L'alba ✔

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Il cielo non era mai stato così chiaro, si intravedeva un angolo sferico sbucare dietro l'orizzonte.

Dopo tante ore di buio, la luce faceva quasi male agli occhi ma si riuscivano a cogliere profumi mischiati a rugiada estiva e fresco calore mattutino.

Colori ancora opachi: come il violetto che, man mano che il sole lentamente si svegliava, sfumavano nel giallo splendente più luminoso del triste violetto dipinto dalla lucente stella che sorgeva. Spuntavano quando ancora la mente percepiva il bisogno di socchiudere gli occhi per la troppa seppur meravigliosa luce.

Infine un esplosione di colori caldi: rosa, arancione, giallo...

Una punta d'azzurro apparve improvvisamente e segnò la fine del risveglio del sole stanco.

L'ALBA.

Io... Io, avevo visto l'alba! E stavolta non l'avevo immaginata mentre leggevo un libro, non l'avevo vista in una fotografia. Avevo sentito i piccoli raggi infrangersi su di me. Avevo sentito quel profumo. Avevo sentito il calore nascere sulla mia pelle, e l'avevo visto morire dietro uno stormo di cicogne che attraversava il cielo, le ali dalle punte nere allungate come fronde di palma, oscurarono il sole solo per qualche istante, perché niente poteva coprire una stella.

La stella più vecchia aveva 2055 anni.

La prima biblioteca pubblica di Roma risaliva infatti al 39 a.C ed era stata realizzata da Asinio Pollione.

Era stata un'idea di Cesare, che venne ucciso prima di vederne terminato il progetto.

La biblioteca venne costruita poco lontano dal foro, sull'Aventino, vicino al tempio della Libertà, ed era formata da due grandi edifici gemelli e speculari: uno per i testi latini e uno per i testi greci.

Fuori, sei statue omaggiavano i più grandi poeti di Roma. Varrone, il grande letterato romano, era l'unico tra i viventi a figurare tra le statue. Era in quel momento che Roma oscillava tra il bisogno di conservare il suo passato e il compito di insegnare a sostenere lo sguardo verso il futuro.

D'allora lo faceva attraverso l'austero salone della Casanatense, gli antichissimi manoscritti della Vaticana, le sale di lettura affrescate dell'accademia dei Lincei o attraverso lo spaventoso mascherone di pietra che era l'ingresso di una strana e inaccessibile biblioteca tedesca di Roma.

E anche oggi sarei andata in biblioteca: biblioteca hertziana. Questa sarebbe stata la mia prossima tappa. Dovevo scoprire il più possibile e al momento l'unico modo era questo.

Il terribile mascherone dell'ingresso, ispirato dai mostri che popolavano il giardino di Bomarzo, lo proteggeva dietro le sue fauci, nei pressi della scalinata di piazza di Spagna.

La biblioteca Hertziana, chiamata così dal nome di colei che l'aveva fondata nel 1913, Enriette Hertz, possedeva una delle più grandi collezioni di libri e foto sulla storia dell'arte.

Era una delle più moderne di Roma: sopra i resti dei giardini di Lucullo s'innalzava la nuova struttura dell'edificio ideata dall'architetto Navarro Baldeweg che, inondata di luce naturale e invisibile dalla strada, riprendeva in modo geniale l'antica struttura a terrazzamenti del vecchio ninfeo.
La modernità della fruizione libraria era impressionante, gli ottanta specialisti che potevano accedere alle sale usufruivano di un sistema di tracciamento personalizzato, di digitalizzazione dei libri e potevano cercarli tra gli scaffali in assoluta autonomia.

《Perché un libro messo male è un libro perso.》 Mi disse la responsabile che mi accompagnava a vedere le fondamenta, dove due serrande elettriche nascondevano i resti di alcuni mosaici romani.

La cosa che rimaneva più impressa lì dentro era la luce, una luce chiara che, non dava fastidio ma che era ovunque, in una calma perfetta per dedicarsi alle cose dell'arte.

Nel giardino, i fiori profumavano l'aria. Le api ronzavano sulla mia testa e proprio davanti a delle margherite rosee, sbucava una copertina color cenere, un po' bruciacchiata.

Dopo aver opposto un po' di resistenza, come se le radici di quei fiori e di quelle piante la stessero tenendo abbracciata, riuscii ad averla nelle mani. Anche se con un ematoma sul fondo schiena, a causa dello sbilanciamento.

IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora