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Entriamo nel locale, e il campanellio della porta mi fa drizzare i peli sulla pelle.
Va tutto bene. Va tutto bene.
Ci avviciniamo al tavolo.
Va tutto bene.
Ci sediamo.
Sì, è tutto okay.
Chiama una delle cameriere, e poi si rivolge a me sorridente.
«Cosa vorresti prendere?».
No, non va affatto bene!
È così carino con me, ed io invece... Devo dirglielo, subito!
«E-eugene senti, ti devo dire una cosa»
Lui rimane col sorriso in volto, ignaro di tutto.
«Va bene, ma che ne dici se prima ordiniamo qualcosina? Riempiamo un po' lo stomaco» ridacchia, simulando un pancione enorme, nel suo addome sottile.
Vorrei lasciarmi sfuggire un sorriso a quella vista, ma non posso.
«Non so se avrai ancora voglia di fare colazione insieme».
A queste parole si drizza come un soldato sull'attenti nella sedia, poi il suo viso tralascia una nota di tristezza.
«Ho fatto qualcosa che non va?» «Stai scherzando! Assolutamente no! Tu sei okay, sono io che... Che...».
Le mie dita iniziano ad attorcigliate freneticamente l'orlo della mia maglia, camuffando in parte il sudore che si accumula sulle mani.
«Che...?» domanda lui, sempre con tono docile, ma preoccupato.
Non sembra minimamente sospettare cosa potrebbero essere, visto il suo sguardo da cane bastonato. Come se fosse sempre lui la causa di un qualcosa di negativo.
Gonfio i polmoni, e mi preparo.
Non posso tirarmi indietro.
«Ho baciato Chase. Anche se, non per giustificare la cosa, ma  sarebbe più corretto dire che sono stata costretta da lui a baciarlo. E giuro, che non ricapiterá più che io sia sola con lui. Anche se, pure questa volta, sono stata costretta a forza» dico tutto d'un fiato.
I suoi occhi si incupiscono sui miei.
Ma sono inespressivi. Non riesco a capire cosa comunicano.
Forse rabbia? Sorpresa? Disprezzo?
Si morde per un attimo il labbro, e lo trovo tremendamente sexy ma, ripeto, non è il momento, Brianna!
«P-puoi dirmi qualcosa?» chiedo quasi supplicandolo, e mi ritrovo a pensare di essere una masochista.
«Non so, sono combattuto. Ti credo, e su questo non ci piove. Posso tranquillamente immaginarlo, e ormai ho capito come agisce quel ragazzo, Chase...» sembra così disgustato mentre pronuncia quest'ultima parola. «...Ma, fa comunque male saperlo. Sapere che riesce ancora ad ottenere quel che vuole. E io ho timore.
Non sembravano minacce infondate quelle che mi diceva. Quella sua convinzione che tornerai da lui-» «Fermo Eugene! Io non tornerò proprio da nessuno! Io sono la tua, TUA, ragazza e non tornerò sicuramente da lui, okay?!».
Sospira, inalando tutta ciò che ha nei polmoni.
«Lo so, Brianna. Ti credo, davvero. Ma, non sei tu qui il problema.
Sono io. Come posso fare a impedirgli di avvicinarsi a te, di farti del male, di portarti via da me... A forza...» sottolinea fin troppo «... Se io stesso non sono in grado di proteggerti? Mi sento debole, ed inutile».
Le sue parole sono così amare e fredde con se stesso da farmi rabbrividire.
«Eugene ascolta, tu non sei inutile. Ficcatelo in testa!» cerco di incoraggiarlo, ma finisco solo con il sembrare incazzata.
Com'è che i ruoli si sono invertiti?! Dovrebbe essere lui quello furioso, e io quella che si scusa.
«Brianna, lo apprezzo. Sul serio. E so che sei sincera, ma... Al momento è questo che la mia testa percepisce, e sai meglio di me, che la mente umana può essere più forte e tremenda di molte altre cose ...» dice probabilmente riferendosi ai corsi di filosofia e psicologia che frequento, «... Quindi meglio di me, sai che quando si è convinti di una cosa, poco importa cosa si dice, questa persona sarà convinta fino allo stremo. Fino a quando lei stessa vorrà che sia così».
Si, purtroppo capisco cosa intende.
Si fissa per qualche secondo le mani, poi risale le braccia.
Si guarda nel riflesso dell'enorme specchio che percorre l'intera parete, rendendo la stanza immensa, e quasi schifato da se stesso, scorge ogni minimo dettaglio del suo corpo seduto. Del suo viso.
Dei suoi occhi, ora sempre più neri.
Vorrei così tanto vedere ancora quel dolce cioccolato sulle sue iridi.
«Avevi ragione. Non mi sento più di proseguire la colazione. Con permesso».
Si alza lento, e trucida ancora una volta la sua immagine sullo specchio.
«Eugene!» grido, seguendo con gli occhi la sua schiena. Però non si volta. È come se non mi avesse sentita.
Vorrei alzarmi e fermarlo, ma per qualche ragione, i miei muscoli non rispondono. È come se un'improvvisa ed enorme gravità, mi tenesse incollata a questa sedia.
Lo seguo ancora con gli occhi, fino a quando il campanellio della porta annuncia la sua uscita, e successivamente, la sua scomparsa.

Non so bene come prenderla.
Certo, è molto meglio rispetto al cataclisma che avevo immaginato io, ma... No, forse non è affatto meglio.
È da stamattina che non riesco a  ricontattarlo.
Ai corsi non si è presentato e non risponde alle chiamate.
Sono anche andata a casa sua, ma non c'era nessuno a quanto pare.
Spero solo non si sia volatilizzato.
Spero solo di poterlo vedere ancora.

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora