Più penso che la sua corazza è troppo saldata fino in fondo e più ho voglia di prenderla a picconate. Proprio non riuscivo a mandarmi giù il motivo per il quale non voleva che lo aiutassi con il problema di sua moglie. È vero che il detto diceva «tra moglie e marito non si deve mai mettere il dito». Ma il mio Armie non aveva più legami con quella donna. Perciò anziché un dito, ci avrei messo l'intera mano e il braccio pur di trovarvi un rimedio. Il legame sentimentale era ormai più che andato, rimaneva tuttavia quello che lo legava con le sue due pesti: Harper e Foster. Provava disagio nel porre fine al matrimonio? O forse aveva paura di come si fosse evoluta la vita dei propri figli, se crescendo i loro genitori appartenevano ad altri? Ma soprattutto, come mi avrebbero visto, una volta saputa la verità? Un traditore o mi avrebbero chiamato sempre come, zio Timmy?
Cercai di trovare delle risposte plausibili senza interferire con i pensieri di Armie, perché altrimenti lo avrei fatto solo che adirare peggio di prima. La colazione era stata normale senza parole, senza discorsi da condividere, solo i nostri sguardi persi l'uno in quello dell'altro, il blu oceano che si univa al verde del mio. Mi ero gustato la tazza di caffè in silenzio come aveva fatto anche Armie con il suo thè diluito nel latte. Sapevo che ancora era turbato e per questo che decisi di optare per il silenzio anziché lasciare trapelare dalle mie labbra ulteriori ed inutili preoccupazioni.
Prima di rincasare gli proposi di fare una passeggiata sul lungomare. Volevo perdermi in quell'aria salmastra del mare di prima mattina e in qualche modo trovare qualche appiglio per capire cosa lo stesse turbando. Ci avviamo verso la battigia sempre con quel silenzio di prima. Che cosa pensava? Perché non mi guardava?
Odiavo restare zitto ma se avessi parlato sarei cascato di nuovo nel tranello. Mi tolsi le scarpe rimanendo a pieni nudi in mezzo all'acqua. Era calda e limpida. Anche lui seguì il mio esempio, raggiungendomi dopo pochi secondi. Con le sue dita dei piedi toccò il dorso del mio fino a raggiungere le dita.I nostri piedi si toccavano come la notte prima.
Solo che questa volta era diverso. Anziché farlo per puro desiderio, stava prendendo tempo.
"Tim" disse prima di ricadere in una nuova pausa. Mi rannicchiai contro la sua spalla e mi limitai ad osservarlo.
Sapevo che voleva parlare dal modo con cui girava il suo piede nell'acqua disegnando fantasie astratte. Decisi pertanto di concedergli il tempo necessario per pensare e lasciarsi andare. Ero sicuro che voleva compiere il passo essenziale per farmi entrare nella sua corazza.
"Mi chie-de-vo...." disse balbettando.
Armie balbettava solo quando era in evidente difficoltà. Odiavo vederlo in quel modo, mi rendeva più ansioso che mai.
"Arm" lo incitai abbracciandolo - " continua, non vergognarti" aggiunsi in fine staccandomi leggermente per poterlo vedere in viso.
"Mi chiedevo come hai vissuto questa notte. Se per te è stato un errore o se ti ho imbarazzato in qualche modo"
Si volse verso il lato del mare senza incrociare il mio sguardo.
Era in imbarazzo eccome, pensai. Rimurginai le sue parole appena dette. Mi sentivo in imbarazzo? Era stato un errore che avevamo fatto sesso? Pensava che era bastata quella notte per farmi ripudiare? No, non è stato un errore. E no, non mi sentivo nemmeno un traditore. Allora perché Armie mi aveva posto quella domanda? Era lui il pentito? Avevo fatto forse qualcosa di sbagliato ?
"Perché mi fai questa domanda?" gli chiesi girando il suo volto verso il mio.
"Perché ho paura che tu ti senta un traditore" confessò tutto d'un fiato -" ed io non voglio che tu ti consideri come tale. Ti giuro che non succederà più. Se vuoi mi metterò da parte."
Cosa? Ma che gli stava passando nella sua testa?
Spero che stesse scherzando perché non sarei riuscito a sopravvivere se lui si fosse messo da parte. Mi meravigliai di quel discorso perché proprio lui era più sensibile alla separazione netta.
"Armie ma cosa stai dicendo? Io non penso questo e non voglio che tu ti faccia da parte." dissi scansadomi. Mi aveva colpito con quelle sue paure. Erano pesanti come un macigno.
"Io non rimpiango di essermi unito a te questa notte. Non rimpiango di aver toccato ogni centimetro del tuo corpo. E non mi ha fatto schifo vederti felice mentre lo facevamo. Dio solo sa quanto sia grato perché questa notte sia accaduta. La stavo aspettando da non so quanto tempo. E no, non mi sento un traditore solo perché ti ho scopato." Stavolta ero io adirato. Le sue paranoie mi avevano fatto imbestialire e anche lui se ne accorse dal tono violento della mia voce.
"Non ti arrabbiare..." mi chiese cingendomi le braccia ai fianchi e baciandomi sul collo.
"No invece. Io mi incavolo eccome. Perché devi pensare una cosa del genere? Io non potrei vivere senza di te. Lo capisci oppure devo farti un disegnino per ficcartelo in quella testa bacata?" Gli tuonai contro.
La sua reazione ovviamente era l'opposto di quella che mi sarei aspettato. Stava ridendo come un matto.
"Cosa c'è da ridere?"
"Sei troppo carino quando ti incavoli"
Carino? Beh ti faccio vedere io chi è carino. Gli sferrai un cazzotto sulla spalla e con un piede gli lanciai la sabbia bagnata suo vestiti. Provai con un secondo tentativo ma lui fu più veloce di me. Bloccò con una mano il mio pugno, e con l'altra mi spinse a terra, facendoci cadere entrambi sul bagnasciuga.
"Ecco bravo." gli inveii contro.
"Fermo. Grizzly inferocito."
Il suo sorriso era troppo contagioso per potersi opporre. Era impossibile impedire ai miei muscoli facciali di replicare quel gesto. Anche loro ormai come il resto del mio corpo, avevano imparato a sincronizzarsi con tutto ciò che costituiva la mia ossessione.
"Timmy io non sono paranoico. Mi sono semplicemente preoccupato sulle conseguenze che possono essersi scaturite da questa notte. Io ti voglio più di ogni altra cosa. Anche ora in questo momento vorrei esplorare il tuo corpo e sapermi non fermare."
"Ti preoccupi di cose inesistenti allora."
"No invece. Mi hai sempre detto..."
"Prima quando ancora tu eri all'oscuro di tutto. Prima che mi ritrovassi piantato a terra da Pierre, ma ora no. Voglio essere me stesso."
Mi baciò con più passione e io ricambiai il suo tocco leggero delle labbra, con le mie pronte a riceverle.
Gli intrecciai le mani su suoi capelli e lo spinsi più vicino al mio corpo.
"No possiamo qui. Ci sono troppe persone" disse al mio orecchio.
"Dannazione ecco perché odio il mare"
"E da quando?" Domandò mentre mi aiutava a rialzarmi.
"Beh da ora. È un posto inutile se non ti puoi nemmeno godere momenti bollenti."
Rieccolo che rideva come un forsennato.
"Timmy sei un caso perso."
"Lo puoi dire ben forte. Sono totalmente perso. E la colpa è solo tua."dissi correndo lontano da lui. Stette al gioco perché me lo ritrovai affianco. Corremmo in quel modo fino al parcheggio che buttava sul mare.
"Certo che sai correre" disse con la voce spezzata per l'affanno.
"Si" risposi anch'io con il respiro corto.
Quanto era bello trascorrere il tempo in un modo in cui nessuna preoccupazione ti piombava addosso. Ma perché allora nonostante fossimo entrambi felici e spensierati, sentivo la pelle pizzicare come quando succedeva qualcosa di brutto?
"Torniamo a casa" dissi aprendo la portiera della Ford Nera.
"Agli ordini capo" rispose con il saluto militare.
Stava per succedere qualcosa e il prurito che sentivo ne era una prova. Sensazione o meno, non mi sbagliavo di certo. Presi la sua mano e l'intrecciai alla mia. Se doveva accadere qualcosa, allora valeva la pena godermi quegl'ultimi minuti di quella dolce pace.
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Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del Cambiamento
Fanfiction!!!!!!!! IN REVISIONE !!!!!!!! «...replicai il gesto di quella notte, portando questa volta, le mie labbra umide e calde su quelle di Tim. E questa volta senza nessuna esitazione, senza paura e vergogna, ma solo e semplice desiderio di averlo...» ...