29. Passione per lui o per lei

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C'ero cascato come un cretino. E come un idiota mi ero lasciato andare. False illusioni aveva detto. Beh peccato che se ne sia accorto troppo tardi il piccolo bastardo, perché quelle false illusioni e i suoi modi ipocriti di assecondarmi, avevano fatto centro. Ma si vede che per lui io non sia altro che un oggetto da usare, da provare e poi gettarlo via come gli altri. Le parole, le carezze, gli abbracci a cosa erano serviti allora ? Se la questione era che lui non era come me, perché mai prendersi la briga di baciarmi la notte degli Oscar?
Avrei desiderato solo che tutto ciò non avesse mai avuto inizio e che lui non esistesse. Dove avevo la testa quando ho accettato la parte di Oliver? Ma soprattutto perché mi sono lasciato abbindolare dal suo sorriso?
Affondai il pedale dell'acceleratore, senza darmi risposta. Corsi per altre  ore fino alle prime luci dell'alba.
Sono stato, e lo sono ancora, un deficiente. Mi ero innamorato di uno stupido ragazzino , un ventiduenne che non ricambiava le mie .... emozioni... pensai.
"Io voglio vivere senza di te" urlai nella notte citando le sue parole. Certo per te è facile. Mi hai usato e deriso. Usiamo Armie come se fosse usa e getta tanto che male fa, avrà pensato.
Ma non è stato il modo con cui l'ha detto, ma il modo con cui mi ha guardato mentre lo diceva. Era stato serio, inflessibile e gelido. I suoi occhi verdi erano stati il colpo di grazia. Il freddo che emanavano, mi avevano congelato. Erano privi di emozioni, vuoti e cattivi.
La rabbia che avevo in quel momento si era solo dissipata momentaneamente per dare il via libera all'agonia di quel rifiuto. Mi aveva spaccato e con me anche quella piccola parte che Timotheé aveva costruito nel mio cuore. Lo avevo perso. Anzi non lo avevo mai trovato. "Non sono come te" aveva detto con altre parole.
Certo che non sei come me, perché sei solo.....
Lasciai perdere. Che senso aveva continuare a rimuginarci sopra, se non faceva altro che fornire dolore e rabbia. Ero arrabbiato con lui per ogni momento passato assieme. Dalle riprese del film nella penisola italiana alle cene e i pomeriggi passati a cazzeggiare per le strade di Crema. Odiavo i suoi sorrisi perché erano la cosa più bella che avevo visto, ovviamente dopo i miei figli. Odiavo le sue battute e il modo con cui ripeteva le mie, perché mi strappavano sempre un sorriso genuino. Ma soprattutto sono arrabbiato con me stesso e con quella fottuta metà che ne è derivata.
Mi vergognavo di essere quel che ero? No per niente. Mi vergognavo per essere stato un debole. Un debole trascinato dall'infatuazione per un ragazzino. Forse aveva ragione, non eravamo fatti l'uno per l'altro, in fin dei conti io sono più grande di lui di  9 anni e ci sta differenza. Sono più maturo e con più esperienza di lui. Eppure perché ogni volta che lo vedevo, persino li nella foresta dietro casa sua, dove mi ha sputato in faccia la verità, mi coglieva sempre impreparato? Se ero più esperto  come potevo farmi trovare impacciato?
Perché volendo o no, avevo percorso una strada senza uscite e solo con  un'unica destinazione: l'amore.
Lo amavo anche dopo quello che mi aveva detto  e anche se lui era etero, lo avrei sempre amato.
Guardai l'orologio del cruscotto che segnava la mezzanotte e mezza passata. Era ora di rientrare a casa.
D'un tratto ripensai ad Elizabeth, al nostro litigio e alla mia stupida fuga. Se  restavo a casa cosa sarebbe successo ? Sarebbe rimasto tale e quale e Timmy avrebbe continuato quella falsa ? Ma soprattutto sarei rimasto incosciente del fatto che era tutta una messa in scena? Si più sarebbe andata avanti e più mi sarei fatto male. Lui invece sarebbe rimasto illeso.
Elizabeth. Solo a lei dovevo pensare e così sarebbe dovuto andare. Timotheé aveva detto una cosa sensata: la mia famiglia veniva prima di tutto, persino prima di me e della mia strada impervia che avevo ormai perso. E con essa la mia dose di felicità e di beata spensieratezza.

Quella notte sognai per la prima volta Temotheé, il suo sorriso, la sua voce e i suoi occhi verdi.

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A svegliarmi da quella strana notte fu l'odore delle crepes. L'aria attorno a me sapeva di zucchero, cioccolato e ..... pesche...  Annusai di nuovo quel dolce profumo. Non ero impazzito allora, avevo davvero sentito l'odore delle pesche, il mio frutto preferito.
Il letto era vuoto affianco a me. Elisabeth era di nuovo uscita. Mi rassegnai, perché non volevo ritornare sul quel tasto dolente quando ora ce n'era uno nuovo ed emergente.
Scacciai il ricordo della sera prima e di quel sogno. Oggi sarà diverso, pensai.
Mi alzai dal letto e andai al bagno. Mi tolsi i vestiti e mi feci una doccia fredda e veloce per svegliarmi fin da subito. Il freddo fece il suo effetto, ero pronto per una nuova giornata.
L' odore delle crepes era più forte nel salone e il motivo era proprio lì davanti a me che mi sorrideva con in mano un piatto. Non era uscita. Elizabeth era rimasta a casa nonostante fosse domenica. Aveva saltato la sua solita corsa mattutina.
"Che ci fai?" Le chiesi  allegro.
Notai che affianco al vassoio che aveva sul tavolino di fronte al divano, c'erano la cioccolata e il barattolo con la confettura di pesche. Sapeva che era la mia preferita e quella mattina si era lasciata guidare dalla fantasia, dato che le crepes avevano una forma strana. Una forma di un cuore.
"Come tutte le mattine preparo la cena a mio marito" disse facendomi segno di serdermi affianco a lei.
Mi accomodai e le cinsi i fianchi con una mano. Quella mattina doveva iniziare bene, e come, se non con un bacio?
"Mmm che bel buongiorno." Le sussurrai all'orecchio.
"Vuol dire che mi hai perdonato?" chiese abbassando gli occhi.
Alla fine mi convinsi che quel limite che avevo sempre onestamente protetto, lo avevo oltrepassato anche io. Perciò se lei stessa aveva voluto evitare il limite e cioè essere coerenti e veritieri, come potevo non perdonarla se anch'io mi ero comportato come tale?
"Non c'è niente da perdonare. È vero mi sono lasciato decisamente andare. Hai il diritto di uscire con chi vuoi tu. Io non posso di impedire di farlo. Se mai sono io a doverti chiedere scusa per averti aggredita in quel modo e soprattutto per essermene andato."
"Shhhh non è successo nulla. Ci siamo solo persi di vista un attimo amore mio. Non succederà più."
"Vedo che ti sei ricordata della confettura."
"Si so che ti piace e che è la tua preferita. È grazie a Timmy che ti piace, mi hai detto tu che la prima volta che l'hai assaggiata è stata a Roma durante la tournée, mi sbaglio?"
Rimasi in silenzio. Anche se evitavo di pensarci c'era sempre qualcosa  o qualcuno a ricordarmelo.
Aveva ragione. La prima volta che assaggiai la confettura di pesche era stato a Roma a novembre. Ora so il motivo perché mi piaceva così tanto: era anche la sua preferita.
"Si hai ragione" le dissi.
Capì al volo che qualcosa non andava.
"È successo qualcosa con Timmy  non è vero?" domandò Elizabeth preoccupata.
Gli dissi la verità o almeno una parte.
"Si. È così."
"Vuoi parlarne?" Lo volevo?
"Abbiamo discusso su diverse dinamiche, niente di che."
"Va bene." Si era rassegnata perché non voleva farmi turbare più di tanto.
"Fai colazione e poi ci facciamo un bagno rilassante che ne pensi?"
"Direi che va più che bene. E grazie per le crepes."
Mi baciò. La differenza con quelle labbra carnose e quelle sottili di lui era evidentissima. Le sue erano più morbide e piccole mentre quelle di Beth un po' più ruvide e grandi. La baciai con forza. In quel momento l'altra metà si era messa da parte, lasciando posto  alla frustrazione, all'attesa di farlo e al desiderio uscire fuori.
"Che ne dici se la colazione la facciamo su in camera da letto ?" Gli dissi.
Lei sorrise e con un altro bacio mi prese per mano e di corsa mi guidò su per la camera da letto.
"I piccoli ?" Le chiesi fermandomi sulle scale.
"Stanno dormendo. Abbiamo un'ora prima che Harper e Foster si sveglino."
La presi in braccio e di corsa la portai nella nostra camera.

In un battibaleno Beth mi tolse la camicia strappandola per poi passare alla tuta. Feci altrettando fino a rimanere entrambi nudi. Le cinsi i fianchi avvicinadola sempre più verso di me.
"Ti ho detto mai che sei bella?"
"Mai" disse ridendo.
Come mia consuetudine  le baciai lentamente le spalle per poi scendere  verso i seni. Ansimò e con le mani strinse forte la mia testa verso il suo petto. Annussai  l'odore della sua pelle Sapeva di lavanda e menta.
Scesi più giù mentre con un mano le massaggiai prima un seno e poi l'altro. Beth inarcó la schiena e si lascio andare in un lieve urlo di piacere.
"Ora tocca a me" disse spingendomi e facendomi cadere sul letto.
Partì a baciarmi la base del collo e lentamente scese sui capezzoli fin andare sempre più giù. Sentii l'eccitazione arrivare alle stelle e con essa il cambiamento nel mio basso ventre. Se ne accorse anche Beth. Non resistetti più. La presi con violenza e la sovrastai, baciandole avidamente ogni singolo centimetro del suo interno coscia fino ad arrivare al suo clitoride.
La penetrai lentamente e con dolcezza perché sapevo che l'avrebbe fatta impazzire.
"Oh Armie." Si avvinghiò sempre più contro il mio torace.
I nostri corpi si muovevano lenti ma progressivi entrambi guidati dalla passione e dalla voglia di lasciarsi andare.
"Ti amo Beth, ti amo" continuai a ripeterle mentre mi muovevo sincrono sopra di lei.
Mi lasciai guidare dalla mia mente che iniziò a vagare sugli accaduti del giorno prima. Il litigio con Beth, la mia fuga e la destinazione verso la fine della spensieratezza e della felicità. Non so come, ma anche in quel momento riuscii a pensare a lui. Ripercorsi i passi del sogno di quella notte: i suoi occhi verdi, il suo viso e la sua chioma di capelli corvini e quel bellissimo sorriso. Eravamo in camera sua e lui non aveva .... nulla addosso...   era sotto di me e rideva. Capii solo dopo che eravamo nel suo letto nudi...
"Continua" disse.
"Certo" lo ricambiai.
"Armieee" disse.
Continuai sempre a spingere di più finché preso dall'estremo del piacere sussurrai gemendo il suo nome.
"TIMMYYYYYY"

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora