32. Long Beach parte 2

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La cosa più preziosa che puoi ricevere da chi ami è il tempo che lui o lei ti dona.
Non sono le parole, non sono i fiori, i regali o le carezze e gli abbracci. È il tempo la questione di tutto.
Perché quello non torna indietro e quello che ha dato a te è solo tuo, non importa se è stata un’ora o una vita. L'importante è ricordarsi di quel tempo e della persona che te l'ha donato.
A me aveva donato tutto. Un sorriso come fonte di gioia, degli occhi verdi in grado  di perdermi dentro, una voce sottile e dolce da farmi venire la pelle d'oca ogniqualvolta che la sentivo,  e la speranza di continuare a lottare per ciò che valeva davvero nella mia vita: lui.
Erano passati  giorni dalla fine di quella speranza e pensavo che fosse stato semplice far finta che nulla fosse successo, che nulla mi aveva portato li quella sera per andare a trovarlo, che nulla mi aveva fatto sentire il suo melodrammatico tentativo di porre fine al nostro confine superato. Ogni volta che guardo mia moglie rivedo il suo volto gelido, rivedo me che oltrepasso la soglia di casa per andare in contro alla fine. È colpa di lei, del suo litigio che mi hanno spinto ad andare contro il baratro assoluto? mi son sempre chiesto fin'ora. Se non avessimo litigato io e Beth, non me ne sarei andato mai via di casa e di contro non avrei mai sentito le sue parole false. Ne ero completamente certo, che ciò che mi aveva detto era tutto e solo una bugia montata per bene. Perché non era possibile che lui non sentiva la mia stessa cosa. Lo desideravo più di ogni altra cosa, persino di mia moglie Elizabeth. Ma Timothee aveva ragione su una cosa: avevo una famiglia, delle responsabilità, dei figli. Come sarebbe stato possibile non commettere l'errore più grande all'interno del matrimonio: il tradimento? Lui aveva definito il nostro bacio, un tradimento ed è per questo che non voleva andare avanti. Non potevo immaginare diversamente. Timmy era come me e non un traditore. Non siamo mai andati oltre e perciò non riesco a definirmi tale. Anche se.....
Anche se l'ultima volta che avevo fatto l'amore con Beth, all'estremo del piacere, mi ero lasciato andare completamente pensando solo a lui e non a mia moglie, ripetendo a sua volta, in quel culmine misto di piacere e dolore, il suo nome.
Poteva essere considerato un tradimento, aver solo pronunciato il suo nome, in un momento come quello?
No era semplicemente uno strano effetto della sua lontananza volontaria. Più era lontano e più la mia mente si divertiva ad evocarlo in momenti meno opportuni. Persino durante il momento di passione  con Elizabeth.
Anche il giorno prima della festa per il mio anniversario, continuavo a rivedere ciò che sognavo da lunedì: il suo corpo nudo sotto il mio, i suoi pettorali sufficientemente scolpiti, il suo volto che mi sorrideva e quelle dolci labbra che baciavano  alla perfezione ogni parte del mio corpo.
Lo avevo immaginato nudo e non me ne vergognavo affatto. L'unica cosa che poteva essere controproducente era che quell'idea non sarebbe mai accaduta, perché avevamo, anzi lui aveva deciso che era meglio "tagliare" definitivamente il tutto.
Per questo avevo paura di cosa sarebbe successo l'indomani non appena lo avrei rivisto. L'avrei rivisto con occhi pieni di odio? Oppure lo avrei  semplicemente preso in disparte, magari lo avrei portato su in camera, e gli avrei sussurrato:" io me ne sbatto di quello che hai detto, ho bisogno di te e nient'altro che il tuo respiro che si convoglia nel mio."
Ma conoscendomi, mi sarei limitato a far finta di non vederlo.  Magari un saluto veloce giusto per non destare troppi sospetti con gli altri invitati e poi più nulla.
"Tesoro, perché non vieni ad aiutarmi con Harper " gridò Beth dalla stanza dei bambini, riportandomi alla realtà della mia vita quotidiana.
Restai un momento fermo sulla soglia della mia camera, feci un   respiro lungo e lento e andai in contro a mia moglie, nonostante la mia testa fosse catapultata su tutt'altro.
"Che succede? Cosa ha combinato questa volta ?"
"Papà papà papà. Andiamo al male al male. Male "
Appena entrai nella stanza di Harper e Foster mi resi conto di ciò che intendeva. Un caos assoluto regnava all’interno della  loro cameretta. I lori letti erano completamente disfatti mentre le lenzuola, erano state lasciate agli angoli. Invece i giocattoli della cesta erano stati sparsi sul pavimento conferendogli così l'aspetto di un campo minato. Guardando bene quello strano percorso creatosi, notai che alcuni giocattoli erano allineati li uni con gli altri di fronte ad un lenzuolo blu accuratamente piegato.
“Che diavolo sta succedendo qui dentro? Sembra essere esplosa una bomba.” Dissi a mia moglie cercando di dare un senso a tutto quel casino.
“Tua figlia è uscita di senno, vuole trasformare la stanza in una spiaggia. Ha tolto le lenzuola e con gli animaletti ha costruito una distesa di sabbia.” La fantasia dei bambini era immensa, da una semplice cosa sapevo trarvi una storia oppure attraverso semplici oggetti  sapevano crearne una di sana pianta. Tuttavia dovevo concordare con mia moglie, perché Harper avendo solo 4 anni e mezzo, aveva dato sfogo alla sua fantasia, trasformando il tutto in un paesaggio marino e una spiaggia.
‘’ Beh guarda il lato positivo almeno ha fantasia.’’ Le risposi prendendo in braccio la piccola Harper.
‘’Papà andiamo al male al male.’’ Continuò a ripetere incespicando nelle parole.
‘’Ma non si può andare al mare tesoro, siamo ancora a Marzo’’ gli disse invano mia moglie cercando di farla ragionare, ma niente da fare perché non servì a molto. Nonostante fosse fine  Marzo, la temperatura a Los Angeles si addiceva più per la tarda primavera che il suo inizio. Di fuori facevano 22 gradi ma a rendere quella giornata calda era il vento scirocco, che soffiava aria afosa. L’idea di portarla al mare non era poi così brutta.
‘’ Beth che ne dici se li porto entrambi al mare? Mezza giornata non guasta mica. Così avrai il tempo necessario per preparare la casa per domani.’’
‘’ Arm non credo che sia una buona idea. Tira vento e poi l’acqua è fredda. Non vorrei che ….’’
‘’ Shhh. Non preoccuparti. Non li lascerò avvicinare all’acqua.’’ Le dissi cingendole le braccia e baciandola sul collo.
‘’ Va bene. Almeno avrò a disposizione delle ore per preparare la torta e tutto il resto senza distrazioni da parte vostra’’
‘’Quindi ti distraggo se faccio così”- le baciai la clavicola per poi risalire sul mento e infine sulle labbra.
‘’ Certo. Ora muoviti prima che cambi idea’’ disse ridendo e divincolandosi dalla mia stretta.
Elizabeth preparò tutto il necessario per quell’uscita. Uscii di casa con in braccio il piccolo Foster e con l’altra mano, tenevo Harper tutta eccitata per l’imminente gita, mentre sulla schiena portavo una borsa termica con dentro il mangiare, e uno zaino dove avevo messo i teli da mare, i giocattoli per i piccoli e una rivista di moto per leggere.
Caricai il tutto sulla macchina e una volta sistemati i miei figli, ritornai sull’uscio di casa.
‘’ Beth ci vediamo dopo’’ le dissi sapendo che però era già alle prese con il suo tempo libero.
Percepivo una strana sensazione compresa tra ansia e incertezza. Ero ansioso per via di quel giorno libero prima dell’inevitabile domani. Non sapevo il motivo per il quale ero in ansia, ma su una cosa ero certo: se fossi rimasto a casa non avrei avuto modo di fare nient’altro che pensarlo. Forse era ansioso proprio perché passando una gionata all’aria aperta e cioè al mare, avrei tenuto la mia mente occupata? Tuttavia ero anche incerto sui risultati che potevano derivarne. Sarei stato anche li occupato a pensare a Timmy? O mi sarei goduto un giorno libero dalle preoccupazioni che ruotavo attorno al ragazzo ventiduenne ?
Presi coraggio e con un movimento feci partire la macchina, mentre cercavo una meta vicina per il mare. L’unica che distava una quarantina di minuti era la spiaggia al di fuori di Lynwood la zona centra di Los Angeles. La zona in cui viveva la sua migliore amica: Saiorse Ronan.
‘’No oggi non devi pensare a nulla. Niente che a che fare con Lui o con la sua vita privata. Oggi sarà diverso, vivrai la tua vita, vivrai il tuo giorno senza lui’’ ripeteii tra me mentre mi immettevo nel traffico di Peach St.
L'unico modo per poter restare solo e godermi un giorno libero dai  mille pensieri   e allo stesso tempo  far divertire i miei figli era senz'altro la spiaggia più popolata di Los Angeles: LONG BEACH.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora