25. Non so cosa fare

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Non poteva essere lei.  Non poteva e basta. Più cercavo di convincermi del contrario più la verità era evidente. Elizabeth era di fronte a me nella sua tenuta da corsa  e dietro di lei, quello che doveva essere in tutti i versi Pierre.
Quindi non stavo immaginando? Aveto capito bene?
"Timmy che ci fai qui?" chiese sorpresa.
Potrei farti anch'io la stessa domanda. Perché non sei con tuo marito? Perché l'hai fatto? Lo pensai restandomene zitto.
"Sono venuto con Pauline e Giacomo. Volevamo vedere il nuovo centro commerciale. "
Elizabeth rimase a fissarmi a lungo. Voleva capire se stessi mentendo o meno. Ti prego fa che non mi scopra. Fa che non mi scopra, dissi mentalmente.
"Anche noi. Ho accompagnato mio fratello Pierre." rispose guardando prima Pierre per cercare supporto e poi di nuovo me.
Che falsa. Pensavo di conoscere per bene la moglie di Armie e invece mi sbagliavo di grosso. Armie oddio no.
Perché proprio lui? Perché avevo origliato quel maledetto discorso?
Odiavo me stesso per averlo fatto.
"Beh allora ci vediamo dai. Ora devo scappare. Sai com'è fatto Armie quando si preoccupa."
Ma come osava pronunciare il suo nome dopo quello che aveva fatto alle sue spalle?
"No non lo so" le risposi alterato.
"Diventa intrattabile. Vero Pierre diglielo anche tu"
E lui che ne sapeva di Armie, di come si preoccupava, di cosa faceva. Era il suo - facevo fatica solo a pensare a quella parola- amante.
Ed io cos'ero ? Dopotutto non avevo fatto anch'io una cosa simile alla sua ? Il bacio tra noi due poteva essere considerato un tradimento?
Si lo era ma a differenza sua io non avevo fatto ...... distolsi l'attenzione a ciò che stavo per pensare, perché sapevo che mai e poi Armie si sarebbe spinto oltre un semplice bacio. Non ero un traditore almeno non per il momento. Non mi ero dichiarato, non avevo fatto capire niente a nessuno. Lei è pur sempre sua moglie che piaccia o no.
"Beh noi andiamo Timmy. Ci vediamo giovedì." Mi diede un bacio e come se non fosse successo nulla, si dileguò via assieme al "suo" Pierre.
Rimasi fermo per diversi minuti finché i muscoli e i piedi non inisiavano a formicolarmi per l'immobilità prolungata.
Pagai i tre libri che avevo preso e mi diressi il più veloce possibile lontano da quel centro commerciale. Non potevo restare un altro minuto in più o sarei scoppiato a piangere.
Ma perché poi? Perché dovevo sentirmi così male perciò che avevo sentito?
"Lo sai il perché" mi dissi. Perché io lo amo. Lo amo da desiderare solo il meglio per lui.
Volendo o no, ero completamente preoccupato di come si sarebbe evolta la situazione. Avrei dovuto dirlo ad Armie? E se così fosse, avrebbe mai e poi mai creduto ad un bugiardo come me ? Mai, anzi avrebbe interpretato la cosa come un mio tentativo per farli separare. Era fuori discussione dirglielo. Ma allora cosa avrei dovuto fare ? Starmene zitto e fingere che tutto non sia successo. Che Elizabeth era ancora la moglie perfetta per lui e una buona madre per i piccoli Harper e Foster. Ma non era così, quella specie di donna aveva compiuto un gesto imperdonabile. All'improvviso una strana idea si stava piano piano formando nella mia mente. Se mi fossi stato zitto, lei avrebbe fatto sempre lo stesso sbaglio e si sarebbe divertita, mentre io avrei avuto modo di avere Armie tutto per me.
Cosa cazzo stai dicendo Timothee? No, non potevo averlo pensato. Non era giusto nei confronti di Armie. Ma in fondo.... era giusto per me. Io lo desideravo più di ogni altra cosa.
"Finalmente amico. Pensavo che ti fossi perso in quella libreria." disse Giacomo, non appena li raggiunsi nel parcheggio.
"Andiamocene" gli risposi incurante di quel suo atteggiamento così snervante e troppo amichevole.
"Va bene va bene." Mi guardò strano e anche mia sorella fece altrettanto.
"Tutto bene Timmy?"
"Andiamo a casa per favore."
Misero in moto e in silenzio forzato, ci dirigemmo, sull' Avenue Street per far rientro a casa. 
Per tutto il tragitto non pensai ad altro che a lui: Armie non so cosa fare....

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"Amore sono tornata".
Eccola finalmente. Solo dopo 8 ore mia moglie si era decisa di rincasare.
Nessun messaggio  in segreteria ne sul telefono. Niente.
Era a dir poco furioso per quel suo comportamento ma decisi di restare calmo. Volevo sapere ogni sfaccettatura di ciò che doveva dire.
Ero seduto sulla poltrona all'angolo del salotto e Beth ancora non mi aveva visto.
"Dove sei stata?" le dissi con una calma che mi fece paura persino a me stesso.
Sobbalzò alla mia voce.
"Oddio. Arm, ma come ??? Non farlo mai più."
"Dove sei stata tutto questo tempo?" le ripetei un'altra volta ma con più durezza.
"Sono stata a correre come tutte le volte"
"Per tutto questo tempo? Sei uscita alle 8  e solo ora sei tornata. Direi che 8 ore sono un po' troppe per correre, non trovi?"
Da dove usciva tutta quella rabbia?
"Si." Rispose sorpresa per il mio cambio di tonalità di voce.
"Armie che succede? Perché sei arrabbiato?"
"Io arrabbiato ? Ma dico in quella cazzo di testa, hai la minima idea di quanto sono stato preoccupato in queste ore. Nessun messaggio , nemmeno una telefonata. Nemmeno un dannato post-it hai lasciato. Non è da te. "
La risposta sua mi fece cadere le braccia.
"Avevo il telefono scarico e si hai ragione ad essere arrabbiato con me. Ma lasciamo spiegare Arm."
"Beth, non servono parole."
"Ora mi fai spiegare."
Respirai a fondo. Uno, due, tre, quattro.... contai lentamente fino ad arrivare a dieci e con tutto me stesso ascoltai mia moglie.
"Ho corso stamattina per ben tre ore e poi ho incontrato una mia amica Jasmine. Ci siamo messe a parlare del più e del meno e alla fine mi ha invitato ad uscire insieme a lei. Siamo andate al centro commerciale quello nuovo. Volevo chiamarti e avvisarti ma non avendo il telefono spento non ho avuto modo."
"Potevi chiamarmi con il telefono di Jasmine. O era troppo per te."
"Ora basta Armie. Non tollero affatto il tuo modo. Mi stai facendo il terzo grado da quando sono entrata. Ti ricordo che sono adulta e vaccinata e posso decidere di uscire con chi mi pare. Ci siamo intesi?"
"Più che bene" le risposi con la stessa freddezza sua.
"Bene allora chiudiamo qui il discorso. I bambini dove sono?"
"Dove li hai lasciati stamattina" le dissi sbattendole la porta in faccia. Me ne andai non so dove, l'importante era restare solo. Aveva superato il limite. Certo era libera di uscire con chi voleva, ma almeno un messaggio non gli costava nulla. Ultimamente l'aria in casa stava diventando troppo ingestibile. Beth era ingestibile. Usciva e tornava tardi, o perché si tratteneva a lavoro troppo a lungo o perché usciva con le amiche. Anche io non era da meno, ma almeno le dicevo sempre dove, con chi e quando sarei uscito. Tra noi non c'era mai stato problema a dire la verità. Ma allora perché quello che mi aveva detto mi suonava strano? Se aveva il telefono scarico, costa gli costava a chiamare con un altro cellulare e dirmi «Amore resto fuori a pranzo, bada tu hai bambini»
"Fottiti Beth" lo dissi con tutto il disprezzo che avevo in corpo. Ora volevo solo pensare a stare meglio e l'unica cosa che era vicina e l'unica a potermi rimettere in sesto, stava a un paio di kilometri da dove abitavo.
Presi il telefono e osserva il mio nuovo sfondo della home. Dio quanto sei bello, pensai, guardando lo sfondo che ci ritraeva sorridenti.

 Dio quanto sei bello, pensai, guardando lo sfondo che ci ritraeva sorridenti

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Inutile vergognarmi, ormai ero quel che ero. Bisessuale era la parola corretta. E poco mi importava se era scorretto ciò che stavo per fare ma al diavolo Elizabeth. Volevo essere me stesso e l'unico modo era vederlo.
Salii di corsa sulla macchina, (per fortuna indossavo la tuta della sera prima e con essa, le chiavi della Ford nera) e ingranato la prima, partii in direzione della mia felicità.
Timmy non so cosa fare, se sto sbagliando, ma per il momento voglio solo rivedere il tuo sorriso ed essere quel che sono: il tuo Oliver.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora