23.Che mattinata strana

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Che giornata strana, pensai mentre cercavo di preparare il pranzo. Mia moglie si era svegliata presto quel sabato mattina e come ogni fine settimana dopo aver preparato la colazione per me e i due mostriciattoli, era andata a correre. Io di solito preferivo andarci nel tardo pomeriggio giusto per scaricare la tensione dell'intera mattinata. Beth, invece usava il sabato e la domenica  per andare a correre, perché diceva che le davano la giusta grinta per affrontare una nuova settimana piena di impegni. Percorreva il  mio solito giro, e quindi dalla villa girava attorno al parco per poi ritornare indietro. In tutto erano 5 km perciò 10 in totale (andata e ritorno) con una durata massima di 2 ore e non di più.  
Erano quasi le 12 passate e di lei  ancora nessuna notizia.  Non mi aveva detto nulla su ciò che doveva fare. Forse la colpa è anche mia dato che ieri notte sono tornato alle 2 e tutti loro stavano dormendo già da un pezzo. Non era da lei comportarsi così. Di solito lasciava sempre un messaggio o un post-it per dirmi che si sarebbe assentata. Ma non quella mattina. Magari l'avrà fatto pure e forse sono io che ho la testa sulle nuvole, o meglio concentrata su qualcuno.
Era una mattina strana perché inoltre non ero riuscito a dormire del tutto. Eppure non mi sentivo stanco anzi avevo più forze del giorno di prima. Inutile far finta di niente, ormai quello che avevo fatto era stato fatto. Sarebbe stato impresso per sempre sulla mia coscienza. Una coscienza che si era macchiata chissà, forse da quando avevo firmato il contratto per girare la parte di Oliver in Call me by your name.
A confronto di due settimane prima che ero preda della mia vergogna, ora mi sentivo finalmente in pace con una parte di me. Non avevo capito ancora del tutto ciò che avevo fatto la sera prima, ma su una cosa ne sono certo:lo volevo. Volevo sapere fin quanto in fondo potevo spingermi. E lo avevo capito. Finalmente ero riuscito a capire cosa c'era in quel vaso strapieno che Saoirse, aveva fatto cadere. Timmy, il piccolo ventiduenne. Ecco cosa c'era dentro. Mi ero abbandonato alla sensazione nuova di desiderio. Desiderio per un altra persona del mio stesso sesso. Questo significava che ora ero ... non riuscivo nemmeno a pensare una cosa simile. Certo lo avevo baciato e si mi era anche piaciuto, ma amo di più mia moglie, i suoi dolci boccoli che le ricadono sulle spalle, i suoi seni morbidi e sporgenti. Amavo di tutto di quel corpo. Eppure le 24 h prima avevo scoperto un nuovo lato che non sapevo di possedere. Da quanto tempo era nascosto ? E perché proprio ora stava uscendo fuori ?
La colpa di chi è? Ad essere sinceri avevo paura di quel mio cambiamento. Avevo paura per diversi motivi: in primis perché ho capito che la notte in cui tutto è iniziato, la notte in cui Tim mi ha baciato io pensavo di volerlo respingere e invece era successo il contrario. La paura era implicita nel credere che fosse stato un suo momento di debolezza e che io non avevo il coraggio di respingerlo. La verità era ben diversa: non volevo che smettesse. In secondo, invece ho paura per ciò che potrebbe succedere se lo rivedrò. Perché il bacio di ieri sera non solo mi ha fatto scoprire che desidero il piccolo franco-americano, bensì mi ha fatto capire che nel mio cuore c'è  più spazio di quanto non immaginassi. Beth, Harper, Foster ne occupavano tre quarti di quel piccolo organo. Il restante un quarto stava piano piano prendendo forma e l'artecife di quel cambiamento era solo uno: il mio Timmy.

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"Papà papà. Mamma quando torna. È uttita tanto tanto fa." disse la piccola Harper incespicando sulle parole e tirandomi i pantaloni della tuta.
"Non lo so tesoro. Presto tornerà." le mentii, perché non avevo la più pallida idea di dove fosse.Per un momento accantonai i problemi della sera precedente e mi concentrai su dove poteva essere andata. Poteva essersi fermata magari a parlare con le sue amiche o qualche sua conoscente al parco? O magari era passata dalla madre dato che ultimamente ha avuto problemi di pressione ?
Decisi di tentare le due ipotesi. Chiamai per primo mia suocera.
"Pronto Mary" dovetti urlare un pochino poiché oltre ai sbalzi pressori aveva anche problemi uditivi.
"Armie caro mio.Cosa succede? Vi serve una mano con i piccoli?"
Risi, le nonne sono sempre le nonne.
"No no grazie oggi no. Ti chiamavo per capire se tua figlia fosse passata li per un saluto"
"Oh no figliolo, Elizabeth non la vedo da giovedì da quando è venuta a prendere i piccoli. Perché è successo qualcosa? Non è li con te?"
"No è uscita ma si è scordata il portafoglio qui." mentii.
"Chiamala sul telefono e fammi sapere. Ciao Armie"
Riattaccò. Certo che ho provato a chiamarla sul telefono, pensai acidamente.
Provai a chiamare anche le sue amiche ma tutte risposero la stessa cosa: non la vedevano dalla cena di venerdì sera.
Beth dove cavolo sei ?
"Papà papà ho fame"
"Lo so lo so pazienta  ancora un pochino".
Mi velocizzai a finire di cuocere quelle che apparentemente dovevano sembrare polpette ma dopo un ora erano uscito fuori  tre hamburger. Andavano bene lo stesso. Per il piccolo Foster, gli preparai la solita minestra con dentro gli omogeneizzati alla carne di vitello. A volte preparare da mangiare per i piccoli era semplice. Bastava solo riscaldare l'acqua, aggiungere la pastina giusta e miscelare il tutto con l'omogeneizzato.
Invece per Harper ormai mangiava ciò che mia moglie preparava, di sicuro più mangiabile del mio. Era lei che pensava alla cucina, cosa mangiare e come preparare. E lei stessa pensava a tenere sotto controllo l'alimentazione di Harper e Foster. Ma quella mattina aveva altro per la testa ed era toccato a me rimediare.
Finimmo di mangiare in trenta minuti. Alla fine tutto sommato il primo e il secondo non erano stati tanto malvagi. Harper aveva gradito anche lei la sua piccola parte mentre il piccolo biondino aveva lasciato qualcosa. Li lascai giocare in sala da pranzo di fronte la tv. Lavai i restanti piatti e apparecchiai per mia moglie.
Nel frattempo presi il telefono e le lasciai l'ennesimo messaggio in segreteria. Gli avevo lasciato ben 11 messaggi e non ricevetti nemmeno una dannata risposta. Iniziavo a preoccuparmi. Andai su whatsapp per capire se mi avesse cercato anche li, quando l'occhio puntò il nome che fino a poca prima avevo smesso di pensare.
Allo stesso modo e con l'impazienza  di rivedere il suo profilo, il suo volto e il suo sorriso, andai nella galleria e riguardai le foto che ci aveva scattato mia moglie in diversi mesi. Osservai le sue labbra  e Il cuore mi prese a battere forte quando ripensai all'effetto del calore delle sue labbra morbide sulle mie. Erano perfette. Piccole e cosi sottili. Il suo tocco leggero delle sue dita che andavano ad affossarsi alla ricerca di qualche appiglio nei miei capelli, le mie mani che cingevano i suoi fianchi per attrarlo sempre più verso il mio corpo. Volevo ripeterlo. Volevo che quel momento non fosse finito mai. E invece la mia preoccupazione per la famiglia mi aveva reso cosciente di quello sbaglio. A ripensarci ora e sotto una luce diversa, credo che sia lo sbaglio più bello della mia vita.
Ne sono consapevole di ciò che ho fatto ma al cuore non si comanda. Non gli si può impartire ordini; lo si segue e basta perché alla fine, volendo o no, Timmy aveva fatto breccia il quel minuscolo organo. Il restante un quarto, era opera sua.
E conoscendomi, non   avrei opposto resistenza, perché in fondo mi faceva piacere pensare al quel: un quarto.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora