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Dopo l'imbarazzante figuraccia di ieri mattina, non siamo più riusciti a guardarci negli occhi per tutte le quattro ore di lavoro, apparte quando il vecchietto ha chiesto ad entrambi quale poteva essere il frullatore migliore per il regalo di nozze della nipote.
Oggi ho ancora più paura di ieri ad entrare in negozio.
Ma... Devo.
Aspetto che le porte si aprano, segnalando che Eugene è già dentro al negozio, pronto per un'altra giornata lavorativa.
È incredibile, ogni volta è sempre qui prima di me, già al lavoro, mentre scarta cartoni, e accende e controlla uno ad uno i dispositivi. È davvero una persona diligente e affidabile, non mi sorprende che la sorella di Febo abbia dato a lui le chiavi del negozio.
Chissà da quanto si conoscono? Lavorerà qui da tanto Eugene?
Sono venuta molte altre volte prima qui, ma non ho mai davvero fatto caso a chi mi serviva. Di solito mi rivolgevo ad Hellen per ogni cosa, e mi ha stupito sapere che era incinta. L'ultima volta che l'ho vista sarà stato sei mesi fa, ed era sempre un figurino. Ma soprattutto, mi ha sorpresa sapere che è la sorella di Febo. Però ora che ci penso, si somigliano molto.
Finisco di cambiarmi tra un pensiero e l'altro, però stavolta mi sono prima assicurata di essere sola in spogliatoio.
Appena esco, trovo già al bancone un cliente.
Un ragazzo, alto, incapucciato fino al naso. Puzza leggermente di alcol ed erba. Cammina ricurvo su sé stesso, mentre aspetta che io lo serva.
È davvero sospetto, meglio che stia attenta.
«Buongiorno. Come posso aiutarla?» chiede Eugene precedendomi.
Forse pensa lo stesso di questo ragazzo.
«Voglio parlare con lei» sussura, e per un attimo mi sembra quasi di riconoscere la voce.
«La signorina è occupata al momento. Chieda pure a me, sarò felice di aiutarla» continua Eugene, mentre mi fa cenno con lo sguardo di allontanarmi dal bancone.
«Senti, non voglio essere scortese. Ma... Vuoi levarti dal cazzo?! Ho detto che voglio parlare con lei» e stavolta non sbaglio. Riconosco le sue parole taglienti, il suo tono spavaldo.
«Chase?!» «Bellezza, possiamo parlare?». Leva il cappuccio e rivela il suo aspetto orribile.
Volto sciupato, pallido, con grandi occhiaie, e il bianco dell'occhio non più tanto bianco. Piccoli capillari rossi disegnano dei sentieri cremisi nei suoi occhi.
Incrocio lo sguardo di Eugene e mi tornano subito alla mente le sue parole, "...ho capito che tu e il biondino portate solo guai...".
«Chase, non ora, sto lavorando. Parliamo dopo» «Dopo un cazzo! Ho bisogno di parlarti ora!» ringhia afferrando velocemente il mio polso. Mi tira a sé, e sbatto leggermente l'addome contro il bancone cercando di non rovesciare tutti gli articoli sopra.
Maledizione Chase! Se continua così mi ritroverò a pagare di tasca mia tutti i danni. E al momento non ho tanti fondi.
«E va bene. Ehm... potrei avere il permesso di lasciare il negozio per due minuti?» domando al ragazzo poco più basso.
Lui sbuffa annoiato. Si toglie gli occhiali, li poggia affianco alla casa e si gratta gli occhi.
Fantastico! Ora ho fatto arrabbiare pure lui.
«Gentile...» accentua ironico «...cliente, devo chiederle di uscire, o sarò costretto ad allontanarla io».
Sento la presa di Chase sul mio polso farsi sempre più stretta, mentre nel suo viso non c'è più un briciolo di coscienza. «Mi prendi per il culo!? Che problemi hai sfigato?!».
Chiudo istintivamente gli occhi appena lo vedo alzare il pugno in cielo.
Non era mai stato così violento Chase. Non lo riconosco più.
Sento uno sciocco e riapro gli occhi confusa. Pensavo che un pugno in faccia facesse più rumore.
Ma quello che mi si prospetta di fronte è una cosa inimmaginabile.
Eugene tiene stretto il pugno di Chase con una sola mano e subito dopo sferra una ginocchiata (per niente leggera) sul suo stomanco.
Un piccolo lamento di dolore, poi eccolo che torna all'attacco.
«Pezzo di merda! Pensi davvero che questo possa stendermi? Ma mi hai visto?! Anzi hai visto te stesso?». Lo guarda dall'alto al basso e capisco a cosa si riferisce. Effettivamente Eugene, anche se poco più basso è mingherlino in confronto. Mentre Chase ha una massa muscolare ben definita, e sono sicura che a salvarlo è stata proprio quella. Se non avesse quella sua tartaruga da urlo, sicuramente ora sarebbe steso a terra a contorcersi dal dolore. «Non sai chi ti sei messo contro, pivello!» non finisce nemmeno di dirlo che Eugene viene scaraventato sul pavimento lucido del negozio.
Chase gli si getta sopra, prendendogli il colletto della divisa, poi inizia a caricare un altro pugno.
In quel momento non c'ho più visto! Sono saltata sopra il bancone e mi sono gettata tra loro due.
Un tonfo enorme, un fischio assordante.
E poi solo il buio.

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora