21. Il nostro corpo non inganna mai

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A svegliarmi da quel sonno fu il solito odore di croissant appena sfornati e l'odore di caffè  che si era sparso in tutta la casa, fin dentro nella mia stanza.
Era sabato, pensai. Me la sarei presa comoda, dato che non avevo nulla da fare. Restai così altri cinque minuti sul letto per godermi quel senso di pace che galleggiava nell'aria della mia stanza. Mi sentivo benissimo. Non provavo né ansia, né rabbia e nemmeno tristezza. Semplicemente una pace profonda e una gioia immensa.
Il merito non era perché era sabato. Il merito aveva un volto unico e insostituibile.  Nemmeno 7 ore prima, ero stato protagonista di un cambiamento radicale. La mia ossessione alla fine si era rilevata essere anche la sua ossessione. Lui stesso aveva finalmente capito che al desiderio non si poteva dir di no. Era umano provare sentimenti per un altro essere eguale. Armie aveva iniziato a provare qualcosa per me? Io si. Io ero dannatamente preso da lui. Tutto il suo corpo desideravo. E non mi vergognavo affatto a pensarlo anche in quel lato. Negli ultimi mesi avevo imparato a farmene una ragione. Ormai il gioco era fatto ed io ne ero completamente assuefatto. Desiderandolo, avevo immaginato la sua nudità e il modo in cui mi faceva eccitare. Era stato bello scoprire che infondo non sono tanto diverso da Elio. Anche lui aveva sperimentato la sua sessualità, sia con donne sia con il suo Oliver. La domanda che però mi sorge è, il mio Oliver reale si sarebbe mai spinto oltre ad approfondire la sua sessualità ? Oltre il bacio avremmo approfondito qualcos'altro ? A quel pensiero, come ogni volta che vedevo una ragazza nuda, percepii un lento e radicale cambiamento in basso.
Era la prima volta che succedeva. E questo significava solo una cosa: volevo che i prossimi baci, se ce ne fossero stati, andassero verso una direzione più intima e più passionevole.
Guardai la radiosveglia sul lato del mio comodino che riportava le nove e trentadue minuti. Era l'ora perfetta per scendere a fare colazione. Non volevo rimanere a letto perché conoscendomi, non mi sarei sbarazzato facilmente di quella sensazione tra le mie gambe, anzi non avrei fatto altro che godermene ogni parte fino alla fine.
Mi alzai e lentamente mi stiracchiai. Non pensare a lui in quel modo, non pensarci nemmeno, ripetei più volte. Ma la strana sensazione che provavo non ne volle sapere nulla. Più fingevo di non pensarci più il mio corpo si ribellava.
"Non posso andare in cucina in quelle condizioni" mi dissi allo specchio osservando il rigonfiamento imbarazzante.
Timothee calmati, dissi. Respirai contando fino a dieci ma il risultato non cambiò nulla. Ma proprio quella mattina il mio corpo doveva tradirmi? Perché quando lo avevo baciato la prima volta non era successa una cosa del genere ? Forse perché sto imparando a capire cosa si prova ?
Optai per l'idea di vestirmi prima di andare giù. Indossai dei jeans neri e una camicia di mio padre che grazie a dio, portava una taglia in più della mia e pertanto sufficiente a nascondere quel problema ormonale. Proprio quella mattina il mio testosterone era  alle stelle. Fantastico, pensai acido.

Bagnai anche i polsi per far si che il con il freddo e la vasocostrizione che ne conseguiva mi avrebbero ridotto la frequenza del cuore e in tal modo anche quel piccolo inconveniente nei pantaloni

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Bagnai anche i polsi per far si che il con il freddo e la vasocostrizione che ne conseguiva mi avrebbero ridotto la frequenza del cuore e in tal modo anche quel piccolo inconveniente nei pantaloni.  Mi guardai un ultima volta. Potevo andare.

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Il sabato mattina, era il momento preferito della mia giornata ideale. Mia madre si svegliava sempre presto per uscire ad andare a prendere 4 croissant. In quel caso cinque, dato che Giacomo il ragazzo di mia sorella Pauline, era rimasto a dormire da noi. Il mio, come tutte le altre volte, era alla marmellata di mirtilli. Gli altri invece erano due alla crema semplice, uno per mamma e papà, mentre gli altri due rimanenti erano al cioccolato.
"Bonjour a tout le monde." dissi più raggiante che mai al quartetto seduto in cucina. Giacomo era seduto accanto a mia sorella; mentre mia madre era in piedi che versava il caffè in ogni tazza.
"Bonjour Timotheé" risposero all'unisono. Anche Giacomo, ormai era stato influenzato dalla nostra amatissima e strana lingua francese. Era purtroppo inevitabile, se volevi entrare nelle grazie di mio padre. Proprio per questo Jack si era messo di buon impegno a studiare, quel che poteva, la nostra lingua. Certo non era del tutto ancora completa, ma qualche frase di senso compiuto riusciva a dirla e anche a capirla.
" Es-tu de bonne humeur, ce matin?"
"Oui maman et papa."
Giacomo guardò strano i miei genitori e Pauline gli spiegò:" Hanno chiesto se è di buon umore questa mattina."
"Aahh" rispose ridendo.
Appunto quasi, pensai sarcasticamente.
Mi sedei piano e accavallai le gambe, sperando con tu me stesso, che l'inconveniente di quel risveglio, non avesse attirato attenzione agli ospiti della tavola.
Per distrarre ulteriormente la loro attenzione, provai a immergermi nel loro discorso. Stavano parlando del viaggio imminente di mia sorella.
Mi ero scordato, come del resto della serata, cosa gli avevano regalato e la colpa era di.....
Pensai ad altro, perché anche semplicemente nominarlo, poteva sortire effetti strani sul mio corpo. Tuttavia non riuscii del tutto nel mio intento, perché la mia testa aveva preso di nuovo il controllo  della situazione e il risultato fu un rilascio di endorfine che iniziarono a far aumentare il mio battito.
No maledizione, no no. Pensa a qualcos'altro e non al suo petto scolpito.
"Quanti giorni starete?" dissi alzandomi e urlando ad alta voce, per sovrastare quel rumore prodotto dal vortice dei miei  strani desideri mattutini.Mi guardarono tutti strano, come se di fronte a sé, avessero un pazzo anziché un ragazzo normale. Forse era così che apparivo, ma d'altronde non potevo  farci quasi nulla, se quel Sabato mattina, il mio corpo e la mia testa  avevano deciso di coalizzarsi per farmi brutti scherzi.
"5 giorni" rispose mia sorella.
"Timotheé, asseyez-vous, s'il vous plâit." Ordinò mio padre spazientito.
Feci come disse lui. Presi il cornetto e lo addentai malevolmente. Mi era passata la fame.
"Ragazzi io e la mamma, oggi andremo a trovare vostra zia. Voi che fate?" disse mio padre con un perfetto  accento americano.
"Io e Jack andremo al centro commerciale che appena aperto tra 43ima e la 51sima. Devo ancora prendere delle cose e Jack deve provarsi qualche costume. Vero mon chèr?"
"Si si." replicó baciandola.
Ma proprio mentre eravamo a tavola, dovevano essere cosi mielosi? Potevano baciarsi in fin dei conti. Chi ero io per impedirlo? Nemmeno loro avevano interferito ieri sera, mentre mi abbandonavo nelle labbra di Armie. A quel tocco leggero e insaziabile delle sue labbra che cercavano le mie. La sua lingua che con frettolosa fame, si univa alla mia.
Come non detto, quella mattina sarebbe stata nella mani della mia mente.
"Tim, tu che fai invece ?" chiese mia sorella scuotendomi da quella trance.
"Io io? Niente. Non ho nulla di cui..."
"Figliolo se sicuro di star bene? Mi sembri solo presente con il corpo ma la tua mente è da qualche altra parte."
Perché doveva essere attenta ad ogni cosa, mia madre?
Aveva visto il problema dei miei pantaloni?
"No è che stavo pensando. Forse è meglio che venga con voi. Ho anche io delle cose da sbrigare." Restare a casa era fuori discussione, quelle piccole mura anziché proteggermi iniziavano a farmi impazzire. Il ricordo di quel bacio, era più presenti li che nella mia mente. Decisamente no. Mi sarei smascherato da solo. Meglio evitare. -" Se per voi non è un problema" aggiunsi.
"No certo che no. E poi mi serve un parere maschile. Non mi fido di tua sorella quando sceglie i colori" disse Giacomo.
"Ma quanto sei spiritoso, Jack. Alla fine te li metti tutti i vestiti che compro."
E fu così che ripartì la colazione, tra sguardi pensierosi dei miei genitori, sdolcinati abbracci e baci dei due piccioncini e, come se non dovesse bastare, l'eccitazione protratta a sua volta evocata dal ricordo del suo profumo perso nella mia bocca.

Tu sei il mio Oliver ed io sarò il tuo Elio - La Scoperta del CambiamentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora