•14•

2.3K 192 30
                                    

Era proprio come oggi.
Una fredda giornata di temporale.
Nello stesso posto.
Con la stessa persona.
Due anni fa, quando io e Chase ci lasciavamo.
Quando io avevo posto fine alla parola sofferenza.
Non riuscivo più a sopportare tutto quello.
Non riuscivo più a sostenere le sue bugie.
Eravamo così simili, eppure allo stesso tempo così diversi e lontani.
E tutto per il desiderio irremovibile di Chase, di essere importante, invidiato, amato... Di essere qualcuno, senza rendersi conto che già lo era per me.
Ricordo ancora la prima volta in cui ci conoscemmo. Era l'ultimo anno di liceo nella mia città natale. Ero una secchiona, un topo di biblioteca, insomma, la solita sfigata e non mi importava di nessun'altro finché non è apparso lui. Lui si era appena trasferito.
Un ragazzo taciturno, dai capelli foltissimi e ricci, come un cespuglio, portava grossi occhiali da vista, ed era pieno di brufoli.
Nulla a che vedere con l'attuale Chase, eppure io lo preferivo così.
Era un emarginato. Escluso da tutti per il proprio aspetto, esattamente come lo ero io.
Forse è proprio per questo motivo che ci avvicinammo tanto l'un l'altro.
Ci comprendavamo e ci davamo man forte. Dopo un paio di mesi passati a conoscerci, finimmo con lo stare insieme.
Il nostro primo bacio, il nostro primo appuntamento, il nostro primo sesso.
Sperimentammo tutto insieme.
Era tutto perfetto, avevamo persino scelto la stessa università e facoltà.
Sembrava tutto magnifico, impenetrabile, fino a quando non ci trasferimmo qui.
Lui nei dormitori dell'Università, io in un piccolo appartamento decrepito nel centro di questa cittadina.
Iniziò con piccoli cambiamenti fisici.
Curava di più l'aspetto e faceva palestra. Poi cominciò a fumare, a bere, e a partecipare a feste universitarie, solo per sentirsi come i ragazzi che frequentava: un "figo". Infine arrivò a fare uso di droghe.
Per un periodo provai a farlo smettere, ma non volette saperne.
Stavamo ancora insieme, io lo amavo nonostante tutto e anche lui diceva di amarmi. Diceva che non avrebbe mai smesso di farlo, eppure teneva nascosta a tutti la nostra relazione.
Durante i corsi non potevo sedermi vicino a lui, non potevo nemmeno rivolgergli la parola, ma soprattutto non potevo ingelosirmi se altre ragazze flirtavano con lui davanti a me. Perché io, durante il giorno, non esistevo.
Vivevo letteralmente nell'ombra, ma non mi importava. Andava tutto bene finché, una volta soli, potevamo essere noi stessi.
Potevamo essere Chase e Brianna.
Sopportavo tutto in silenzio e gioivo di quelle piccole ore trascorse nel mio appartamento. Fino a quando, un giorno, tornando a casa, l'ho trovato in cucina seduto con un'altra ragazza. Non era la prima volta che portava in appartemento qualche suo amico. Lo spacciava per suo, un regalo, di suo padre per quando voleva staccare dalla vita universitaria che lo costringeva al  dormitorio. Questo lo aiutò a suscitare invidia nei suoi amici, quella che tanto bramava.
Come dicevo, non era la prima volta, ma di solito avvisava, così che io rimanessi fuori casa per un paio d'ore e lui potesse divertirsi. A me non dispiaceva, passavo più tempo a studiare in biblioteca.
In testa pensavo a tutte le scuse possibile che avrei potuto dire per non far imbarazzare Chase davanti alla sua amica, ma ero così sorpresa da non riuscire a pensare a nulla.
Non facevano niente di male e so per certo che Chase non avrebbe fatto nulla con quella ragazza, ma le sue parole mi ferirono più di mille aghi.
Quando entrai erano stupiti tanto quanto me.
«Bri! Che ci fai qui? Sei tornata prima» diceva leggermente impanicato. «Lei chi è?» chiese la ragazza, seduta sullo sgabello, dove poco fa ho curato le mani di Chase.
Un attimo di esitazione nei suoi occhi, un leggero scambio di sguardi: il suo mortificato, il mio preoccupato.
«Lei è mia sorella, Brianna».
In un nano secondo tutto il mio mondo si era sgretolato, mentre il mio cervello aveva finalmente ingranato.
Aveva reagito a quei due anni di inferno, cammuffati da me stessa con il solito "mi sta bene".
Era davvero così importante apparire? Era più importante dei miei sentimenti? Era più importante di noi?
Il cuore si era gelato, come anche i miei occhi.
«Fratellone» dissi ormai senz'anima «Avrei bisogno di parlarti». Lui capì al volo cosa volevo e salutò la ragazza accompagnandola alla porta.
Una volta soli inizio il suo soliloquio.
«Senti Bri, non è come pensi. Stavamo passeggiando e mi ha chiesto di bere qualcosa. Eravamo sotto casa tua e allora le ho offerto una birra. Giuro che non l'ho nemmeno toccata! Sei l'unica per me...» e gli credevo. Sapevo di essere l'unica ragazza per lui, ma sapevo anche di essere seconda alla sua popolarità. E lo sarei sempre stata.
«Bri, io ti amo. Lo sai vero?» si avvicinava, con un sorriso disperato. Lui sapeva, conosceva quello che sarebbe successo di lì a poco.
Mi scansai e andai verso la porta.
«Non c'è più un noi Chase, è finita»
«Brianna! Per favore ascoltami. Te lo giuro, voglio solo te!» non è vero! Tu vuoi l'attenzione di tutti!
Non gli risposi. Mi diressi in bagno, e serrai la porta. Lui battè violentemente le mani su quest'ultima. Passarono minuti o forse ore, prima che la smettesse rassegnato.
Sentii chiudersi la porta d'entrata, e solo allora mi lasciai trasportare da un pianto isterico. Sovrastato delicatamente dallo sbattere della pioggia, e dai tuoni rimbombanti in tutta la casa.
Da quel giorno in poi, non ho più parlato con Chase. Lo evitavo come la peste e dopo qualche mese si rassegnò. Mi faceva così male vederlo sorridere con i suoi amici, come se nulla fosse. Come se l'unica che aveva perso qualcosa di importante, fossi solo io.
E fu così, che per vendetta e dolore iniziai la mia rinascita.
Cominciai con l'aspetto, successivamente con il carattere ed infine con le feste.
In poco tempo mi ritrovai nel gruppo dei ragazzi più "cool" del campus, e lì, conoscendo Cherry, finií col frequentare di nuovo Chase e la compagnia che lo aveva portato via da me.
La mia popolarità era salita, esattamente come era accaduto con la sua. Con l'unica differenza che mi ripromisi di non lasciarmi trasportare da tutta quell'esaltazione.
Sospiro ancora.
Respiro ancora.
Scaccio le lacrime.
Ricordare fa male, ma è un esigenza irrefrenabile della nostra mente per potersi proteggere.

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora