Il giovedì non ci mette troppo ad arrivare, come anche il freddo.
Le temperature stanno calando a picco, e non oso immaginare a Natale come sarà stare sulla baita in montagna.
Poco ma sicuro, non uscirò da lì nè mi allontaneró dal caminetto, nemmeno se mi dicessero di aver avvistato uno Yeti nelle vicinanze.
«È la nostra» annuncia Eugene distogliendomi dai pensieri.
Oggi è tornato quasi al suo vecchio look, circa.
Indossa dei nuovi jeans scuri, ma anche una delle sue camicie impeccabili.
I capelli sono sistemati dal gel, tirati indietro sulla nuca.
Ma non porta gli occhiali.
Ormai le lenti sono diventate una dipendenza per lui.
Ha ammesso "che è bello poter tornare a vedere con i propri occhi".
Mi fa un certo effetto vederlo così, eppure lo trovo sempre più dannatamente sexy ogni giorno che passa.
Prendo la borsa, ricontrollo un'ultima volta di aver preso tutto (mi capita spesso di lasciare qualcosa in giro) e scendo dal treno, seguita da lui.
«Dovrebbero essere qui nei paraggi. Li riconoscerai subito, fidati».
Acciglia un sopracciglio, come se avessi detto una cazzata. Ma si limita a fissare intorno a sé.
Scrutiamo insieme tutte le teste nella stazione (non che ce ne siano molte qui, comunque) fino a fermarci in due capi molto distinti.
Uno indossa un cappello da contadino sgualcito e sporco di chissà che cosa. Non oso pensare a che sostanza associare quelle chiazze color... Beh, si è intuito.
A indossarlo è un uomo piuttosto anziano, con la classica aria da campagnolo, con cannoniera sudaticcia e pantaloni cenciosi,
coperto dal freddo solo con un giubotto largo, anch'esso malandato.
L'altra testa è più curata. A partire dal leggero fazzolettino color pastello, che decora la graziosa acconciatura anni '50, come anche il pomposo vestitino ispirato alla stessa annata.
La donna posa i suoi occhi sui miei e un sorriso le riempie, il volto.
«Briciola!».
Perfetto, ancora quell'orribile nomignolo.
«Sono loro!?» domanda Eugene in un sussurro, mentre mia madre corre verso di noi come una gazzella in sovrappeso, intenta a fuggire dal predatore.
«Giá...» sospiro.
Perché l'ho portato qui?
Me ne sto già pentendo.
Ci sarà un motivo se non ho mai presentato nessuno, e dico NESSUNO, ai miei prima d'ora?
Che avevi per la testa quando lo hai invitata Brianna!?
«Tu devi essere Eugene!» dice quasi strozzata dall'affanno.
Nonostante dica di essere costantemente a dieta, non vedo un grande miglioramento su di lei. È sempre la solita pacioccona, nulla a che vedere con l'esile, troppo quasi, corpicino di papà.
«Bambina mia, bentornata» dice il vecchio dietro le spalle delle piccola e tozza donna.
Il suo sguardo mi scalda, e mi sembra quasi di abbracciarlo, senza davvero farlo.
«Grazie papà. Si, mamma è lui. Ma non potevi prima salutare me?» dico fingendomi arrabbiata.
«Suvvia, non fare la gelosa. Vieni Eugene, la macchina è di qua. Sarai stanco! Ti ho preparato un bel pranzett-» «Cara, lascialo almeno respirare. Scusala ragazzo, non è abituata a questo genere di eventi. È la prima volta che la nostra bambina porta a casa qualcuno, e non un semplice amico. Il ragazzo». Alle parole di papà Eugene strabuzza gli occhi, dirigendoli a me.
"Sono il primo?!" urla il suo sguardo.
Sorrido, cercando in qualche modo di rassicurarlo.
Credo.
Non so nemmeno io come comportarmi.
Che ansia! E sono i miei. Non oso immaginare come sta messo dentro lui.
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Ed un Nerd mi sconvolge la Vita
Teen Fiction[DISPONIBILE CARTACEO ED EBOOK] Più info nella bacheca e nel capitolo "Ed un Libro mi sconvolge l'Olfatto" ??? Serve davvero una trama? Non dice già tutto il titolo stesso? Avanti, se vuoi saperne di più, leggi ora. Se la storia vi piace, supportate...