38. Il meglio sono io

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Dopo essermi calmato e solo aver avvisato anche Sors, decidemmo di uscire di casa per dirigerci al nuovo discount. Dovevo comprare un regalo per .... non riuscivo nemmeno a pensarci. Che cos'erano ora? Marito e moglie ? Una moglie che gli piaceva troppo divertirsi, può essere chiamata in tal modo?
L'idea di farle un regalo non mi andava molto a genio. Tuttavia non potevo presentarmi alla loro cena per l'anniversario di matrimonio, senza regalo. Mi convinsi che dopotutto Armie non c'entrava nulla e che lui si meritava tutto l'oro del mondo. Si meritava me. Si meritava ogni cosa.
Non avendo la macchina, per arrivare al centro commerciale dovemmo per forza spostarci con le linee. L'appartamento di Sors, situato a Lynwood, era collegato piuttosto bene con il resto della città. Si poteva benissimo prendere diverse linee che ti lasciavano in punti distanti dal centro. Per nostra fortuna, il centro commerciale non era molto distante dell'appartamento. Dovevamo giusto prendere un autobus, una fermata di metri e infine trecento metri a piedi.
Prendemmo  la metropolitana fino  all'uscita  24 Avenue St; da li proseguimmo a piedi per  almeno due chilometri.
"Il prossimo incrocio è il nostro. Li sulla destra troveremo il centro commerciale." Dissi a mia sorella mentre attraversavamo la strada.
Non mi aveva detto nulla dopo aver confessato le mie reali intenzioni. Mi aveva solo abbracciato, unendosi al mio dolore. Alla fine si era arresa perché non avrei mai cambiato idea facilmente. Dopotutto potevo cambiarla? No, in nessun modo potevoo dimenticarmi di lui, dei suoi dolci occhi e dei suoi sorrisi da vampiro.
Proseguimmo ancora sulla quella strada finché non vedemmo spuntare sulla destra il nuovo discount.
"Ora che si fa?" disse non appena entrati.
Non ne avevo la più pallida idea su cosa comprare. Che si regala per un anniversario?
"Cosa potrei mai comprare?" domandai.
"Vediamo.  Dovresti trovare secondo me qualcosa che vada bene per lei e per Armie. Di solito si regalano argenteria, caffettiera e quella roba li, al matrimonio, perciò essendo un anniversario direi di escludere quest'ultimi. Magari potresti fare qualcosa di separato."
"Un regalo separato? E che mai potrei regalare a quella falsa?" dissi finalmente.
"Facciamo così ci penso io ad Elizabeth. Tu pensa ad Armie"
Mi lasciò all'ingresso principale. E ora cosa gli compro ?  Cosa potevi piacergli ? Feci un resoconto veloce delle poche cose che gli piacevano. Le tute dell'Adidas l'esclusi subito, ne aveva a bizzeffe. Ad Armie piacevano i vecchi film degli anni 50 e fine anni 60, magliette tinta unita, orologi da polso (anche di questi ne era pieno), e se non vado errando anche libri classici ottocenteschi.
Capii subito dove potevo andare, e non perché c'ero già stato, semplicemente perché nella piccola sala lettura della libreria, avevo sentito più del dovuto la mia condanna. Resistetti all'impulso di non avvicinarmi a quel luogo, ma Armie era più importante di tutto il resto. Superai il negozio di intimi, Gamestop e diversi bar per ritrovarmi sulla sinistra la libreria.
Avevo le mani sudaticcie a causa di ciò che era successo li dentro. Mi feci coraggio ed entrai. Rispetto all'altra volta, la libreria pullulava di gente tutte radunate lungo una fila che partiva dall'ingresso fin al piano superiore. Mi imbucai tra due ragazze e cortesemente chiesi ad una il motivo di quella fila.
Mi rispose che vi era un firmacopia del nuovo libro di un autore che non avevo mai sentito. Tuttavia tra un "permesso" e "potreste farmi passare" riuscii ad andare al piano di sopra. Senza perdere tempo mi precipitai allo scaffale dei libri classici. Sapevo cosa comprargli e senz'altro sarebbe stato un regalo si un po' diverso, ma speciale. Volevo che anche lui condividesse le mie stesse letture, che si perdesse nella mia stessa mente. Fu così che gli presi la mia opera preferita: Il viaggio al centro della terra di Verne. Volevo prenderglielo in lingua originale, ma sapevo che sarebbe stato inutile perché Armie sapeva solo ed esclusivamente la sua lingua.
Mentre mi preparavo ad andare alla cassa per pagare notai di sfuggita che qualcuno mi stava osservando. Quei pochi minuti in cui il mio sguardo si era posato sul suo, mi venne la pelle d'oca. Sulle prime non capii una simile reazione, perché di solito attribuivo quella sensazione a paura. Perché mai doveva farmi paura quell'uomo alto e moro?
"Ci conosciamo?" mi chiese avvicinandosi sempre più. Il modo in cui camminava e la postura dicevano molto sulla personalità. Era senz'altro sicuro di sé ma anche un pochino prepotente. Mi voltai a guardarlo per capire chi fosse quando il cuore iniziò a pompare più veloce che mai.
"Pierre" dissi con voce smorzata.
"Ci siamo visti già. Ma certo non sei per caso l'amico di Liz ?"
"Si" risposi.
Perché mai doveva mettermi soggezione ? Perché dovevo aver paura di uno come lui? La risposta era ovvia: Pierre o qualcosa in lui metteva inquietudine.
"Cosa ci fai qui?" Domandò curioso.
"È una libreria. Sai ci si viene per comprare libri" gli feci notare acidamente.
"Ahahha Liza me l'avevo detto che sei un tipetto burrascoso. Che ci fai qui? Ti serve una mano a trovare dei libri?"
"No grazie ho già quello che mi serve." Dissi mettendo il libro in bella mostra.
Gli sorrisi con tutta la pazienza rimasta e mi voltai per tornarmene per conto mio ma lui non voleva demordere.
"Aspetta. Com'è che ti chiami?"
Come mai tutta quella confidenza? Perché mai voleva parlarmi?
"Non mi sembra perché dovrebbe interessarti." Stavo perdendo il briciolo della poca lucidità che mi era rimasta. Odiavo quella faccia.
"E hai anche gli artigli vedo."
"Senti non ho molto  tempo da perdere. Vuoi arrivare al dunque"
"Ti chiami Tommy non è vero?
"Temotheé per la precisione"
Potevo sentirmi dire di tutto ma il mio nome storpiato in quel modo mi faceva imbestialire. Capii che quella rabbia che provavo era colpa sua e di Elizabeth.
"Ho visto che l'altra volta eri seduto in sala conferenze? Che stavi facendo?"
Cosa gli interessava a lui?
Senza degnargli di una risposta mi rigirai e me ne tornai giù per saldare il conto. Non ne valeva la pena psrlare con quello schifo di uomo. Proprio non riuscivo a capire il loro gesto, il perché  andare a letto di nascosto?
Dovevo saperlo a tutti i costi. Feci dietrofront.
"Perché?" Gli inveii contro. Mi sorpresi per tutto quel coraggio  che avevo tirato fuori; di solito era sempre stato una persona quiete e timida eppure quell'uomo sapeva tirare fuori il peggio di me.
"Ragazzino, abbassiamo i toni" mi disse guardandosi in torno e poi di nuovo me -" Che cosa intendi?"
"O lo sai benissimo cosa intendo"
Mi feci avanti fino a ritrovarmi vicino alla sua faccia.
"Perché te la sei scopata? Hai pensato che ha una famiglia? Ha dei figli imbecille. Ha un marito favoloso e tu, pezzo di merda, te la scopi" gli tuonai contro picchiandolo sulla giacca.Per fortuna nessuno ci diede a vedere al piccolo teatrino che stavo mettendo in scena. Prima di ricevere una sua risposta, mi prese con una stretta forte il braccio, conducendomi all'angolo più lontano dalla folla di persone.
"Cosa cazzo dici? Tu come fai a saper certe cose" disse enfatizzando sulle ultime parole.
"Vi ho sentito. Non potevo farne a meno di sentire il tuo vocione"
"Senti ragazzino questi non sono affari tuoi e non ti permetto di venire nella mia libreria a minacciarmi. Chi ti credi di essere."
Furono proprie quelle parole a scaturire la scintilla. Non era stato mai manesco in vita mia, nemmeno una mosca avrei saputo toccare, ma in quel momento lasciai che la rabbia repressa uscisse a sfogarsi sulla sua faccia. Un rivolo di sangue colò dal naso.
"Ma che diavolo ti prende eh? Si può sapere che cazzo ti ho fatto?"
"Tutto. Hai rovinato una famiglia. Hai rovinato Armie. "
Mi guardò di nuovo e gli bastò un secondo a capire di cosa stavo parlando. Questa volta non ricevetti risposta ma bensì qualcos'altro che fino a poco prima avevo temuto.
Con una sola mano mi spinse al muro e mi alzò il colletto della camicia.
"Senti ragazzino te lo ripeto una sola volta. Io faccio quello che cazzo mi pare. Non sono problemi tuoi se Elizabeth viene a cercare me per divertirsi anziché attaccarsi al cazzo del marito. E io so come farla divertire. Tu nano che non sei altro, devi tenere la bocca chiusa. Ci siamo intesi? Rispondimi" disse stringendo di più presa.
Il cuore era impazzito a causa della paura che provavo e alla difficoltà nel respirare.
"Si ho capit... non... a..."
Lasciò andare debolmente la presa.
"Ora vattene prima che cambi idea. Paga quel fottuto libro e porta il tuo culo fuori dal mio negozio."
Presi il libro da terra e corsi giù il più veloce possibile. Dovevo uscire da quel posto maledetto. Non  ci avrei più messo piede, pensai.
Pagai il libro e incurante del resto mi precipitai fuori in fretta e furia. Avevo provato a sostenere la sua strafottenza ma al contrario di quanto mi ero immaginato, mi ritrovai con un mal di gola assicurato.  Voltaire aveva ragione nel dire:Di norma, gli uomini sono stupidi, ingrati invidiosi, bramosi degli averi altrui; abusano della propria superiorità quando sono forti e diventano delinquenti quando sono deboli.
Pierre era uno di questi ed io una delle sue vittime. Ma presto mi sarei vendicato: Elizabeth dovrà smetterla di essere una bugiarda.
Armie meritava  il meglio e quel meglio ero io.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora