7.Niente più preoccupazioni Armie parte 1.

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Avevo fatto bene a seguire quel suo consiglio. La doccia e il suo getto d'acqua bollente avevano prodotto un effetto calmante in tutto il mio corpo. Il calore che emanava il vapore acqueo era riuscito nel suo intento: mi ero rilassato. I miei muscoli e i nervi finalmente erano tornati ad essere meno tesi. Inoltre quel movimento che l'acqua produsse, andando a infrangersi velocemente su tutto il mio corpo, era stato piacevole. Peccato che l'effetto rilassante e distrattivo non aveva prodotta la medesima reazione a quel vortice di pensieri, emozioni che turbinavano nella mia mente. Vergona, rabbia, paura erano diventate tutte un pattern in crescendo. Ora dopo ora da quella notte, si erano andate sempre più ad annidarsi dentro al mio cervello. Provavo vergogna perché avevo concesso tutto. Le sue labbra. Dio che errore.? E poi avevo mentito per la prima volta in assoluto a Beth. Che diavolo mi stava succedendo? Io e Beth eravamo sempre stati sinceri l'uno con l'altro. Nessun segreto c'era tra di noi. Se uno dei due aveva da dire qualcosa la diceva, e come qualsiasi coppia avremmo affrontato assieme l'ipotetico problema. Perché eravamo pur sempre una squadra, pronta a tutto. Pronta a consolarci a vincenda, pronta a trovare le diverse soluzioni in un mare di problemi e risolvendoli allo stesso tempo. Eppure quella notte non era andata cosi. Io avevo deciso per entrambi di mantenere quel segreto, lasciando me stesso ad affrontarne le conseguenze. Provavo anche rabbia perché avevo permesso tutto. Le labbra. Maledizione quelle labbra. Ero arrabbiato soprattutto perché, pur avendo acconsentito a quel gesto, non avevo trovato la forza di fermarlo. DI DIRGLI IN FACCIA CHE ERA UNA COSA INTOLLERABILE. Eppure come un coglione avevo ceduto a quel tocco dolce e veloce.

La paura, l'ultima di quella  perfida triade di emozioni, se ne stava nascosta fin quando non mi sarei visto ed osservato. Avevo paura della mia figura. Di specchiarmi. Di vedere quel volto e quelle labbra che poche ore prima, avevano assecondato Timmy.
Decisi di uscire da quella cabina che ormai era diventata fredda e non più accogliente come prima.
Lo specchio era di fronte a me e come se qualcuno richiamò la mia attenzione, spostai leggermente lo sguardo verso quel corpo muscoloso e nudo impresso al suo interno.
Incominciai dai piedi, per poi risalire su verso l'addome contratto e ben scolpito. Fin qui nulla era andato storto. Il cuore ancora non cedeva agli effetti dell efedrine emanate dalla paura.
Continuai sempre spostando lo sguardo in modo lento ma deciso. Ecco che l'adrenalina inziava a farsi sentire. La potevo percepire. Sentivo il cuore in gola. Ero vicino al mio viso, ma non lo guardai perché chiusi gli occhi.
"Codardo, non riesci nemmeno a vedere il tuo riflesso" mi dissi.
"Ho paura. Paura di ciò che potrei vedere in quei metri quadrati di vetro"
Coraggio idiota. .Guardati
Aprii gli occhi velocemente e con il cuore a mille osservai finalmente il mio riflesso.
Il mio volto e si anche quelle labbra maledette.
Ero sempre io. Armie Hammer. Tuttavia quel vortice di emozioni mi faceva ripudiare quell'immagine.
"Cosa cazzo hai fatto? Eh? Perché gliel'hai permesso ? Perché " Urlai contro, mentre le prime lacrime inziarono ad affiorarmi e irrigarmi il volto.
Lasciai che la quarta emozione, ossia la tristezza, mi affogasse in quella lenta agonia. Ero in preda delle mie emozioni. Avevano vinto quel round.
"Avete vinto." sussurai.
Camminai lentamente fuori dal bagno e incurante del fatto di essere ancora bagnato e completamente nudo, mi distesi in posizione fetale sul letto. Mi sentivo peggio di un bambino.
O forse ero proprio un bambino. Stanco di quel turbine di parole e pensieri, crollai sfinito sul letto.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora