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*Toc toc*
«Ehi Brianna? Sei sveglia?».
Dall'altra parte della porta sento la voce di Eugene.
Che vuole ora?
Sono ancora così incazzata con lui.
«Brianna?» insiste sussurrando, probabilmente per non svegliare i miei, che sono nella stanza esattamente affianco.
«Sta zitto Eugene, ora ti apro!».
Mi dirigo alla porta con passo un po' troppo pesante, e prima di aprire fisso la mia immagine sullo specchio.
Pietosa.
Un paio di pantaloni larghi a pinguino e un felpone che perfino mio zio Earl potrebbe indossare, e pesa 110 chili.
Va beh, c'è poco da fare comunque, e poi non mi importa come mi vede, non lo attraggo neanche un po'.
«Finalmente!» «Ma che vuoi!? Sei tu che vieni a bussare in camera mia nel cuore della notte!» discutiamo silenziosamente fino a quanto un sonoro russare di papà mi fa riflettere sul da farsi.
«Meglio che entri, anzi che stare in corridoio! Che avrebbero pensato i miei se ti avessero visto!?».
Varca la porta e si avvicina pericolosamente alla mia faccia con fare serio.
«Probabilmente avrebbero pensato che sto approfittando della loro figliola» «Che cos-!?».
Prima che possa realizzare le sue parole, la bocca mi viene serrata da un bacio veloce, intenso, passionale.
Cerco di respingerlo. Ma...
Okay non è vero, non lo respingo affatto.
Lo volevo così tanto questo bacio.
Affondo le mie dita tra i suoi capelli e mi lascio trasportare dalla sua lingua.
«Non sembri riluttante ora, eh?» sogghigna, e odio l'attimo in cui si stacca da me.
«Non lo sono» sogghigno a mia volta, tornando a creare quel contatto tra noi.
Fa due passi in avanti, senza ma togliere le sue labbra dalle mie, costringendomi ad indietreggiare al suo ritmo.
Seguo i suoi passi fino ad inciampare nel letto che sta alle mie spalle.
Rimango impietrita appena lo vedo levarsi di fretta la maglia del vecchio pigiama di papà che non gli rende affatto giustizia.
Il suo torace ora è in mostra, come anche la linea dei suoi boxer sotto quegli odiosi pantaloni di franella celeste.
«È il tuo turno» «C-come?» «Tocca a te levare qualcosa ora» «Oh, ah... Uhm si».
Ehilà Brianna?! Ci sei?!
Provo a sfilare il felpone di corsa, con il risultato che rimango con la testa incastrata.
Oddio che imbarazzo!
«Lascia, faccio io».
In un attimo torno a vedere, e la felpa giace a terra accanto alla sua maglia.
«Non coprirti» sussura a un soffio dalle mie orecchie, e solo ora realizzo di avere le braccia conserte sul mio petto.
«S-si, scusa».
Lo dico, ma a quanto pare il mio corpo non ne vuole sapere perché le braccia rimangono sempre lì, immobili.
«Ho capito, faccio io».
Indietreggia il giusto per allungare le mani sulle mie e scoprire il seno.
Poi, senza preavviso inizia ad accarezzarle, a stringerle, a giocarci.
Dio che imbarazzo!
«E-Eugene, posso fare anche io qualcosa?» domando in preda al panico più totale.
Ma che mi prende?! Non è la mia prima volta, eppure, mi sento così... Impacciata.
«Va bene» sorride malizioso mentre torna in piedi.
Leva con eccessiva calma i pantaloni.
Poi percorre con le dita la linea sottile ed elastica dei boxer.
Oddio, ci siamo!
Brianna ci siamo! Preparati!
Passa qualche secondo, ma non sembra muoversi di un millimetro.
«I-i boxer» «Si?» domanda serio.
«Devi togliere i b-boxer... I boxer».
«Non capisco» «I boxer!»
«Briciola che stai dicendo? È ora, dai!».
In un attimo il volto serio di eugene lascia spazio a quello incuriosito di mia madre.
«Vuoi perdere anche il treno di stamattina?».
«No» bofocchio, mentre a stento trattengo un grido isterico per la rassegnazione.
Era tutto un sogno, merda!

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora