte a domande essenziali:
"Perché agli umani piace vivere?"
Le emozioni che gli si addensavano intorno lo stordivano. E così sentì il bisogno di fuggire da tutti.
Aprì le ali o meglio le poche piume che ne restavano. E spiccò il volo.
In breve il paesaggio cambiò: le case scomparvero. Lasciando il posto ai prati di un verde smeraldo, interrotti solo da un piccolo ruscello.
L'angelo planò in riva all'acqua e in quel momento sentì una voce.
"Orietur in tenebris..."
La voce era potente ed avvicinandosi di più alla fonte di parole. Notò l'essere che aveva infranto il silenzio.
Era disteso sul prato.
Alzò la testa. Vide l'angelo che planava e richiudeva le ali. Ma non ne fu per niente sorpreso.
Se ne stette sdraiato sull'erba a urlare quelli che per lui erano sospiri.
"lux tua!" completò ignorando la presenza dell'angelo.
L'angelo si avvicinò ancora. E adesso che lo vedeva meglio, l'uomo gli apparve molto simile alla piccola donna che l'aveva accolto e alla quale.
-Adesso che ci pensava, non aveva mai chiesto il nome.-
Solo con un sorriso triste.
Il suo petto si alzava e si abbassava sotto la camicia di lino sporca di erba e terra. I suoi capelli chiari erano sparsi sulle sue spalle e sull'erba. E le braccia aperte verso le stelle lo facevano assomigliare ad un cristo crocefisso.
Per il buio l'angelo non riusciva a distinguere il colore degli occhi dell'uomo. Ma in quello sguardo riposava una dolcezza insospettabile.
"Orietur in -disse l'uomo, ansimando- tenebris lux tua!"
L'angelo non capì le sue parole, poiché non era una lingua che aveva imparato.
Solo in quel momento notò che l'uomo stringeva, nella mano sinistra, un grosso boccale colmo di birra chiara.
L'uomo era ubriaco.
L'angelo aveva già incontrato degli ubriachi nel suo vagare senza meta: ogni tanto, di sera, qualcuno beveva molto e subito stava bene. Ma poi il suo umore crollava e ci voleva qualcuno che gli stesse vicino, che lo consolasse. Ma l'angelo aveva capito che le persone si ubriacavano proprio perché erano sole. Perché in quel momento non potevano avere nessuno a fianco. Oppure ce l'avevano ma a loro non bastava.
Questa volta però era diverso: l'uomo aveva l'aria di essere ubriaco per scelta e non per disperazione o solitudine.
Una sorta di presa di posizione.
Forse solo i pazzi, gli ubriachi potevano davvero vedere il cielo e abbracciare le stelle?
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormaleNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...
