16. Non guardarmi in quel modo

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Erano tutti li ad aspettarmi, come se fossi io stesso il festeggiato anziché mia sorella Pauline.
Tutti riuniti il quel piccolo buco che era la nostra cucina di casa.  Eravamo al completo. Mia sorella avevo chiesto solo di fare una cena intima con familiari e amici. Tra gli amici c'erano ovviamente Armie e la sua partner del crime, Saoirse  Ronan nonché anche mia migliore amica.
Quando la vidi mi scappò un sorriso genuino. Era da tanto che non ci vedevamo. Agli Oscar, non abbiamo avuto la fortuna di incontrarci per via di tutta quella calca di gente, che occupava l'intero posto. Tuttavia, anche senza vederci, eravamo riusciti a rimanere in contatto.
Sarebbe stata una serata fantastica per mia sorella. Per me invece lo sarebbe stato di più grazie alla mia ossessione, che proprio in quel momento mi stava osservando con un sguardo che non mi piaceva affatto.

 Per me invece lo sarebbe stato di più grazie alla mia ossessione, che proprio in quel momento mi stava osservando con un sguardo che non mi piaceva affatto

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Era imbronciato, anche se alla fine mi sorrise. Ma era un sorriso spento e diverso dai soliti che mi riservava.  Che mi ero perso quei pochi minuti mentre ero su a cambiarmi? Mio padre aveva detto qualcosa di sbagliato ? Lo aveva tartassato di domande sul film di Call me by your name?
Lo guardai scuotendo leggermente le spalle, tentando di fargli capire, il motivo di quel finto sorriso
"Finalmente" dissero tutti all'unisono. Tranne Armie che continuava a squadrarmi, gettando anche qualche occhiataccia anche alla mia destra.
"Sei dannatamente,, wow.. Sono senza parole" disse mia sorella.
"Mah non è niente di che è solo un vestito come tanti altri." Arrossii.
"Tua sorella ha ragione. Sei stupendo" fece eco Sors abbracciandomi.
Che accoglienza, pensai. E menomale che non era nemmeno il mio compleanno.
Armie continuava a rimanere sulla sue. Perché era imbronciato ?
"Armie" gli dissi, per cercare di rompere quel ghiaccio impresso nei suoi occhi.
"Timotheé". Non mi aveva mai chiamato con il mio intero nome.
Era decisamente successo qualcosa, e se mia madre non ci avesse spinto con la sua foga, lo avrei abbracciato.
"Su su a tavola." Insistette mia madre.
Pauline si sedette a capotavola, affiancata alla sua destra da Giacomo, mentre alla sua sinistra si sedette mio padre seguito subito dopo da mia madre.
Gli unici posti rimasti erano  i due del  tavolo di sinistra e uno affianco ai miei genitori.
Volevo sedermi accanto ad Armie, anche se i suoi sguardi, mi mettevano a disagio. Era successo qualcosa e quel qualcosa doveva centrare con me. Ebbi la conferma. Armie si sedette di fronte a me, occupando il posto vicino a mia madre.
Bastarono solo quei secondi a farmi crollare il buon umore che avevo costruito durante tutta la mattina di quel venerdì.
Perché mai doveva comportarsi  in quel modo? Poi ero io il ragazzino, pensai acidamente.
"Tesoro siediti. " disse mio padre.
Mia madre servì l'antipasto. Come sapeva fare lei, aveva preparato un miscuglio di piatti. Da un lato del tavolo vi erano i salumi di tutti i tipi. Dal salame ungherese al prosciutto cotto. Poi vi erano formaggi, mozzarelle e pomodorini freschi, uniti a formare come la chiamano gli italiani "LA CAPRESE".
Sicuro aveva preparato quel piatto tipico, in omaggio del ragazzo di mia sorella.
Di fatti non mi sbagliai.
"La Caprese, un piatto molto amato nella mia terra.Grazie Nicole" disse Giacomo.
Era un tipo simpatico. Alto non più di me, su per giù 1 metro e 86, biondo e con occhi di un celeste tendente  al grigio. Aveva conosciuto mia sorella durante una vacanza nel nord Italia, precisamente in Trento. Amore a prima vista, per citare le parole di mia sorella. Era un ragazzo gioviale ma molto timido. Il tipo giusto per mia sorella.
Sull'altro della tavola, mia madre avevano depositato un antipasto di mare misto che prevedeva cozze e ostriche, gamberetti attentamente sgusciati e riempiti di un paté verdastro (chissà cosa c'era dentro), una frittura di anelli, e qualche verdura di contorno.
"Buon appetito e auguri alla mia piccola bambina" disse mio padre dando il via alla cena.
Mi versai un po' di salame com due fette di formaggio e qualche oliva che mi aveva gentilmente passato Giacomo.
"Me ne prendi anche a me qualcuna, Tim?"
"Certo" risposi a Sors.
Mentre finivo di addentare una fettina di pane, notai che Armie mi stava osservando ancora con quel suo sguardo di ghiaccio.
Perché mi doveva guardare in qul modo? Che male gli avevo fatto, per meritarmi uno sguardo da omicida?
Si versò altre ostriche e con le sue dite lunghe e magre,  le sgusciò rapidamente.
"Allora ragazzi che programmi avete per  la prossima settimana?"  chiese mio padre rivolgendosi a tutti noi.
"Noi martedì partiamo per le Isole Baleari. I genitori di Jack mi hanno regalato proprio stamane i biglietti."
Wow le Isole Baleari. Che fortuna che aveva mia sorella ad essere fidanzata con il figlio di uno dei soci della Ryanair.
"Ma è fantastico. E quanti giorni rimarrete? " gli chiese mia madre improvvisamente compiaciuta per quella sorpresa.
"Una settimana. Giusto il tempo di far vedere a vostra figlia Maiorca ,Minorca Ibiza e Formentera."
Che invidia, si sarebbe divertita senz'altro.
"Invece tu Timmy?"
"Io non ho programmi per la prossima settimana. Credo che la passerò completamente a rilassarmi."
"Certo certo ne hai bisogno, anzi ne avete bisogno" si corresse mio padre spostando lo sguardo da me ad Armie.- " Tu invece ?"
"Anch'io mi godrò qualche giorno di riposo,  ma la prossima settimana, anzi il prossimo giovedì, avrò un altra festa. Io e mia moglie festeggiamo il nostro anniversario."
Mi guardò del tutto convinto che me ne fossi dimenticato.
Merda, che cavolo avevo detto ? Stupido stupido.
"Io invece, sarò occupata nella première di Lady Bird" disse Saoirse.
"Fantastico" rispose Armie, sorridendole. Un sorriso falso. Perché mai comportarsi in quel modo anche con lei?.
Armie che ti sta succedendo ?

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La cena si era protratta fino alle undici di sera. Io avevo assaggiato di tutto. Dalle pennette alla Vodka come primo fino al timballo di patate e carote, il piatto preferito di mia sorella.
Quella sera mia madre si era davvero superata. Aveva pensato a qualsiasi cosa, dalla pasta fredda per mio padre, alla caprese per Giacomo (o Jack come lo chiamava mia sorella)  e al risotto alla milanese. Avevo assaggiato quel piatto durante la lunga permanenza in Italia. Era stata la moglie di Guadagnino a farmelo piacere così tanto. Da quel giorno avevo chiesto a mia madre Nicole, di farlo ogni fine settimana.
Anche Armie lo assaggiò. Chissà se mangiandolo ripensò, alle cene passate assieme a Luca.
"Te lo ricordi?" gli chiesi mentre portavamo i piatti in cucina.
"Si" rispose secco.
Ancora era di pessimo  umore. Pensavo che durante la cena gli fosse passato  tutto e invece mi sbagliavo di grosso.
Posai il piatto all'interno del lavabolo  mentre i bicchieri e le posate li misi direttamente nella lavastoviglie.
"Lascia faccio io" gli dissi, prendendo i suoi piatti.
"Grazie" rispose secco.
Dato che gli altri erano  ancora di là nella sala da pranzo, decisi di affrontare  il suo inevitabile umore.
"Si può sapere che ti prende?" glielo dissi con tutta la calma che in corpo
Rimase zitto mentre si sciacquava le mani.
Non ricevendo risposta mi feci avanti e gli misi una mano sulla spalla.
Potevo permettermelo? Oppure era vietato sostenersi tra amici anche fisicamente ?
"Armie che cos'hai?" gli chiesi ancora, con un tono di voce preoccupato.
"Ci stiamo perdendo la torta" disse togliendosi di dosso la mia mano.
Lo guardai uscire dalla cucina  con passo lento e aggraziato, mentre io rimasi in quel piccolo buco aspettando il dolore di quella ferita appena aperta. Una ferita nuova, calda e pulsante.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora