Capitolo 40°

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Scese dall'auto,ci girò intorno fino ad arrivare a lato del mio sportello per aprirlo.
"Prego..."sussurrò porgendomi la mano che afferrai ridendo. Ci avviammo verso il vialetto per poi fermarci sul piccolo marciapiede che divideva le nostre case, spostai gli occhi dalla mia alla sua e sorrisi...
"E così sarai il mio nuovo vicino da oggi in poi?!!!"
"Mhh...io avevo pensato a qualcosa in più..."disse fermandosi a metà tra le nostre case,con un sorrisettto al quanto inquietante, alzando il suo chiaro sopracciglio.
"Cos'hai in mente?"chiesi spalancando gli occhi.
Per tutta risposta mi fece l'occhiolino con il suo meraviglioso occhio verde,coronato da piccole pagliuzze dorate ,e senza pensarci due volte incrociò le sue braccia sotto il mio sedere e mi sollevò da terra dolcemente, facendomi agganciare le gambe ai suoi fianchi. Avvicino le sue labbra alle mie e resi conto che era stato sempre ciò che avevo voluto. Mi passò una mano tra i capelli, portando le ciocche ribelli dietro l'orecchio per poi avvicinarcisi e sussurandomi qualcosa con una voce che sembrava un misto di miele e cenere, dolce e profonda,ma allo stesso tempo aveva un timbro deciso e sexy.
"Lo scoprirai presto..."
"Sai che sono molto curiosa?!" Dissi con voce civettuola, agitando le mie ciglia lunghe,mentre mi metteva giù.
"Beh, credo proprio di saperlo..."disse con una lieve risata mentre mi dava una pacca sul fondoschiena.
Risi e lo tirai via dal marciapiede, conducendolo a casa mia ancora una volta. Suo padre,si era occupato di tutti i documenti ,le firme e tutte le burocrazie per far trasferire Dylan qui,nella sua vecchia casa. Era stato molto veloce, aveva buoni agganci con i migliori agenti immobiliari,avvocati e roba del genere. L'unica condizione che avrebbe legalizzato il suo trasferimento qui, da solo, richiedeva che fosse maggiorenne, per questo potrà varcare la soglia della sua nuova casa solo domani, per oggi era ancora un diciassettenne, e come tale sarebbe rimasto un altro giorno da noi.
Domani avrebbe compiuto diciotto anni e anche se lui non lo sapeva, appena mi aveva detto che restava qui, avevo progettato mentalmente di fargli una sorpresa, e magari una festa con tutti i nostri amici, facendogli trovare la casa porta. Non che ne avesse bisogno, certo aveva bisogno per forza di una casa tutta sua, ma qualcosa mi diceva che avrebbe passato più tempo fuori di lì con me, invece che dentro.
Entrando in casa, vedendo Dylan,i miei genitori rimasero immobili a fissarlo, con le bocche aperte e chi occhi spalancati ...
"E tu che ci fai qui? I tuoi sono partiti da un pezzo" disse mio padre cercando di collegare i pezzi.
"Beh c'era da immaginarselo Dylan, mi chiedo come mai ci hai messo così tempo a scappare dal aereo..."rispose mamma ridendo talmente tanto da farsi uscire le lacrime. Anche Steve non parve sorpreso.
Spiegammo ai miei la situazione, che sembrava già al quanto evidente.
Il problema era un altro però, in un certo senso me lo aspettavo...
Mio padre non volle sentire ragioni, dato che sapeva che ormai eravamo una coppia, che eravamo fidanzati, questa volta non accettò di farlo dormire nella mia stessa stanza. Così passammo l'ora successiva a spostare uno dei letti dalla mia camera a quella degli ospiti.
Di sera misi il mio bel pigiamino morbidoso, i calzettoni di lana morbidissimi e caldi e legai i capelli in una cipollina disordinata ed ero pronta per andare a letto, quando arrivò in camera Dylan in mutande, e solo in quel momento mi ricordai che le valigie gli sarebbero arrivate domani,che aveva lasciato tutto ai suoi genitori sul aereo e che quindi non aveva altro, se non che un paio di mutande, un jeans e una felpa.
"Vuoi un pigiama?"gli chiesi ridendo.
"Forse sarebbe il caso, prima che i tuoi mi becchino a gironzolare in casa loro solo in mutande...Anche se io dormo davvero così, anche in inverno" disse roteando gli occhi al celo.
Gli diedi uno dei miei grandi pigiamoni invernali, larghi,comodi e caldi caldi.
Se lo mise ed io scoppiai
a ridere.Quei pigiami erano fatti a posta larghi, per essere comodi a letto, ma a lui stava talmente stretto da permettermi di riuscire a vedere perfettamente ciò che avrebbe dovuto mascherare. I suoi addominali sotto quella stoffa di pail azzurra, sembravano prendere vita.
"Haha...ridi pure,tanto so a cosa stai pensando"
"E a cosa?" Gli chiesi con tono di sfida.
"Stai pensando che sono sexy anche così...E adesso che le tue guance sono diventate così rosse, ne ho la conferma!"
Sbuffai, riusciva veramente a leggermi dentro, era impossibile nascondergli le cose. Per fortuna la febbre mi scese in serata, avevo seriamente il presentimento che dopo la corsa sotto la pioggia,una bronchite sarebbe stata alle porte...Ma non fu così, mi sentivo già meglio.
Qualche ora dopo fummo costretti a dividerci,per la notte.Lui andò nella stanza degli ospiti e io caddi lentamente nel mondo dei sogni nel mio letto.
Più tardi sentii la porta della camera aprirsi per poi richiudersi lentamente ,il letto abbassarsi ,un copro caldo accostarsi accanto al mio e delle mani abbracciarmi...Subito la sensazione di vuoto che aveva il mio letto, recuperò la pienezza tanto ambita.
"Sei pazzo...Se ti vede mio padre?!"
"Tranquilla dorme come un ghiro, e poi tra poche ore e il mio compleanno" disse sbagliando. In realtà a me non vada fastidio per niente, così mi abbandonai alle sue braccia e ci addormentammo.
Prima di mezzanotte,però mi sarei dovuta svegliare per fargli la sorpresa che avevo in mente, oltre alla festa di domani. Ero sicura che sarei riscita a sgattaiolare dal letto per mettere in atto il mio piano senza che se ne accorgesse. Quando dormiva profondamente, niente e nessuno sarebbe riuscito a svegliarlo, ma io avevo un idea anche per quello. Lo avrei svegliato a mezzanotte in punto con la mia dolce sorpresa...

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