11. Tre giorni possono cambiare tutto.

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Erano passati tre giorni da quella notte. Tre giorni dall'ultima volta che ho visto e sentito Timothée.
Tre giorni senza la minima preoccupazione per il suo bacio.
Avevo imparato ad affrontare quella parola. Bacio. Mi ha baciato, pensai. Ora era più facile guardare in faccia mia moglie Elizabeth. Non avevo nessun motivo di sentirmi pieno di vergogna. Sentirmi infedele nei suoi confronti. Perché alla fine non era accaduto proprio nulla di grave.
Un bacio che sarà mai? Soprattutto quando viene dato senza senso.
Per me non ha significato nulla, dato che sì è dimostrato essere solo un momento di debolezza di Timmy. Ma per lui invece ? Aveva significato qualcosa?
Alla fine ho deciso di dare la colpa al troppo alcool che si era bevuto proprio quella fatidica sera. Essere ubriachi ti permette di fare cose che quando sei più lucido, non faresti mai. Si compiono atti stupidi e insensati. E quel bacio difatti era stato stupido e senza motivo. Una svista, l'avevo definita.
Timmy e l'alcool erano due cose completamente opposte. Non era adatto per quelle cose, pensai ridendo.
Timmy era un ragazzo straordinario ma ultimamente il suo atteggiamento schivo mi stava letteralmente facendo innervosire.
Perché mai non deve rispondermi? Aveva iniziato ad evitarmi?
Gli avevo scritto più di 72 ore fa e nemmeno avevo ricevuto una sua risposta. E anche quella mattina, come era mia abitudine oramai, avevo visualizzato il suo profilo su Whatsapp. Niente di niente.
La voce diceva che aveva visualizzato il messaggio tre ore dopo che glielo avevo inviato lunedì pomeriggio.
Ragazzino insolente, pensai.
Forse aveva da fare?Non potevo avercela con lui, dopotutto sarei stato incoerente con ciò che avevo detto a Beth: Timmy non poteva di stare assieme a noi 24 ore al giorno.
Soprattutto non potevo continuare in quel modo. Non mi ero detto di rimanere indifferente a certe cose
e di lasciarlo stare ? Perché era così difficile allora?
Aveva una famiglia anche lui, una vita sociale tutta sua.
Quindi se da una parte ero troppo nervoso per quel suo atteggiamento menefreghista, dall'altra però ero grato che aveva amici con cui passare del tempo. Magari chissà, stava passando del tempo con la sua ex fidanzata Saoirse. Erano carini assieme. Lei era più grande di un anno, ma più bassa di lui. Peccato che non è continuata, almeno avrebbe distratto Timmy.
Saiorse era stata giusta per lui? Se non si sarebbero lasciati, non avrebbe mai posato le sue labbra sulla mia bocca. Almeno così avevo pensato. Perché ancora a stento facevo fatica a capire, il vero motivo di quel gesto. La domanda che mi ero posto era: io gli piacevo ?
Eppure quelle poche volte che siamo stati assieme non ho mai percepito cambiamenti, persino i suoi comportamenti erano normali per me.
"Tesoro" disse mia moglie, distogliendomi da quel fiume di pensieri.
"Che succede?"
"Hai visto per caso dove ho messo...." non finì la frase che subito si bloccò sul ciglio della porta a pensare.
Conoscevo quello sguardo.
"Cosa ti sei persa?"
"No tranquillo, ho capito io. Grazie lo stesso"
Mia moglie. La mia Beth così svampita da perdersi mille cose. Solo lei sapeva trovarle in posti dove nessuno avrebbe mai pensato.
Questa volta che si era persa, gli orecchini ? Il profumo di Chanel che gli ho regalato per Natale ?
Sorrisi. Lei mi faceva stare bene. Non chiedevo nient'altro che Beth e i miei due piccoli. Harper e Foster.
"Ma poi Tim ti ha fatto sapere qualcosa per la prossima settimana ? Sai così posso capire quante cose devo preparare. In tutto siamo 23 persone, incluso Timmy e ovviamente anche la sua ragazza."
La sua ragazza ?
"No." Le dissi di getto e piuttosto spansientito.
"No cosa?" chiese confusa.
"Timmy non mi ha fatto sapere nulla e no non è fidanzato"
Odio quando le persone non sanno le cose.
"Ok ma non capisco perché devi riscaldarti così tanto."
" Ti chiedo scusa. È che sono ...."
"Si si stressato ecc. Le solite scuse" disse ridendo.
"Comunque prova a richiamarlo, così so con certezza se viene o no. O se è solo o in compagnia. Fammi sapere ok?"
"Va bene".
Ma che mi era preso ? Bastava solo nominarmi Timmy e farmi innervosire facilmente? O era la sua sfacciataggine a non rispondermi che mi stava facendo impazzire?
"Timothee, che cosa mi stai facendo ?"
Dovevo allontanarmi da quella accozzaglia di inutili pensieri.
L'unico modo era correre.
Scesi giù in salone, mi misi le scarpe da ginnastica e uscii di casa. Una corsa era quel che ci voleva per ridurre quella tensione nervosa.

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Corsi più veloce che potei. Amavo alla follia correre. Poter sentire i muscoli che bruciano per la richiesta opprimente di ossigeno, l'aria che si infrange contro le guance ma soprattutto il cuore che batte così forte da darti la sensazione che ti stia uscendo fuori dal corpo.
Niente eguagliava quel momento di libertà così silenziosa.
Correvo per non pensare. Correvo per poter dimenticare e calmarmi.
Feci il giro dell'intero perimetro del parco. A quell'ora di mattina era molto popolato; c'erano diverse donne che facevano jogging, altre erano invece sedute con lo sguardo costantemente attento ad ogni minimo spostamento dei loro bambini, mentre dall'altra parte dei giochi, vi erano persone chi intente a leggere i giornali chi invece approfittava per uscire di casa e godersi una giornata di sole.
E poi c'ero io, che correvo come un forsennato per cercare di ritornare, il più possibile, in se stesso.
Sentivo i muscoli che mi tiravano e bruciavano come non mai. Anche i polmoni iniziavano a sortire lo stesso effetto. Decellerai un po' fino a proseguire per la strada di ritorno, con una camminata veloce. Allo stesso tempo inspirai ed espirai lentamente arai dai polmoni in modo tale da regolarizzare sia la cadenza dei battiti che del respiro.
Piano piano il bruciore diminuì lasciando spazio ad una piacevole stanchezza fisica. Anche se pur momentaneamente, pensai.
Rincasai dopo due ore di corsa alternata a camminata veloce. Ero riuscito nel mio intento, la tensione era sparita. Ero di nuovo in me.
"Beth sono tornato" dissi dopo aver chiuso la porta d'ingresso.
"Ti ha fatto bene la corsa ?"
"Direi di si?"
"Bene" rispose senza dare troppo peso alla cosa.
Non potevo non biasimarla. Il mio umore in quest'ultimi giorni aveva alti e bassi. Lei non c'entrava nulla con tutto ciò. Era colpa mia e della mia testa che non smetteva mai di pensare a Tim.
Feci una doccia fredda e veloce. Non volevo passare troppo tempo, perché sapevo che sarei cascato di nuovo nel vortice di quei pensieri. Dopo essermi messo una tuta e una maglietta, mi misi al computer a leggere la posta elettronica.
Non trovando nulla di interessante e dato che non avevo niente fare prima di pranzo, mi misi a guardare la tv.
Passai su diversi canali. Dalle partite di football arrivai su un canale sulla cucina italiana. Lo chef stava preparando un piatto tipico lombardo :il risotto alla milanese. Lo conoscevo grazie ai lunghi weekend trascorsi a Crema. Era inoltre il piatto preferito di....
Cambiai canale velocemente, per poter allontanare di nuovo quelle emozioni incontrollate ma come se il destino si era messo contro di me, il mio smartphone iniziò a vibrare.
Guardai lo schermo e per poco non lo feci cadere per l'ansia.
Era Timmy che mi stava chiamando.
Non ora. Ti prego non ora.
Lasciai affianco a me il telefono sperando con tutto me stesso, che si sarebbe stancato presto.
Iniziai a contare senza sosta per frenare la voglia di riprenderlo e rispondere. Da dove veniva tutta quell'ansia? E quella voglia matta di sentire la sua voce ? Armie che stai combinando ?
Uno. Due. Tre. Finirà presto, mi dissi.
Tim si stuferà prima o poi e riattaccherà.
Quattro.
Cinque.
Strinsi più forte che potei le mie mani attorno al costato.
Sei. Sette
Tre giorni, tre fottuti giorni mi avevano reso così. A chi volevo darla a bere? Io volevo risentirlo. Mi mancava cazzo.
Otto.
Presi il telefono e con il cuore in gola risposi.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora