40. Io voglio di più

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Il  bacio di ieri sera mi aveva trasmesso una senso di sicurezza che non avevo mai sperimentato prima d'ora. Era ciò che più avevo bisogno in quel momento. Sentirmi sicuro di me stesso. Avevo più volte provato a distrarmi dallo stato di agitazione che provavo, tuttavia ripensando a cosa avrei dovuto fare di li a poche ore, non facevo altro che alimentarlo.
Ne avevo parlato con Pauline e Sors ed entrambe mi avevano detto che la questione era, si tra lei e suo marito, ma una persona esterna avrebbe potuto smuovere le acque. Il mio intento era proprio questo: comportarmi da terzo incomodo per far venire allo scoperto la verità.
Tuttavia mia sorella mi aveva sconsigliato di parlare con Armie proprio la sera del suo anniversario. Ma lei non sapeva che Armie non era il soggetto da colpire bensì sua moglie. Dovevo solo trovare il momento giusto per poter restare soli e parlare. Ora devo pensare al vestito, mi dissi muovendomi verso l'armadio.
Per la serata imminente avevo optato per due look l'uno opposto all'altro. Il primo consisteva in un look semisportivo. Jeans neri, camicia bianca a collo alto (giusto per coprire il segno rosso che ancora faceva fatica ad andarsene) e un pullover di cashmere di un grigio cenere. Come scarpe da abbinare avevo pensato alle vans old school nere. Il secondo look invece si addiceva di più per quell'evento, anche se onestamente odiavo giacca e cravatta. Preferivo di gran lunga i jeans per una questione di semplice comodità.
"No Timmy non verrai vestito in quel modo spero" disse Sors sul ciglio della porta mentre si aggiustava gli orecchini.
"Perché non posso?" Chiesi quasi offeso. Non era male jeans e maglioncino.
"Beh non dico che andremo  al galà ma cavolo Timmy mi sembri mio nonno con quel maglione. I jeans poi non vanno bene stonano troppo. Che ne dici di quell'altro." Indicò il completo che avevo a ridosso dell'anta dell'armadio.
"Sei seria? Dai no ti prego non quello. Forse sei tu troppo scoperta" gli feci notare.
"Almeno mi dona. A te fa sembrare un intellettuale e diciamocelo puoi fare di meglio."
In effetti non era niente male con quel vestitino. Mi piaceva il modo in cui la maglia bianca le girava attorno al collo lasciandole scoperte le spalle. La rendeva più sexy. A completare il tutto, vi era un collana che le faceva da pendente. Era bellissima.
"Sei bella" gli dissi.
"Non dire così che mi fai arrossire. Dai forza muoviti a indossare quel completo che siamo già in ritardo."
Guardai il display del telefonino e aveva più che ragione. Eravamo decisamente in ritardo. Alla fine dovetti accettare l'idea d'indossare quel completo. Non era così male, pensai. Pantaloni e coprigiacca erano entrambi  della stessa tonalità nera mentre la camicia a righe sottili, era di un rosso acceso. Invece il colletto della camicia era bianco e alto sufficientemente per il suo scopo.
Mi misi in fretta i mocassini e al volo mi diedi una pettinata a quella chioma corvina scompigliata.
"Prima o poi li devi tagliare quei capelli" dissi al riflesso nello specchio.
Saoirse mi stava aspettando impaziente sull'uscio della porta.
"Timmy sei lentissimo. Sbrighiamoci... su su. Odio farmi attendere." Presi i regali impeccabilmente impacchettati a dovere  e ci precipitammo fuori in direzione  della festa.

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"Armie sei agitatissimo. Calmati vedrai che avrà avuto un contrattempo" disse Elizabeth toccandomi la spalla.
Era così evidente il mio stato di agitazione? Erano tutti arrivati alla festa: Rob, Colin, Kelly, mio fratello con sua moglie Claire, Pierre, i miei genitori e alcune amiche di Beth. Mancavano solo Timmy e la sua migliore amica Saoirse. Perché stava tardando?
"Si hai ragione. Avrà avuto un contrattempo." Per smorzare l'ansia mi intrattenni con i miei amici.
Mi intromisi in un discorso già iniziato senza però prenderne parte, preferivo ascoltare quel flusso di parole in modo tale da distogliere l'attenzione dalle futili preoccupazioni.
"E quindi Kelly hai iniziato una nuova casa?" Chiese Robert.
"Si io e la mia ditta abbiamo aderito a questo progetto. 300 metri quadrati nel pieno verde a nord di Los Angeles."
"300 metri quadri? Deve essere piuttosto ricco il proprietario" gli fece notare Colin.
"Lo puoi dire forte. Pensa che ....."
Mi allontanai da loro perché non trovai interessante ciò che avevano da dire. Mi buttai allora sul mangiare.
Prima dell'arrivo degli invitati avevamo adeguatamente preparato la stanza più grande della villa, per adibirla allo scopo della serata. Tutto il pomeriggio di giovedì lo avevo passato quasi ed esclusivamente spostando i mobili secondo le scelte di Beth. Il pianoforte tuttavia mi rifiutai di spostarlo perché era troppo pesante. Così Beth ne approfittò per posizionarci al di sopra i dolci in modo tale da separarli dal lato dei cibi salati. Al centro della stanza Beth aveva messo due tavolate lunghe ricoperte da una strato di carta azzurra, il suo colore preferito. Sul resto delle tavolate aveva disposto diversi vassoi contenenti piatti freddi quali: insalate di mare, pomodorini ripieni di tonno, crostate salate di vario genere, tartine al salmone affumicato e tanto altro da far sembrare quella cena, un pranzo di natale.
Presi una tartina con salsa ai gamberetti, due tramezzini e una fetta di crostata salata alle zucchine.
"Figliolo, ti stavo cercando"  mi chiamò mia madre.
"Sono sempre stato qui. Non mi sono mai mosso"
"Beh allora non ti ho visto. Comunque come sta andando questo periodo di relax?"
L'ultima volta che avevo parlato con mia madre era senz'altro due settimane prima degli Oscar quando in un visita di cortesia le avevo accennato che dopo mi sarei preso dei mesi di pausa dalla scena.
"Bene mamma." dissi sbrigativo e buttando un occhiata ogni due secondi in direzione della porta.
Anche lei se ne accorse.
"Stai aspettando qualcuno?" Chiese.
Le avrei voluto dire «Si sto aspettando che una persona speciale entri da quella fottuta porta e che non mi faccia preoccupare così tanto» invece mi limitai a dirle: " Aspetto un mio amico."
"Ah pensavo che fossimo tutti quanti"
"No" risposi seccamente. 
Ritornai nel gruppo dei miei amici dove si era aggiunto anche Pierre.
"Sei così silenzioso Armie." disse Robert.
"Forse perché sto mangiando" risposi scherzosamente. Ero di pessimo umore. Timmy stava tardando e non era da lui comportarsi in quel modo. Se non voleva venire poteva benissimo mandarmi un messaggio o telefonarmi. Invece erano le nove di sera passate e di lui nessuna traccia ne una chiamata. Dove sei Tim? pensai mentalmente.
"Allora che dite ragazzi la prossima settimana organizziamo un'uscita tra noi uomini. Moto, birre e ragazze. Che ne dite?" Domandò Colin.
L'idea di restare lontano di casa , lontano da Tim mi fece agitare ancora di più.
"Certo" dissero tutti all'unisono tranne me e Pierre.
"Io non posso devo organizzare una conferenza stampa. La prossima settimana avrò il piacere di avere nella mia libreria Harry Styles per un firmacopie." disse Pierre sbrigativo.
Harry Styles. Lo conoscevo quel nome e se non andavo errando era uno degli ultimi cantanti che ascoltava sempre Tim a Crema.
"Quando precisamente?" gli chiesi avvicinandomi.
" Il 27 Marzo. Perché?"
"No così tanto per chiedere"
" Eddai siete due guastafeste. Non potete abbandonarci così. Armie tu puoi venire tanto sei senza far nulla."
Aveva ragione Kelly nel dire che ero libero, tuttavia non sapeva che volevo sfruttare quel tempo libero proprio per passarlo con l'unica persona che desideravo.
Proprio nell'istante in cui stavo per rispondergli, il campanello della porta d'ingresso suonò. È arrivato, pensai.
Mi precipitai ad aprire la porta ma Pierre che era più vicino, l'aprì per primo.
Eccolo li finalmente nella sua splendida presenza vicino a Saoirse. Lei era bellissima in quel vestitino scollato ma lui la superava di gran lunga. Quel completo gli dava un'aria da grande, da uomo e il colore nero risaltava perfettamente sul suo corpo gracilino.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora