Ritrovai Armie intento a parlare con I miei genitori in cucina.
Era sabato sera e la sua presenza stava diventando più frequente in questi giorni passati che negli ultimi tempi della tournée di Call me by your name. Speravo che i miei, non avessero scambiato la visita per qualcos'altro. In fondo due amici potevano vedersi nell'arco di tempo di 24 h? Certo che si era normale, mi dissi. Eppure quando entrai in cucina,, percepivo un'atmosfera strana.
Forse ero semplicemente teso.
Notai che mia madre mentre apparecchiava la tavola aiutata a sua volta da Armie, lo guardava come sapeva fare lei: stava studiando. Studiava ogni suo movimento, parola e sguardi per capire se qualcosa non quadrava. Ecco spiegata la strana sensazione che avvertivo. Mamma aveva aveva intuito.
"Maman, Le dîner est-il prêt?" Le chiesi prendendo i piatti dalla credenza e appoggiadoli sulla tavola.
Volevo a tutto i costi distogliere quello sguardo indagatore. Non dovevano sapere quel che c'era tra di noi. Mio padre ancora non aveva digerito il film. Lo aveva definito una sbandata sul mio percorso da star hollywoodiana. Se solo avesse saputo, sarei decisamente morto. Non tollerava affatto una relazione del genere, la definiva una cosa insana e forse la colpa non era nemmeno sua, ma di mio nonno che gli ha inculcato una dottrina oramai più che superata nei giorni nostri. Eppure sentendo il telegiornale, mass media, Internet o amici, la situazione dopotutto non era cambiata molto. Ancora andava a predicare le proprie idee e le convinzioni che la comunità LGBT fosse opera del demonio o una malattia genetica.
Per questo avevo paura che lo avrebbero scoperto e mio padre lo avrebbe senz'altro considerato uno scandalo inaudito.
Guardai Armie depositare con cura e con estrema calma le posate.
"Certo tesoro. Il tempo di scolare la pasta e siamo pronti per mangiare."
"Armie, se non ti dispiace, ci sono ancora gli avanzi di ieri sera."
Mia madre aveva capito. Non era da lei comportarsi in quel modo. Mai aveva dato avanzi quando c'erano persone a cena. Solo quella volta in cui Pauline portò Giacomo per la prima volta a casa. Lo stava analizzando. E dopo sarebbe toccato a me.
"Non si preoccupi sono di bocca buona." Le rispose sorridendo.
"Tim togli le altre due sedie non serviranno" mi disse indicando il tavolo.
"Ma Pauline non mangia con noi?" domandai rivolto a mio padre.
"No tua sorella è partita"
"Come mai? Poteva pure aspettarmi almeno l'avrei salutata."
"Non è colpa sua se ti sei rintanato in camera per più di un'ora."
Si era decisamente sconvolta e nervosa.
Mangiammo in silenzio. Pensavo di esserne felice e invece no, perché sapevo che mia madre rimaneva in silenzio solo quando voleva analizzare ogni minimo dettaglio della situazione. Guardai per un istante Armie e anche lui sembrava un po' perso. Non sapeva che stava per accadere l'inevitabile.
"Ora che siamo tra noi, secondo voi il film può essere considerato un buon esempio? Armie che ne pensi tu?" chiese mio padre.
"Pensa caro volevo porgliela io la domanda" disse ridendo mio madre.
Stavo impazzendo. Lo avevano scoperto. Com' era possibile? Avevo fatto attenzione ad ogni cosa. Non accennavo mai ad Armie solo quelle poche volte quando mi facevano domande. Il resto, come mi ero imposto, non era trapelato. E allora come si spiegava quella domanda?
Armie si pulí la bocca con il tovagliolo di stoffa e bevve lentamente un sorso di vino. Cosa stava aspettando a rispondere ? Perché prendeva tempo?
"Io penso che sia un buon esempio. Soprattutto perché non bisogna vergognarsi per quello che sì è."
"Mm certo certo anche se farlo vedere in futuro ai tuoi figli, non credi sia un po' imbarazzante dirgli in seguito che il loro padre ha girato quelle scene?" Chiese questa volta mia madre.
No stavano esagerando. Se sapevano tutto perché fare tanti giri di parole? Perché non dirlo e basta?
Loro non sapevano nulla, volevano solo capire. Capire ciò che non andava in me.
Armie restò interdetto a quella domanda schietta e impertinente ma seppe comunque rispondere con educazione e chiarezza.
"Vede signora Chalamet, io credo che sia proprio questo il bell'esempio. Essere un attore non significa affatto evitare ruoli perché la società è contraria agli amori dello stesso sesso. Io ho scelto quel ruolo proprio perché se un giorno Harper o Foster mi dicessero di essere innamorati di una persona del loro stesso sesso, io sarei orgoglioso e gli direi le stesse parole che dirò a voi: NON BISOGNA DIMENTICARE CHE SIAMO UMANI E COME TALI ABBIAMO UN CUORE CHE SCEGLIE PER NOI CHI AMARE, NON FA DIFFERENZA MASCHIO O FEMMINA, L'IMPORTANTE È CHE SIAMO FELICI e NOI STESSI."
Non avevo mai sentito un discorso così serio e lungo da Armie. Rimasi sbalordito.
I miei genitori invece, soprattutto mio padre, fece finta di non aver sentito e il discorso finì lì.
La cena non durò più del dovuto. Sparecchiammo e per evitare ulteriori domande chiesi ad Armie:" ti va di fare due passi?"
Dovevo parlargli di quello stava accadendo, e già iniziai a pentirmi di quello che gli avrei detto.
"Certo"
Mia madre non disse nulla al contrario era come se fosse felice che se ne andasse. Un'altra prova in più e favore del mio piano. Sospirai.
Il dolore allo stomaco era tornato trionfante e più vivo che mai.
Salutammo i miei genitori e uscimmo di casa. Senza guardare dove stessi andando, mi lasciai guidare dalle gambe e Armie mi seguì nella via che portava verso la foresta dietro casa.**************************************
"Timmy perché sei così silenzioso?"
disse cercando di prendermi la mano. Mi rigirai in tutte le direzioni per capire se qualcuno poteva vederci. Armie capì al volo.
"Hai paura che ci scoprano?"
Quanto avrei voluto dirgli che non mi importava nulla del parere degli altri ne tantomeno quello dei miei genitori. Non mi interessava se ci avessero visti abbracciati. Mi interessava la sua sicurezza. La sua vita e si anche la sua famiglia. Elizabeth, aveva svegliato una paura che era presente in me e che solo dopo quel maledetto pomeriggio in libreria era uscita fuori.
Se avessimo continuato avrei fatto la stessa fine di Beth. E io non volevo esserlo. Non potevo perché non era giusto nei confronti dei suoi figli.
Per questo cercai con tutte le forze di cacciare le lacrime e di rendermi più duro e inflessibile. Pensai a qualcosa di brutto ma l'unica cosa per la quale la mia mentre era concentrata, era la parola che ruotava attorno ad Armie: sei stato tradito.
"Ehy Timmy" si avvicinò di più e mi cinse le mani attorno ai fianchi. Mi sollevò il mento e mi osservò dritto negli occhi.
"Cosa hai? Perché non mi parli?"
"Perché non possiamo." Ecco. Avevo intrapreso la via più giusta per lui. Avevo deciso di compiere il salto nel vuoto e questa volta non ci sarebbe stato nessun ritorno.
Mi scanzai leggermente e tolsi le sue mani dai miei fianchi. Quanto mi odiavo per quello che stavo facendo. Il dolore stava aumentando. Sentivo che presto avrebbe coinvolto anche lui. Il mio dolore sarebbe stato il suo.
"Non capisco"
Quanto vorrei dirti che tua moglie non è quello che sembra, quanto vorrei non aver varcato la soglia di quella libreria e di aver origliato. Vorrei dirti tutto ma non posso. Perché non mi crederai e l'unica cosa che posso fare e non incasinarti di più la tua vita. Invece mi limitai a dire: "Non possiamo continuare questa storia. Non possiamo farci vedere in questo modo come se tra me e te ci fosse qualcosa al di fuori dell'amicizia"
"Timmy che cazzo stai dicendo? Che significa?" Chiese spazientito.
"Significa che non provo le stesse cose che provi tu. Non sono ciò che pensi che io sia."
"Ma ti ho baciato io ti ho.... e tu non mi hai..."
"Respinto? No non ti ho respinto perché mi hai colto di sorpresa" dissi con voce tremante. Lo guardai con un sguardo più gelido che potevo.
Iniziò a capire ciò che volevo che lui capisse: non potevamo restare insieme.
"Hai dei figli- continuai, vedendolo fermo a bocca aperta- Cosa penseranno del padre? "
"Cosa cazzo centrano i miei figli?"
"Centrano Armie. Sono la tua famiglia e questa cosa non può succedere."
"No non è così. Tu ti vergogni Timothee. Tu non hai esitato a baciarmi. Ti sei lasciato andare anche tu e lo sai benissimo. La mia famiglia è un mio problema e non il tuo. Non sto tradendo nessuno." Mi inveii contro.
Ormai il dolore era alle stelle e l'adrenalina risvegliata mi aveva dato la forza sufficiente per arrabbiarmi.
"Si cazzo. Si Armie. Stai tradendo tua moglie e io non voglio passare per quello che non sono."
"Cosa non sei?"
"Come te" gli dissi .
"Allora è questa la questione. Non vuoi essere come me. Non sei bisessuale. Tu mi hai ... ed io che ci sono cascato pure. Ora è chiaro tutto. Sei come i tuoi genitori, mediocre con una mentalità marcia."
"Si." Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che era tutto falso che ero esattamente come lui e invece me ne rimasi immobile a guardarlo.
"Beh se non abbiamo altro da dirci io me ne vado."
"Aspetta"gli dissi fermandolo. Strinsi la sua mano nella mia. Volevo ricordarmi almeno di un momento felice in quel buio abisso che sarebbe venuto dopo la sua assenza. Ma mi pentii subito perché Armie pensò che avessi deciso diversamente, che tutto quello era stato uno scherzo e invece gli diedi il colpo di grazia, mentendo su un punto che mai e poi mai avrei voluto usarlo. Ma in quel momento per rendere ancora più netto il taglio, era essenziale doverlo usare.
"Verrò alla tua festa ma sarà l'ultima volta che ci vedremo. Dobbiamo viver la nostra vita entrambi e io voglio farlo senza di te."
Mi guardò sorpreso e tremendamente ferito. Ora era lui quello l'oggetto fragile ed io l'avevo rotto per sempre.
"Bastardo" disse. Tremava dalla rabbia.
"Eh giusto che sia così. Non volevo darti false illusioni."
"Fatti dire una cosa: tu non sei Elio, tu non hai un cazzo in comune con quel fottuto personaggio. Tu sei semplicemente una merda." disse piangendo e dandomi una spinta . Caddi a sua volta sul selciato della foresta. Si limitò ad osservarmi con uno sguardo pieno d'odio e prima di andarsene disse:"Vorrei che non venissi piuttosto, ma non farei un torto a me ma a mia moglie. Verrai alla festa e dopo sarai come se non ci fossimo mai incontrati"
Lo guardai andarsene via e con lui la speranza di rimanere almeno amici.
Lo avevo ucciso. Avevo ucciso l'amore appena nato ma soprattutto avevo interrotto un cammino e con esso, la felicità che ne derivava. Avrei chiuso gli occhi per sempre e avrei visto solo ed esclusivamente un PARADISO OSCURO
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Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del Cambiamento
Fanfiction!!!!!!!! IN REVISIONE !!!!!!!! «...replicai il gesto di quella notte, portando questa volta, le mie labbra umide e calde su quelle di Tim. E questa volta senza nessuna esitazione, senza paura e vergogna, ma solo e semplice desiderio di averlo...» ...