Capitolo 44°

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Dylan si avvicinò un po' di più, il suo corpo davanti al mio, eclissava tutti gli invitati. Il suo profumo inconfondibile mi riempiva i polmoni e i suoi occhi...beh in quelli mi ci ero già persa molto tempo fa...
"È da un po' che ci penso..." disse dolce.
Sorrisi,aspettando con ansia la sua prossima battuta,sapendo già,come per magia,che stava per dirmi qualcosa che mi avrebbe fatto fare i salti di gioia ,come se la sua battuta fosse stata scritta tempo fa su di un copione da chissà chi.Ma in realtà lo sapevo perché glielo leggevo negli occhi.
"E se...Venissi a vivere con me?"
Rimasi spiazzata.
Immobile.
Oddio, che??!!
"Sul serio?"dissi piano con un filo di voce.
"Certo,perché no? Immagina..."
Non me lo feci certo ripetere due volte, la mia mente già stava fantasticando, e ciò che mi mostrava mi piaceva davvero un sacco.
"È....."
"È???"
"È meraviglioso!!!"dissi gettandogli le braccia al collo per abbracciarlo.
Lui mi teneva stretta tra le braccia ed io mi sentivo semplicemente a casa.
"La nostra casa...casa nostra..."disse sornione, indicando con le sue braccia possenti e muscolose ,le quattro pareti della nostra nuova felicità. Risi, risi e risi ancora, non c'erano parole che potessero esprimere ciò che sento per quel ragazzo, non ce ne sono mai state e non ce ne saranno mai.
Poi un piccolo dettaglio si intrufolò nella mia mente rovinando l'atmosfera, facendomi sbuffare e roteare i miei gradi occhi al cielo.
"Ed ora che c'è? Pensavo fossi felice... Le chiavi te le ho date già prima, quindi è a tutti gli effetti casa nostra."
Presa dal forte entusiasmo, non avevo pensato a niente di sensato,era stato troppo naturale accettare.
"...io non ho ancora diciotto anni,sono minorenne e di certo i miei non mi lasceranno mai vivere da sola con un ragazzo,in un'altra casa... Quando mio padre ha saputo che stavamo insieme si rifiutato di farci dormire nella stessa stanza per una notte, figuriamoci stare insieme tutti i giorni e tutte le notti...É impossibile che mi dia il permesso..." feci una piccola pausa e poi continuai con una piccola risatina ,quasi isterica...
"...tu il problema non te lo poni più ormai, sei maggiorenne."
"Beh non direi, se è un problema tuo ,è anche un mio problema."
Sbuffai, e lui continuò.
"Pensaci...La casa dei tuoi e giusto qui di fronte. Sono pochi metri, e come se stessi in un altra camera."disse ridendo.
"Però è anche vero che saremo da soli............."continuò poi con un sorrisetto birichino.
Risi.
"Fai il serio..."dissi tra una risata e l'altra.
"Oh ma sono serissimo"
Fece scivolare la sua mano, giù,dritta dritta verso il mio fondoschiena per palparlo.
Per tutta risposta lanciai un piccolo gridolino,per fortuna erano tutti troppo impegnati a "festeggiare"'per accorgenerse, tutti tranne Molly. Lei ci teneva d'occhio in continuazione,con gli occhi dolci,aspettando la nostra prossima mossa.
"Dylan...c'è gente. Tra l'altro,è tutta gente venuta qui per te."
"E dai, non ci guarda nessuno."
Girai gli occhi dall'altro lato della stanza e puntai lo sguardo sul viso impiccione di Molly.
"Sei proprio sicuro che non ci guarda proprio nessuno? C'è qualcuno che è venuto proprio per questo..."
Dylan rise,ma non parve irritato, infatti continuò.
"Almeno ci proveremo?"
"A convincere i miei?"
"Si, non c'è bisogno che i miei genitori lo sappiano,sono dall'altra parte del modo. Anche se credo che non gli darebbe fastidio."
"Infatti,lo credo anche io"
"Glielo diciamo insieme? Andiamo..."
"Cosa? Ora? Non puoi lanciare la tua festa."
"Va bene,appena finita la festa andiamo?"
"Certo"
Un grande sorriso dipinse il suo bel viso,per poi lasciare spazio alla risata malefica che precedette ciò che stava per dire.
"Okay gente,la festa è finta...tornate a casa!"
"Dylan ma che fai?" Gli chiesi sotto voce.
"Voglio andare ora a parlare con i tuoi, ma visto che tu vuoi aspettare la fine della festa,sto solo anticipando le cose."
"Ma..."Non ebbi il tempo di ribattere che la voce roca e alta,decisamente troppo alta,di Sam, tuonò nella stanza.
"Ragazzi,sta scherzando...che la festa
continuiiiiii....Wuuuuu....Yeee"
"Sam ma che cazzo fai?"Chiese il mio ragazzo frettoloso al suo amico,a voce bassissima.
"Cosa?Scusa ma vado a ballare"Sam se la svignò quando a quelle parole,il volume della musica che era stato abbassato, venne alzato al massimo.
"Cretino..."ruggì sotto voce.
"Dopo la festa andiamo promesso"gli dissi ridendo...
"Bene,ma visto che dobbiamo restare ancora qui...Ti va di ballare?"
"Ehm..solamente se questa volta non mi lasci al centro della stanza da sola..." dissi,ricordando il nostro ballo al matrimonio dei nostri fratelli.
"Certo che no."
Mi prese le mani, gliele afferrai sorridendo e inziammo a ballare. Ma questa volta sul serio e la complicità tra di noi era ancora più profonda di quella volta...la carica elettrica,le scintille,le farfalle nello stomaco,i nostri sorrisi...era tutto più grande,tutto amplificato, ora che sapevamo la verità e ci eravamo lasciati andare comprendente ai nostri sentimenti. Com'è che si dice? «Al cuor non si comanda?»
Beh è proprio così, è lui che comanda te,tu puoi solo lasciarglielo fare e goderti la scena, ma da protagonista.

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