Twenty-six

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Finii il mio turno di lavoro come al solito ed uscii dal bar. Una mano mi tirò sul retro, subito pensai a quel biondino di tre giorni fa.

"Lasciami! Lasciami stare!" Mi dimenai.

Il ragazzo mi prese i polsi e mi sbatté al muro. Alzai lo sguardo intimorita ed i miei occhi verde-azzurri incontrarono due pozze nere.

"Finn..." Sospirai di sollievo. "Che paura." Dissi. "Ora mi spieghi cosa ci fai qui!" Disse a denti stretti.

Aggrottai le sopracciglia. "Lavoro?" Più che un'affermazione era una domanda. "Perché devi lavorare e perché non me lo hai detto?" Chiese.

"Domanda si riserva?" Feci un sorrisino tirato ed inarcai le sopracciglia.

Lui roteò gli occhi al cielo. Era troppo umiliante per me dirgli << HEY SAI? I MIEI GENITORI NON HANNO SOLDI E DEVO FARMI IL CULO QUA DENTRO.>>

"Perché non vuoi dirmelo Bonnie..." Disse triste. "Perché è umiliante." Ammisi.

"No, ti fa onore." Disse. Io sbuffai e guardai da un'altra parte. "I-i miei non riescono a tenere mio fratello all'università... e-e uno dei due avrebbe dovuto lasciare gli studi, quindi d-do una mano qui." Dissi.

"Ma posso darteli io i soldi." Disse. "No Finn. Non se ne parla." Esordì.

"Andiamo! A me non cambia nulla." Disse. "A me si!" Mi liberai dalla sua stretta. "Ma, perché?" Chiese.

"Non voglio pesarti." Dissi. "Non mi pesi!" Disse lui.

"Beh! Io mi sentirei un peso!" Esclamai. "Ma se posso darti io i soldi che..." Lo interruppi.

"Tu quei soldi li hai guadagnati lavorando e faticando. La stessa cosa devo fare io!" Gli puntai un dito sul petto.

Lo superai.

"Almeno dammi un bacio!" Esclamò. Io mi girai verso di lui. "È dalle sette della mattina che non mi dai un bacio serio!" Disse triste.

Ma che dolce! Come posso odiarlo se poi fa così? Io Sorrisi e prendendo la rincorsa gli saltai addosso allacciando le mie gambe attorno al suo bacino snello e le mani sulle sue guance.

Lui aveva le braccia sotto il mio sedere per sorreggermi.

Lo guardai e sorrisi. Non resistetti più e feci incrociare le nostre labbra dando vita ad un bacio lento e dolce.

Le mie mani scivolarono nei suoi capelli e lui mi morse il labbro inferiore facendomi mugugnare di piacere.

Ci staccammo per mancanza di ossigeno ed io mi presi un po' di tempo per ammirare il suo dolce viso illuminato a metà da un lampione della luce.

I riccioli scompigliati lo rendevano così adorabile,I suoi occhi grandi e scuri risaltavano sulla sua pelle pallida, le adorabili lentiggini erano sotto effetto vedo- non vedo, ma lo rendevano spettacolare e le sue labbra morbide e carnose erano troppo invitanti così mi ci fiondai sopra.

Le nostre lingue giocavano tra di loro e si rincorrevano, le ciglia mi accarezzavano le guance leggermente rosate per il vento freddo che mi tagliava il viso e mi scompigliava la coda di cavallo.

Ci staccammo e a malavoglia decisi di scendere da lui. "Fammi scendere." Dissi.

"No." Disse lui. Io alzai le sopracciglia. "Non fare il cretino! Fammi scendere!" Risi afferrando tra le mie piccole mani il suo cappotto.

"No, sei la mia bimba." Disse toccandomi il naso con l'indice e tenendomi con un solo braccio, poi lo rimise subito sotto per non farmi cadere.

Io Sorrisi a quel gesto adorabile e tenero. "Sei la mia bimba?" Chiese facendo strofinare i nostri nasi leggermente arrossati.

Occhi Neri ||Finn Wolfhard||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora