14. Calmati e Respira

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Lasciai i miei genitori a finire di apparecchiare la tavola, mentre io ed Armie, che nel frattempo si era proposto di accompagnarmi, salimmo su in camera mia.
In quel momento mi sentivo troppo Elio. Anche lui, come me, aveva provato una strana eccitazione mista a paura, quando mostrò a Oliver il suo rifugio personale: la collina di Monet.
Un luogo che per Oliver poteva essere uno qualsiasi ma per Elio, era un posto in cui poteva sentirsi se stesso. Aveva paura perché non sapeva se gli fosse piaciuto far sapere ad Oliver dove lui era quel che era: un sognatore.
Quel posto tuttavia era stato protagonista di un momento importante per entrambi. Proprio li si erano scambiati il loro primo bacio.
Ecco perché avevo paura a stare solo con Armie. Avrei saputo trattenermi?
Questa volta l'alcool non mi avrebbe di certo salvato come scusa. Ero io. Ero me stesso e pienamente conscio delle mie azioni.
Entrai e accesi subito la luce. Era la prima volta che entrava.
"Questa è la mia stanza. Non fare caso al disordine"
"È così..."
"Piccolo e disordinato. Lo so" gli dissi.
Sapevo perfettamente com'era la mia stanza. Fin da quando ero piccolo, le mio cose, dai giocattoli ai vestiti, li tenevo sempre a terra. E ogni volta facevo impazzire mia madre nel farla mettere in ordine.

 E ogni volta facevo impazzire mia madre nel farla mettere in ordine

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"No stavo per dire tutt'altra cosa ma adesso che mi ci fai pensare. Si è proprio così"
"Perché che pensavi?"gli chiesi incuriosito.
"Non è assolutamente piccola. Se vedi quella in cui sono cresciuto allora sapresti di certo cosa significa il termine piccolo. E comunque a parte il disordine," disse ridendo" rispecchia la tua personalità."
"Ok." Che razza di risposta era ok?
"Che stavi ascoltando" chiese mentre rovistava tra i CD sparpagliati sopra lo stereo.
"Uhm niente di che".
Continuò a giocare con lo stereo e incuriosito fece partire a basso volume la musica.
Conoscevo bene quella melodia. Era la mia preferita di Alexandre Desplat.
Si intitolava The meadow; una melodia suonata solo ed esclusivamente con un pianoforte.

"Mi sembra di conoscerla." Disse avvicinandosi  di più allo stereo.
Come poteva? Quella traccia del CD come il resto di esso, costituivano la colonna sonora di uno dei miei film preferiti.
"Mmm non credo."
"Si invece. " disse più insistente.
"Ma certo. Fa parte della colonna sonora di New Moon."
Rimasi per un attimo sconcertato. Aveva indovinato. The meadow by Alexandre Desplat era una delle poche melodie inserite nel film. Per questo all'inizio pensavo che si fosse confuso con un'altra, e invece mi sbagliavo. Lo conosceva, pensai.
"Non mi dire che anche tu sei un fan di..." non finii la frase che subito ricevetti risposta.
"Di Twilight saga ? Si decisamente si."
Non potevo crederci.
"Dici sul serio ? O è uno dei tuoi scherzi ? Perché se lo fosse non è divertente."
"Mettimi alla prova."
Metterlo alla prova? Faceva sul serio?.
E allora sia, pensai.
"Bene. Da quanti componenti è composta la guardia dei Volturi?"
Questa era una domanda abbastanza tosta. Non poteva di certo cavarsela semplicemente vedendo i film. Bisognava leggere i libri della Meyer. Cosa che lui non aveva fatto.
"Beh non possiamo avere un numero preciso. I volturi hanno una guardia piuttosto numerosa, costituita da componenti molto dotati. Per questo i Volturi sono invincibili. Ma i capostipiti della guardia rimangono per sempre i due gioielli di Aro, Jane e Alec. Seguiti successivamente da Demetri e Felix."
Ero impressionato, perché per la seconda volta lo avevo sottovalutato. Nessuno aveva risposto a quella domanda. Persino io non avrei saputo rispondere meglio. Questo significava solo una cosa: aveva letto i libri.
Quante cose ancora non conoscevo di Armie? Se da una parte mi dava leggermente fastidio non sapere tutto su di lui, dall'altra ero contento perché finalmente si stava aprendo a me.
"E menomale che avevi detto che non ti piaceva leggere." dissi sfottendolo ironicamente.
"Ho detto che non mi piace leggere certi libri. Questi fanno un'eccezione"
Di tante cose che ci accomunavano , quella saga era l'unica che non avevo pensato assolutamente.
"È così lo stupido confessò all'erudita di saper leggere.Che stupido pazzo e bugiardo" dissi storpiando una delle frasi più importanti della saga vampiresca.
"Che erudita egoista e saccente" replicò Armie avvicinandosi lentamente verso il letto.
"Allora è qui dove ti sei rifugiato in questi tre giorni?"
" Già. È proprio qui che vengo quando sono stufo del mondo esterno"
Lo confessai così con tanta naturalezza. Perché con lui mi veniva spontaneo essere me stesso. Anche per lui valeva la stessa cosa ?
"E di cosa sei stufo ?" Mi domandò stendendosi sul letto. Un dio greco seduto sul mio letto, la fortuna stava guardando dalla mia parte questa volta?.
Il cuore iniziò ad accellerare come non mai. La sua presenza in quella stanza, sortiva un certo effetto al mio organismo. Gioia, ansia, eccitazione, amore, e paura.
Avevo follemente paura che se  ci fossimo avvicinati, non mi sarei trattenuto nel baciarlo. Pensavo che la lontananza di quei pochi giorni alla fine degli Oscar, avesse alleggerito quella strana sensazione che provavo.
Desiderio.
Invece quella lontananza aveva prodotto il contrario. Lo volevo di più.
Per questo motivo, prima che quel lato venisse fuori, decisi di ritornare giù.
"Ehm meglio che mi vesta." Gli dissi aprendo la porta e facendogli capire che volevo un po' di privacy.
No è che non ci fossimo già visti in mutande, era averlo li che mi eccitava troppo.
Meglio evitare, pensai.
"Va bene. Ci vediamo di sotto". Mentre mi passó accanto, mi mise una mano sulla spalla e disse:
"Non metterci tanto"
Richiusi subito la porta e mi guardai allo specchio. Il mio volto era completamente coperto di chiazze rosse. Possibile che bastava anche un semplice tocco per farmi sciogliere e farmi diventare una femminuccia alle prime armi ?
Si è possibile. Il perché è l'unico motivo per il quale ancora non mi  sono esposto. Mi piaceva troppo. La sua presenza come qualsiasi cosa di quel bellissimo corpo, lo desideravo più di ogni altra cosa. Era come i corridori alla fine di  una maratona, cercavano solamente riprendere aria.
In effetti, Armie era proprio quello. Era linfa vitale. Era l'aria che respiravo.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora