Cosa voleva dire con la frase 'Dove tutto ha avuto inizio'? Avevo più volte pensato a diverse soluzioni mentre Armie guidava nella notte di domenica. La prima fra tutte era ovviamente la città vicino Bergamo, Crema. Avevo pensato a quel paesino perché è proprio lì che sono cambiato o meglio avevo iniziato a capire cosa alludesse la parola felicità. La penisola italiana e i mesi resi necessari per girare il film, mi avevano regalato il momento che mai e poi mai mi sarei scordato: il giro in bicicletta che ha segnato la mia vita per sempre. I Stavamo per partire verso l'Italia? Se così fosse, perché mai andar così lontano per poter godersi il dolce finale? Forse voleva fare le cose per bene, rendere il tutto più romantico del solito.
Giustamente stavo sbagliando perché Armie non stava progettando un imminente viaggio per la mia amata Italia. Pensai allora ad un altra ipotesi che poteva spiegare il motivo per il quale aveva preso la Peach Street, anziché dirigersi per il LAX Airport. Voleva farlo sulla spiaggia? Di tanti posti il mare era proprio l'unico dei meno romantici. Tuttavia io del romanticismo poco ci capivo e per questo non gli diedi molto peso.
"Perché stiamo andando al mare?" gli chiesi guardandolo di profilo. Era concentratissimo sulla strada, non stava correndo ma manteneva pur sempre una velocità moderata. Non come prima, pensai.
Si voltò quel poco per ricambiare lo sguardo sorpreso e alzando il sopracciglio destro disse:
"E chi ha detto che stiamo andando al mare?"
"Beh .... pensavo ..... non so.... Peach Street" dissi mangiandomi le parole. Sapevo che l'idea di gustare il nostro dolce al mare era stupida ma dopotutto non era affatto male. L'odore salmastro del mare, la sabbia calda sotto i nostri corpi che si fondevano, e i nostri odori che si mischiavano a vicenda mentre presi dal piacere ascoltavamo i lenti movimenti dell'oceano Pacifico. No non sarebbe stata affatto brutta.
"No non ho intenzione di sporcare i vestiti. Avevo pensato a qualcos'altro."
"Ah" mi limitai a rispondere. Tornai a fantasticare sull'idea precedente, perché in fondo non mi dispiaceva perdermi in lui vicino alle onde del mare.
Armie continuò a guidare per altri chilometri lungo la stessa strada quando girò in direzione della seconda uscita che congiungeva la costa con la periferia di Los Angeles.
"Non sei curioso di sapere dove ti sto portando?" domandò toccandomi la gamba. A quel tocco la sua elettricità mi stuzzicò al tal punto che se mi fossi arreso al forte desiderio, gli sarei saltato addosso fregandomene di qualsiasi destinazione. Lo volevo subito ma dovevo aspettare il luogo dell'inizio di tutto.
"Piuttosto sono impaziente.... non curioso." gli dissi.
"Impaziente di arrivare ? O di assaggiare la dolce prelibatezza ?" Chiese stringendo ancora di più la sua mano all'interno della mia coscia. Armie sapeva essere arrapante sia con le parole sia con i suoi dolci movimenti che creava con le sue mani.
Se continuava così, il mio autocontrollo, che già di per sé era piuttosto debole, sarebbe scomparso in pochi minuti e la situazione sarebbe sicuramente precipitata.
Ero sorpreso di me stesso, perché ancora non gli ero saltato addosso nonostante la pochissima vicinanza che ci separava nella sua auto.
"Smettila di fare così. Mi stai facendo impazzire." Dissi cercando di allontanare la sua mano sinistra che iniziava a scendere sempre più. Ma niente da fare perché strinse ancora più forte.
Sentii la sua risata che si sbeffeggiava dei miei rantoli. Ma bravo, ti prendi gioco di me, pensai.
"Per favore" gli dissi lamentandomi di piacere. Se avesse continuato ci saremmo senz'altro schiantati contro un albero, perché sentivo che il desiderio era arrivato al limite possibile.
Finalmente tolse la mano e la riportò accanto all'altra perfettamente allineata con il manubrio dell'abitacolo.
"La prossima volta imparerai a non guardare altri uomini se non il sottoscritto"
Mi stava punendo per un gesto banale e senza senso. Voleva giocare sporco? Bene, l'ha voluto lui.
Senza farmi vedere, allentai la cintura fino a sfilarla quel poco per farla passare al di sotto del mio corpo. Con la stessa rapidità, gli baciai il collo e con una mano gli toccai i pettorali. Gli mordicchiai leggermente il collo facendolo sussultare.
"Tiiimmm" disse ansimando- " sei proprio uno stronzo." disse scherzando.
Evidentemente anche la sua capacità di controllarsi era arrivata al limite. Continuai il mio giochetto per altri secondi, giusto il tempo per fargli capire che non poteva trattarmi in quel modo. Che non potevo essere il suo giocattolino.
"Sbrigati oppure ti divoro in questa fottuta macchina." gli intimai tirandogli leggermente i capelli.
Prese sul serio il mio divertente avvertimento e con l'urgenza di perdersi l'uno nell'altro, accellerammo sempre di più verso la destinazione ignota.
**************
Avevo progettato tutto per il meglio. Mentre Timmy si riposava nei giorni dopo la sua post-ospedalizzazione, con l'aiuto del pc di Saoirse, tazze fumanti di caffè e con molta pazienza mi ero dato alla pazza ricerca di un momento perfetto ed unico. Il primo era stato il ristorante Raffaello al centro di Los Angeles. Lo avevo scelto appositamente per lui, perché era l'unica di tutta Los Angeles che cucinava il suo piatto preferito, il risotto alla milanese. Volevo renderlo felice e ci ero riuscito completamente. La seconda tappa di quel giorno perfetto era il luogo in cui Timmy mi aveva scombussolato l'esistenza. Anche questa volta avevo fatto tutto nei minimi dei dettagli. Avevo chiamato il numero privato dell'albergo, trovato per puro caso nel suo portafogli. Mi vergogno ancora per quel gesto, tuttavia il prezzo sarebbe stato speciale. Tutto doveva esserlo. Il posto in cui lui mi aveva baciato, lo avevo definito il nido in cui tutto era incominciato per me. Proprio per questo motivo prenotai la stanza 234 solo per quella notte. Una notte in cui finalmente avremmo scoperto gli esiti di un dolce che stavamo aspettando con estrema urgenza. Potevo percepire come il suo corpo stava combattendo per rimanere fermo e tranquilllo, mentre la mente, che comandava su tutto, voleva a tutti i costi che si fondesse con il mio. La stessa elettricità aveva completamente contaminato l'aria dell'abitacolo, rendendola a sua volta più elettrizzante che mai. Mancavano solo pochi desolati e saremmo arrivati a destinazione. Osservai Timmy guardare fuori il finestrino mentre con le mani si stringeva il più possibile al sedile. Risi fra me, perché era incondizionatamente perso nel desiderio ma in qualche modo, riusciva a rimanere concentrato.
Poco prima stavo per perderlo anch'io quando si alzò all'improvviso dal suo sedile per mordermi, per gioco, il mio collo e allo stesso tempo pizzicando i pettorali fino a farmi drizzare i capezzoli. Era bastata quella poca vicinanza e avrei accostato la macchina, mandando a monte l'intera sorpresa.
"Siamo quasi arrivati. Dovresti aver capito ormai." Gli dissi indicando l'insegna dell'Hotel in cui avevamo già albergato.
" Great Oryon Hotel? " rispose confuso.
"Si. Dove tutto è iniziato." Finalmente capì dove volevo andar a parare. Il nostro primo bacio, anche se pur momentaneo, si era proprio consumato li in quel grande albergo a quattro stelle. Parcheggiai la macchina proprio di fronte all'ingresso.
"Perché fai tutto questo per me?" chiese prima di scendere.
"Perché te lo meriti. Perché voglio solo il meglio per te ma anche per me."
Senza ricever risposta, Timmy si alzò e uscì dal veicolo. Lo raggiunsi in fretta e con una mano lo sculacciai.
"E questo?" Chiese girandosi.
"Sono affamato Elio."
Rise con un bambino e quelle fossete che si creavano a formare il suo.sorriso, finirono per contagiare anche il mio viso. Entrammo nella hole dell'hotel e ci avvicinammo verso il bancone della reception. Il concierge era totalmente concentrato a vedere la tv che non ci vide nemmeno arrivare.
"Scusi." Dissi schiarendomi quel poco la voce per attirare la sua attenzione.
"Buonasera signori,
Cosa posso fare, vista l'ora" rispose vedendo l'orologio al suo polsino.
"Ho prenotato l'altra sera. Camera 234 Signor Hammer."
Prese le notazioni su un foglio e inserì i dati sul database di un laptop grigio e sottile.
Timmy mi stava osservando con estrema curiosità. Lo avevo sorpreso e quello era stato il mio esatto intento. Non lasciare niente al caso, questo era l'importante.
"Si ecco qui. Stanza 234 per due persone." Disse consegnandoci le chiavi di quella dimora segreta.
Pagai già in contanti e con la stessa velocità ed esigenza di prima, presi in braccio Timmy e lo portai all'interno dell'ascensore.
Iniziai a tempestarlo di baci veloci e dolci, sul collo, sulle orecchie sugli occhi.
"Non ce la faccio più ad aspettare."
"Anch'io" disse toccandomi al centro dei miei pantaloni. Sentii che mi diventava sempre più duro e anche Timmy se ne accorse.
Non ce la facevo più, lo volevo lì. Con un strattone lo spinsi addosso allo specchio dell'ascensore e con un altra mano spinsi dei tasti a caso.
"Ma che fai" disse cercando di divincolarsi dalle mie labbra.
"Ti sto facendo assaggiare il dolce."
"Abbiamo una...." gli impedii di finire di parlare portando la mia lingua all'interno della sua bocca. Assaporai il suo alito, il contorno dei suoi denti e delle gengive. Timmy si strinse sempre più contro il mio corpo, accavallando un gamba attorno la mio coscia.
"Piano 5 " disse l'interfono dell'ascensore. Per nostra fortuna, la camera 234 era proprio li al quinto piano. Lo guidai verso il lungo corridoio cercando nello stesso instante la nostra stanza.
Si fermò all'improvviso facendomi quasi perdere l'equilibrio.
"Che c'è?" gli chiesi.
"Ho paura."
"Anch'io ne ho. È normale."
Lo abbracciai baciandolo sulla testa. Dopo aver preso di nuovo coraggio, Timmy si lasciò trasportare fino alla nostra meta. Aprii la porta e con un solo colpo la richiusi dietro di noi. Avevo il cuore in gola, non sapevo da dove cominciare e come renderlo facile per entrambi. Sull'ascensore era stato così facile perdersi nel desiderio e ora invece lo trovavo difficile. L'ansia da prestazione? Ci guardammo dritti negli occhi, senza sapere cosa dire e senza pensare a niente.
"Beh eccoci qui" disse indicando il letto. Anche lui non sapeva da dove iniziare perché era in evidente imbarazzo.
Presi l'iniziativa altrimenti saremmo rimasti immobili ad osservarci per un tempo infinito. Mi avvicinai sempre di più fin tanto che i nostri nasi si toccavano a malapena. Sentii la stessa medesima reazione di prima, riaffiorare piano piano.
"Baciami Armie" disse a bassa voce. Non me lo feci ripetere due volte. Gli presi il volto tra le mani e con ardente voglia divorai le sue labbra. Al contatto con le mie, anche il suo desiderio assopito tornò più fiammante di prima. Lo spinsi sul bordo del letto e con lentezza, gli tolsi prima la camicia lasciando scoperto il suo torace magro, e poi gli slacciai la cintura togliendola dai pantaloni.
Anche lui fece altrettanto assecondando i miei stessi passi. Strappò la camicia a quadretti incurante del fatto che avrebbe potuto romperla. Con le mani percorse i lineamenti dei miei pettorali fino a scendere e arrivare agli addominali. Qui si piegò e con le labbra iniziò a baciarli prima delicatamente e poi sempre più veloce.
Quanto mi piacevano le sue labbra che scoprivano le mie parti del corpo. L'eccitazione stava diventando sempre più presente.
"Tocca a me" gli dissi bloccandogli le mani. Tolsi al volo pantaloni e tutto il resto prima a me e poi su Timmy, rimanendo così entrambi completamente nudi. Il suo fallo era visibilmente eccitato il giusto quanto il mio.
"Sei magnifico Timmy" gli dissi accarezzandolo e prendendolo tra le mani.
"Anche tu Armie" rispose mentre mi fece scivolare sopra di lui. Non riuscivo più a resistere. Preso da una foga insaziabile, cercai i suoi glutei e iniziai a mordergli il collo per poi scendere sempre più verso l'addome sottile e teso per l'eccitazione. Ansimò al tocco delle mie labbra e portò le sue dita attorno ai miei capelli.
"Diooo. Continua ti prego".
Lo accontentai e ancora una volta passai la lingua su e giù lungo la sua pancia piatta. Poi feci un gesto che lo fece gridare dal piacere. Sentire la sua eccitazione crescere sempre più dentro la mia bocca, mi fece arrapare come non mai. Passai a setacciare la seconda base curioso e impaziente di vederlo godere al massimo. Continuai ad assaporare il suo odore mascolino misto alla mia saliva quando Timmy mi bloccò.
"Non puoi fare tutto tu." Disse ammiccando e toccando il mio membro. Iniziò a muovere la sua mano prima dolcemente e poi sempre più veloce. Ansimai di piacere al suo movimento semplice e aggressivo. Lo sollevai il giusto per farlo depositare sopra di me e piano con delicatezza lo penetrai gradualmente.
I miei fianchi erano perfettamente incastrati ai suoi così piccoli ma possenti. Timmy si aggrappò alle mie a spalle gemendo ad ogni colpo del mio bacino contro il suo ventre. I lenti movimenti sinuosi divennero sempre più continui e più spinti.
"Timmy ahhhh "gridai quasi giunto al culmine dell'eccitazione.
Al suono della mia voce, si aggrappò ancora più forte, poggiando le sue gambe attorno alle mie. Continuai a penetrarlo raggiungendo la giusta velocità a rendere quel gesto, selvaggio al punto giusto ma dolce come non avevo mai fatto con nessuno prima d'ora. Il sesso con Elisabeth non poteva competere con quello, perché non avevo mai provato una passione come quella, così focosa e dolce allo stesso istante. La differenza era tangibile e netta: Timotheé era la mia esatta perfetta metà. La sua essenza come il resto del suo essere, ormai erano diventate più di una semplice benedizione. Timmy era senz'altro il mio paradiso personale.
Le sue mani si sciolsero e andarono alla ricerca dei miei glutei. Li strinse con vigore mentre io mi facevo largo dentro di lui. Il mio corpo era avvinghiato talmente bene con il suo, che difficilmente ci saremmo sciolti. Il fuoco di quella passione funesta iniziò a bruciare più forte che mai. Lo potevo percepire in ogni minima parte del mio organismo. Dalla punta delle dita dei miei piedi, intrecciati a quelli suoi, al sedere, al mio fallo, al torace fino all'interno della mia bocca. Ero totalmente in fiamme che se mi avessero buttato addosso del combustibile avrei preso fuoco sul serio. Anche Timmy era bollente e grondante di sudore quanto me. Cambiai posizione e questa volta lo lasciai cavalcare il mio fallo a suo modo.
Quanto mi soddisfavano i suoi colpi leggeri quasi pigri e sincroni con i suoi gemiti.
Gettai la testa all'indietro e gli sferrai colpi questa volta violenti e veloci.
"Dio siii...... Armiieeeee." Gridò nell'estasi del piacere.
Dopo nemmeno cinque secondi lo seguì anch'io lasciandomi sprofondare definitivamente in un orgasmo selvaggio e copioso.
Era la nostra prima volta, magica, unica e irripetibile.
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Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del Cambiamento
Fanfiction!!!!!!!! IN REVISIONE !!!!!!!! «...replicai il gesto di quella notte, portando questa volta, le mie labbra umide e calde su quelle di Tim. E questa volta senza nessuna esitazione, senza paura e vergogna, ma solo e semplice desiderio di averlo...» ...