27. Interromperemo il cammino già percorso? parte 1

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Mi ero completamente lasciato andare a quell'inebriante sensazione mista tra eccitazione e pace interiore. Mi sentivo soddisfatto e non me ne vergognavo affatto. Riuscivo solo a trovare i privilegi di essere come ero: me stesso.
Mi piaceva essere desiderato da entrambi le parti e non mi importava chi fosse stato maschio o femmina. Potevo averli entrambi o solo uno. Ma quell'uno che desideravo, era sposato. Le chance erano poche o nulle. E dopo quello che avevo scoperto, non potevo andare avanti. Non avevo scelta, se non l'unica alla quale mi ero opposto a pensare con tutte le mie forze: lasciargli vivere la sua vita.
Il desiderio di averlo costantemente accanto, sta diventando sempre più pressante. Le notti insonne, le ore e i minuti passati a pensarlo non mi rendevano di certo facile quello che dovevo fare.
Mi lasciai sprofondare nella malsana idea dell' abbandono imminente e all'agonia che ne sarebbe derivata. Già ne stavo apprezzando i primi minuti in quella vasca che ormai era diventata scomoda. Avevo immaginato che prima o poi avrei dovuto farne i conti ma mai e poi mai così presto. Sentivo il petto che mi faceva male, come se qualcuno o qualcosa si stesse aprendo una strada dentro di me per uscire fuori. Iniziai anche a faticare nel respirare. Era come se il dolore dell'eventuale perdita mi stesse scavando una voragine nel petto.
Uscii fuori dalla vasca e aspettai che quel dolore se ne andasse via. Mi accucciai contro la porta del bagno completamente nudo e mi strinsi le gambe al petto più forte che potei.
Sapevo cosa stava succedendo. Era un attacco di panico.
"Non ti ho detto che ti AMO e mai te lo potrò dire. Non ora e mai più." Devo essere forte, mi dissi. Non posso lasciarmi sprofondare in un abisso già di per sé profondo, perché altrimenti non sarei riuscito a tornare in superficie.
Volevo che fosse stato semplice ma non era così. Se da un lato volevo che lui continuasse la sua vita, dall'altro sentivo che quel taglio netto avrebbe devastato non solo me ma anche Armie.
Gli piacevo. Dopotutto anche lui aveva iniziato a percorre una strada diversa dalla semplice amicizia e solo ora aveva intrapreso il mio stesso cammino. Sarebbe stato crudele bloccargli quel cammino? La risposta era senza dubbio si. Avremmo sofferto entrambi e poco importa chi di più. Ma Armie avrebbe dovuto combattere con un altra strada. Una strada in cui la moglie aveva scelto di prendere una deviazione che portava verso una sola meta: il piacere del tradimento.
Chiusi gli occhi e lasciai,per quei pochi minuti che rimanevano, le lacrime scendere liberamente. Mi sentivo fragile per davvero. In quel momento mi sentivo in trappola. Cosa avrei dovuto fare? Chiudere per sempre quel che era appena nato tra di noi e dicendogli la verità ?  Oppure restare in silenzio? 
"Fanculo. Fanculo, fanculo" dissi sbattendo la testa contro la parete.
La vita è crudele, più cerchi di fare le cose per il verso giusto  più tutto il resto ti si ritorce contro. Non importa se tu ti svegli la mattina con la buona intenzione di cambiare il giorno, di cercare di essere migliore di quello che non sei, perché tanto alla fine la vita sceglie per te. E la mia aveva scelto un percorso insinuoso , buio e senza via d'uscita.
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Il dolore alla fine mi aveva stordito abbastanza da farmi addormentare. Mi ero svegliato di soprassalto per via di un rumore sordo e progressivo.
Chi cavolo era? lasciatemi qui, pensai. Non avevo le forze per alzarmi. Il dolore evocato dall'idea di ciò che avrei  dovuto fare, mi aveva  del tutto prosciugato.
Tum tum tum. Odiavo quel suono. Perché dovevano rompermi le palle? Avevo chiesto solo un'ora per restare per conto mio ma qualcuno, forse mia madre o mia sorella, aveva frainteso  l'idea. Continuavano a bussare insistentemente. Dovetti alzarmi  per forza. Dovevo aprire oppure non avrebbero smesso.
Mi misi un telo bianco attorno alla vita anche se ormai ero asciutto del tutto, ma presentarsi nudo era tutt'altro che normale.
Dannazione arrivo, pensai mentre continuavano a bussare con più insistenza. Ma che  volevano?
Tum tum tum...
"Foutue arrivée. Je ne suis pas sourd. Arrête de frapper la bite" tuonai esasperato aprendo la porta.
Mi paralizzai. Lo sapevo che stavo ancora dormendo. Era solo frutto del mio subconscio. Non poteva essere vero. Stavo sognando cazzo. Stavo sognando. Ero ancora intrappolato nei miei incubi. Non poteva essere lui.
Quanto era reale il calore della sua vicinanza, e gli occhi erano ancora più azzurri dell'ultima volta che lo avevo visto. Persino la sua piccola cicatrice sul mento era credibilmente vera. Com'era possibile che la mia mente si ricordava di ogni minimo dettaglio?
"Timmy" disse la sua perfetta copia. Anche la voce così calda e seducente era la stessa.
Vedendo la porta aperta e non percependo nessuna resistenza da parte mia, entrò nella stanza. Non arretrai di un millimetro perché tanto sapevo che non era reale.
"Sto impazzendo. Non è possibile che tu sia qui. Sto..." non terminai che lui subito mi toccò. Quel tocco evocò la solita scossa elettrica che avevo già percepito ogniqualvolta ci abbracciavamo.
"Timmy sono io."
Allora non stavo sognando ? Lui era di fronte a me?
All'improvviso diventai rosso in faccia. Perché se non era una proiezione architettata dal mio subconscio, allora  voleva dire che ero nudo di fronte ad Armie.
"Che ci fai qui?" gli chiesi guardando in basso.
"Volevo vederti Elio."
Quel nome, aveva davvero detto Elio?
Si Armie era li a cinque centimetri da me e mi aveva appena chiamato in un modo che mai me lo sarei aspettato.
D'un tratto il dolore e l'incertezza di poche ore prima scomparirono lasciando posto al solito formicolio alla bocca dello stomaco.
"Timmy di qualcosa...."
Non riuscivo ad emettere nemmeno un suono. Si avvicinò sempre più e con la sua mano destra mi accarezzò la spalla.
No ti prego, pensai.
"Che ci fai qui?" Ripetei più convinto.
"Volevo vederti."
Se dovevo essere inflessibile allora tanto valeva esserlo fin da subito. Eppure era li per me. Aveva voglia di vedermi. Come potevo oppormi ?
"Perché?"
"Non sapevo dove andare . Sono scappato."
"Scappato da dove?"
"Da casa. Da mia moglie." Impallidii. Il cuore si fece sempre più veloce e le mani iniziarono a sudarmi.
Non poteva essere vero. Gli aveva confessato tutto Elizabeth ?
"Ho litigato con Beth." Continuò a dire vedendomi scioccato.-" Timmy non so perché me ne sono andato così di fretta ma non volevo stare con lei. Avevo bisogno di distrarmi e la prima cosa che ho pensato è."
"Me"dissi scandendo bene la parola.
"Si. Volevo vederti." Mi accarezzò il viso. Chiusi gli occhi assaporandomi  quella familiare elettricità evocata dal suo tocco leggero. Amavo il modo con cui mi accarezzava.
"Sei bello" disse.
"E questo che significa?" gli dissi piuttosto incuriosito.
"Io... non so come. Ma credo di... " Di nuovo indeciso. La seconda volta che era interdetto su cosa nascondere e su cosa dire.
"Puoi dirmi tutto". La stretta allo stomaco si faceva sempre più sentire. 
"Timmy io...."
"Armie..."
"Mi piace Timmy. Mi piaci." disse abbasando gli occhi.
Se prima non avevo forza sufficiente ad alzarmi, ora ne ero completamente pieno. Come potevo non essere felice ? Aveva confessato. Aveva confessato, mi ripetei.
Le endorfine fecero il loro ingresso. Le sentivo bruciare nelle vene e il loro effetto ionotropo non fu da meno.  Il cuore come se fosse stato fin in quel momento in letargo, prese a battere più forte che mai.
"Io.. non so cosa." Questa volta era il mio turno ad essere indeciso.
Dovevo dichiararmi ? Oppure dovevo restare zitto ?
Per una volta pensai a me stesso.
" Ci hai messo del tempo" lo presi in giro.
"Non cominciare ragazzino"
"Non cominciare ragazzino" ripetei.
Ridemmo entrambi.
Valeva la pena chiudere quella strada? Perché non deviare anche noi verso la stessa meta di Elizabeth ?
No non potevo farlo. Non volevo essere un traditore.
"Meglio che mi cambi. Sono..."
"Nudo ? " terminò lui.
Arrossii ancora di più e mi meravigliai che la mia faccia non era andata ancora in fiamme.
Sentii una strana sensazione vicino al ventre. Era uno strano formicolio.
No dannazione, no no no. Maledetto testosterone.
"Ehm vado a cambiarmi." gli dissi correndo in bagno.
"Ti aspetto giù" rispose.
Non era possibile. Non avevo più il controllo del mio corpo. Guardai attentamente lo stesso disagio di quella mattina. Imparerò mai a controllarmi? Spero che non se ne sia accorto.
Rimasi diversi minuti appoggiato al lavandino respirando lentamente e concentrandomi su qualcosa che non fosse Armie.
Alla fine riuscii a ridurre l'intensità dell'eccitazione e con molta calma mi vestii.
Mi guardai allo specchio e fissai la figura pallida del mio volto.
"Fallo per Armie. Fallo per lui. Sii sincero e toglitelo dalla testa"  ripetei a me  stesso. Ma più cercavo di ripetere quel mantra e più restavo convinto che ci saremmo fatti male entrambi se ci fossimo spinti più in la.
Ora ero più  convinto che mai che non  lo desideravo solo io lo amavo.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora