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Lunedì mattina.
Sono seduta accanto a Chase come solito e a pochi metri da me c'è Eugene.
Non l'ho salutato, nè tanto meno gli ho rivolto sguardi o parole.
Sono ferita. Ferita perché non capisco che diavolo gli frulli in quella testolina!
«Insomma Bri? Mi stai ascoltando!?» domanda spazientito Chase, facendomi tornare alla realtà.
«No scusami. Ero sovrappensiero» «Lo vedo, ma a che stai pensando?».
A che sto pensando? A tutto e a niente.
Mi faccio mille domande, ma non ricevo risposte.
«Nulla in particolare, sono solo assonnata. Che dicevi?».
Mi scruta per qualche istante, poi torna a parlare.
«Stasera ci sarà una piccola festicciola qual al campus-» «Chase, non vorrai di nuovo ricaderci» lo interrompo ricordando come finisce ogni volta che va ad una festa: ubriaco marcio o peggio ancora cannato fino alle ossa.
«Tranquilla, è un normalissimo raduno di gruppo. Siamo io, Febo, Cheryl e qualche paio di amici. Nessuno di più».
Non mi convince, ma voglio dargli fiducia.
«Okay, va bene. Anche dopo hai il servizio?» «Yep, inizio alle due e mezza,  dopo pranzo» sospira, poi in volto gli torna quel suo solito ed insopportabile sogghigno. «Vuoi farmi compagnia,, dolcezza?» «Sei il solito idiota!» commento  girando gli occhi al cielo, ma ammetto che mi era mancato questo lato di Chase.
«Potreste fare silenzio, grazie?» dice una voce fin troppo irritata al mio fianco.
Eugene ci fissa da dietro le spesse lenti, mentre contorce le labbra in una smorfia e corruga la fronte.
«Ancora tu, sfigato? Ma che vuoi!?» risponde a tono Chase serrando la mascella in una linea dura.
«Vorrei solo poter ascoltare, ma voi me lo impedite».
Oddio, ho brutti ricordi con questi due a discutere.
«Chase, dai, abbiamo sbagliato noi. Ne parliamo dopo con più calma, okay?». Poggio la mia mano sul dorso della sua, aspettando che rilassi la presa.
Uno schiocco di lingua si fa sentire, e quando noto di nuovo lo sguardo di Eugene su di noi, quasi mi incazzo.
Che è!? Fa tanto l'infastidito? Lui!?
E io che dovrei fare allora?!
Stronzo!
Mi volto dandogli un bel panorama del mio profilo, proprio come farebbe una vera snob doc.

«Io scherzavo prima, ma ammetto che mi farebbe piacere avere la tua compagnia» dice con occhi così docili da farmi rabbrividire.
«Non preoccuparti, avevo comunque il pomeriggio libero, passami uno dei gilet».
Mi passa l'indumento, lo indosso e lui fa lo stesso.
Ci fissiamo per qualche istante, esaminandoci a vicenda.
«Sei uno splendore, più del solito. Sei... Molto luminosa» ridacchia beffardo.
«Ha-ha. Simpatico. Tu invece sei uno schifo» rispondo acida, ma non è per nulla vero.
Anzi, con quel gilet catarinfrangente sembra un modello di quelli che sfilano in tenute lavorative, e quella del bravo "volontario" civile, gli si addice molto.
«Allora, che si fa?» domando.
«Prendi il palo, e inizi ad infilzare senza pietà tutti i rifiuti che trovi al parco. Dovrebbe venirti bene, vista la tua crudeltà» «Ma come sei spiritoso oggi, eh?» «Lo so».
Simula un bacio, e scoppio a ridere per quanto appare effemminato.
Cominciamo a pulire, o meglio, ad impalare con cattiveria tutte le carte, plastiche e chi più ne ha ne metta, che troviamo sulla nostra strada.

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora