Seventy-six

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Era sabato mattina e volevo godermelo come non mai.

Non avevo niente da fare, avrei voluto fare una passeggiata con Finn e mangiare il gelato. Come ai vecchi tempi insomma.

Mi stropicciai gli occhi e mi alzai dal letto andando verso il bagno.

Mi lavai il viso e scesi al piano di sotto correndo e facendo una gara con Pepper che diventava sempre più grande.

Mi buttai sul divano e lo stesso fece Pepper.

Gli presi il volto peloso tra le mani. "Mua chi è il bimbo più buello della casa? Chi è? Chi è? Tu?" In tutto questo gli stropicciavo la faccia ed avevo una voce da ebete.

"Nzi che sei tu! Niziii!" Risi come una stupida quando lui mi saltò sulla pancia come un bufalo cafone.

Sentii il telefono squillare, ma era al piano di sopra così mi gettai dal divano trovando il parquet.

Cazzo. Mi alzai e corsi finì alle scale che salii a due a due e raggiunsi il telefono buttandomi sul letto.

Risposi senza guardare il Display. "Pronto?" Intanto Pepper mi aveva seguito ed era salito sulle mie gambe servando di rubarmi i calzini.

"Bon?" Era Finn. "Buongiorno!" Risi cercando di tirare via il piede dal muso di Pepper.

"Sei libera stamattina?" Chiese. Io risi per cola di Pepper che mi solleticava i piedi con il naso.

"Se Pepper non mi mangia i piedi si!" Risi.

"Birbante!" Rise lui.

"Senti, testi a mangiare a casa mia. Ti va?" Chiese. Io Sorrisi come un'ebete. Ma appena realizzai ciò che aveva detto mi prese un colpo al cuore ed il mio stomaco fu attanagliato da una terribile ansia.

Avrei conosciuto i suoi.

"O mio Dio." Scattai sul letto e corsi vicino all'armadio.

"Come devo vestirmi?!" Esclamai. "Calmati, come ti vesti di solito. Sei perfetta amore." Rise.

"Conoscerò i tuoi. Non voglio essere perfetta!" Iniziai a rovistare da tutte le parti.

"DI PIÙ." Appoggiai il telefono tra la spalla e l'orecchio destro.

"Tranquilla, sono...siamo persone normali Bonbon." Rise. La sua risata fu trasmessa cristallina dal mio telefono s leggermente modificata.

Sorrisi rilassandomi un po'. "Per che ora passo?" Chiese. "Facciamo mezz'ora ok?" Chiesi.

"Va bene, a dopo." Disse. "A dopo." Lo salutai.
"Ti amo." Disse lui. "Ti amo." Attaccai buttando il telefono sul letto ed iniziai a rovistare nell'armadio.

Dovevo essere elegante, ma non troppo.

Dopo alcuni minuti sembrava che camera mia fosse Hiroshima e Nagasaki insieme.

Optai per una maglia a collo alto volo camoscio, un paio di calzoni a scacchiera bianca e nera.

Indossai i miei stivaletti marroni e misi un giubbotto marrone.

Indossai i miei stivaletti marroni e misi un giubbotto marrone

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Occhi Neri ||Finn Wolfhard||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora