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Entro in camera, e subito dopo entra anche lui.
Chiude la porta con tutta calma, calma che in un batter d'occhio svanisce.
«Davvero? Ora siamo solo semplici compagni di classe? È così che mi presenterai a tutti? O dirai che sono un tuo collega?». Allora mi ha sentito stamattina mentre parlavo con Chase.
«Non puoi prendertela con me soltanto! Sì, è vero. Ho sbagliato io. Ma non so nemmeno se posso ancora dire di essere la tua ragazza. Mi dai segnali sempre meno evidenti della cosa!» «E di chi pensi sia la colpa?» «Ti ho già detto che mi dispiace!» «Non è questo che voglio! Vorrei solo che mi trattassi per quello che sono anche davanti agli altri! Hai idea di come io mi senta?».
Dio, se ne ho idea.
Gli sto facendo così male.
Un male che mi ero ripromessa di non rivivere più, ne di far rivivere in altri.
«Perdomani Eugene. Domani ne parlerò con i ragazzi. Sono stata una sciocca».
Inconsapevolmente mi sfugge una lacrima. Fantastico!
Ora penserà che sono pure una frignona.
«No, scusami. Non avrei dovuto reagire così. Vieni qui».
Allarga le braccia, e mi immergo nel suo petto.
Una morsa leggera e tenera mi stringe a sé. Annuso la sua impeccabile camicia, sa di pulito. Quel pulito che non ricorda solo l'odore del detersivo, ma riporta alla mente l'odore di casa, di famiglia, di affetto.
Mi lascio coccolare, e stringo a mia volte le mani sulla sua schiena.
Solo ora mi rendo conto di quanto sia effettivamente alto.
Ho sempre pensato fossimo poco distanti, invece è molto più alto di me.
Alzo la testa, in cerca dei suoi occhi. I suoi bellissimi occhi.
«Eugene?» «Si?» «V-vorrei baciarti».
Sorride a trentadue denti. Quei denti che prima erano sempre nascosti da una rete ferrea.
«Non serve che chiedi il permesso».
Si china verso di me, appoggia la sua fronte alla mia. I nostri nasi si sfiorano, e la nostra occhi si cercano.
Un tocco, leggerissimo ma carico di desiderio.
Le labbra si sfiorano per poi riavvicinarsi.
Di più, voglio sentirle di più.
Tolgo la presa dalla sua schiena per portare le braccia intorno al suo collo, e mi ritrovo a premere il suo volto al mio.
Ma che mi prende?! Davvero, da quando sono così... Così!
Lui fa lo stesso. Accarezza prima le mie guance, poi tiene ben salde le dita sul mio volto, attirandomi sempre di più a sé.
Quello che prima era un bacio casto e soave, ora è uno scambio di respiri affannati dal desiderio di osare di più.
Eccole.
Le nostre lingue si sfiorano.
Si assaporano.
Si divorano.
E io mi ritrovo costretta ad allontarmi, ormai senza fiato.
Ci fissiamo.
Fissiamo i nostri toraci fare su e giù per l'eccitazione, per l'affanno.
Nella stanza non si sente altro che i nostri respiri, e questo ci riporta alla realtà.
«Brianna! Rimani per cena!?» grida Susanne dalle scale, facendomi quasi prendere un infarto.
«G-grazie ma non voglio creare a-altro disturbo!» urlo a mia volta.
«Nessun disturbo, cara! Eugene, scendi a dare una mano!» «Si, mamma!... S-scusala, tende spesso a fare così»
«N-nessun problema. A-andiamo?».
Si scansa a lato lasciandomi passare e per un attimo sento i suoi occhi divorare la mia schiena nuda.
Merda! Solo ora ho realizzato che ho messo questa maglia per lui, e che l'ha vista pure sua madre!
Oddio, le sarò sembrata una scostumata.
«T-ti sta davvero bene questa maglia» sussura chiudendo la porta. E peggiora soltanto il mio attuale imbarazzo.

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora