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Sono passati diversi giorni dall'incidente con Chase. Più precisamente una settimana. Ed è da allora che gli sto sempre accanto.
L'ho perfino aspettato in auto il giorno, nel quale è andato a scusarsi con quell'uomo di merda!
Ero lì seduta, e vedevo e provavo l'umiliazione che provava lui. Mentre dava la lettera di scusa, mentre chinava la testa in un cenno di dispiacere e mentre a quella feccia si formava in volto un sorriso trionfante.
Che squallore.
Nello stesso momento in cui Chase si incamminava per raggiungere la macchina, vedevo gli occhi scuri dell'uomo fissarmi con persistenza.
Il sorriso da ebete che aveva in volto era diventato un sogghigno tetro.
Per un attimo ho avuto un colpo al cuore e i brividi mi hanno colta alla sprovvista.
Alzava la mano in cielo, gesticolando leggermente in segno di saluto. Ed io, in tutta risposta, ho alzato il dito medio mandandolo a cagare. È stato gustoso vedere la sua faccia contorcersi in una smorfia.
«Perchè sorridi?» chiedeva Chase appena salito in auto.
Non potevo certo dirglielo, o sarebbe sceso a menarlo un'altra volta. «Sono fiera di te, Chase» «Grazie» dice mentre si avvicina fin troppo per allacciare la cintura. La sua acqua di colonia pizzica dolcemente le mie narici e ripenso alla prima volta in cui la mise. L'avevamo scelta insieme, all'inizio della nostra relazione. Mi stupisce che metta ancora la stessa fragranza.
Dopo essere tornati a casa mia, gli ho preparato un bel piatto di spaghetti per poi salutarci in tutta normalità.
Penso che Chase abbia capito che non vale la pena di ridursi a quello stato e fare a botte con tutto e tutti.
Proprio poco fa se n'è andato dal negozio di elettronica.
Era venuto per scusarsi anche con Eugene, che, sebbene titubante, ha accettato senza rancore.
Tra poco finisco di lavorare, e più tardi ho intenzione di chiedere a Eugene di pranzare ancora insieme. In questa settimana a stento gli ho parlato, sia qui che ai corsi.

«...Quindi? Ti andrebbe?» domando speranzosa.
Riflette un po', poi si decide a parlare.
«Per me andrebbe bene, ma oggi dovrei badare a mio fratello-» «ah, ma certo capisco» lo interrompo prima di esplodere per la tristezza. Non me ne va bene una.
«Uhm... Però se vuoi potremmo pranzare da me con lui» continua serio mentre fissa un punto invisibile nel soffitto. D'un tratto i nostri occhi si incontrano.
«C-cioè. Se o-ovviamente non ti infastidisce l'idea. E-e poi, ricordo che volevi provare la c-console!» «S-si certo. Per me v-va bene!».
Ci ritroviamo entrambi ad urlare senza motivo, mentre l'imbarazzo ci assale.
Oddio! Sto per andare a casa di Eugene​!

Ed un Nerd mi sconvolge la VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora