36. Di chi è quella maglietta rosso bordeaux ?

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Avrei voluto che quella giornata non terminasse più, che la sua mano non si sarebbe mai sciolta dalla mia e che il suo sguardo non si sarebbe ma volto da un'altra parte. Invece quando tornammo dai nostri, lui si staccò restando il più lontano da me. Non voleva procurarmi problemi di fronte ai miei figli, soprattutto sulla piccola Harper che era molto sveglia per l'età sua. Non potevo dargli torto, ancora non riuscivo a capire come dovevo muovermi senza ferire nessun componente della mia famiglia e allo stesso tempo senza togliermi la mia dose di felicità.
Odiavo anche la semplice distanza di un metro da lui. Non tolleravo bene la sua assenza e il mio corpo ne risentiva subito: il respiro diventava sempre più corto e veloce, il cuore impazziva e la mia mente richiamava ogni ricordo per poter diffondere un effetto tranquillizzante. Il risultato? Stavo peggio di prima. Non volevo dirglielo perché sapevo che avrebbe fatto male a lui eppure quella sera, la notte in cui mi ha guardato con uno sguardo di ghiaccio, faccio fatica a scordarlo.
Lasciai Timmy e la sua amica ancora al mare mentre con i miei figli, decisi di ritornare a casa. Erano passate diverse ore da quando avevo portato via i miei figli, pertanto Beth si era senz'altro portata avanti con il lavoro.
Domani la villa sarebbe stata piena di gente, i miei genitori, mio fratello con sua moglie, i miei amici più stretti Robert Pattinson, Colin, Kelly e persino un amico di vecchia data, Pierre. Era da tanto che non ci vedevamo, credo forse dalla sua laurea in Giurisprudenza, che poi non aveva mai intrapreso. Elizabeth, nonché anche sua stretta conoscente, mi aveva detto che si era aperto una piccola libreria al centro di Los Angeles. Beh domani senz'altro gli avrei chiesto il motivo di quella scelta. Tuttavia tra tutti gli invitati, colui che aspettavo con impazienza era proprio Timmy.
Ero così impaziente di vederlo li in casa mia. Non c'era mai stata occasione, nonostante ci conoscessimo già da un po'. Eppure non avevo mai avuto modo di invitarlo a passare un pomeriggio o una serata nella villa nostra. Ero troppo curioso di capire la sua reazione, come si sarebbe mosso e come avrebbe guardato il mio "rifugio" personale. Non gli avevo detto che anch'io ne avevo uno. Era una stanza adiacente alla mia camera da letto. Chi aveva progettato la casa, aveva pensato di costruirne li un guardaroba, invece grazie al mio amico Kelly, che era un architetto, l'abbiamo trasformato in una stanza dove tenevo il mio piccolo segreto. Glielo avrei mostrato, perché volevo che quella parte di me, sarebbe rimasta impressa anche a lui.
Timmy è un pochino timido, di solito prima che si ambienta in un nuovi posti ce ne vuole di tempo. Chissà come sarà domani,  pensai.
"Tesoro siamo tornati" dissi varcando la soglia di casa. Harper sfrecciò come una trottola in direzione della cucina dove di sicuro avrebbe trovato sua madre, intenta ancora a preparare il cenone di domani.
"Harper non correre così." Le dissi invano dato che era completamente scomparsa. Era instancabile quella ragazzina. Più cercavi farla stancare con qualsiasi cosa, più era energica. Nemmeno il mare l'aveva stancata.
"Mamma mamma. Abbiamo fatto il bagno"
Entrai in cucina catturato a sua volta dal profumo di dolci appena sfornati. Beth si era superata, aveva preparato tre torte ripiene. Una con mirtilli e lamponi, una con cioccolato e cocco mentre l'ultima, nonché la mia preferita, ricotta e marmellata di pesche.
"Bentornati" disse più  raggiante che mai.
"La nostra assenza ti rende felice vedo."
"Finiscila. Sai che non è vero." rispose dandomi una sberla affettuosa sulla spalla.
"Va bene bimbi andiamo su a cambiarci. Lasciamo la mamma finire i dolci."
Portai il piccolo Foster nella culla della sua cameretta, che era stata messa in ordine, mentre Harper rimase in cucina a osservare la madre. Svuotai lo zaino direttamente ai piedi del bagno e prima di mettere i teli da mare bagnati nella lavatrice, misi mano anche negli altri panni da lavarare.  Tanto valeva farli tutti, pensai. Rovesciai il contenuto del contenitore dei panni sporchi  vicino alla lavatrice quando un colore attirò la mia attenzione.
"E questa di chi è?" dissi prendendo la maglietta rossa bordeaux. Non era una t shirt che indossavo di solito e nemmeno quelle di Beth, dato che non vestiva mai sportivo. L'annusai e il profumo che sentii sembrava più una fragranza maschile che femminile. Io non mettevo profumi, perché non sopportavo il rossore che mi provocavano. Come cavolo c'era arrivata li? Decisi di lasciarla momentaneamente fuori. Caricai la lavatrice e mi buttai sotto il getto freddo della doccia.
Con la stessa velocità con cui mi ero docciato, mi vestii e riscesi giù.
Dovevo capire a tutti costi di chi era quella maglietta.
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Trovai mia moglie in salotto con in braccio mia figlia. Le stava pettinando i suoi boccoli biondi per dar loro un aspetto liscio. A vederle così spensierate e così unite, mi rece felice, anche se non lo ero del tutto. Ormai non potevo mentire su ciò che era evidente: volevo che nella mia vita entrasse a far parte anche Timmy. Anche se sapevo che era impossibile dato che non potevo avere entrambi.
"Tesoro" la chiamai dalla porta del salone.
"Armie. Sei rossissimo" disse vedendomi arrivare. Mi sedei affianco a loro e appoggiai i piedi sul tavolino di fronte.
Non mi ero accorto che in effetti mi ero abbronzato e ora che mi ci faceva pensare, iniziavo a sentirmi le spalle leggermente fastidiose. Classica reazione al sole, pensai mentalmente.
"Già. Ho messo la crema a loro e io me ne sono dimenticato." Stavo per mostrarle la maglietta quando mi chiese di Timmy.
"Harper mi ha detto che avete incontrato Timmy con la sua ragazza"
Ancora con la ragazza ?
"Si"
"E? Insomma non mi dici nulla? Avete chiarito tu e lui? E poi di cosa avete discusso?"
Uno dei momenti che odiavo era proprio essere tartassato di domande quando stavo per rilassarmi. Soprattutto se quelle domande erano troppo personali. Sapevo di doverle spiegare la questione, la mia infatuazione anzi la mia ossessione per lui, ma sarebbe stato inopportuno per l'indomani e soprattutto pericoloso. Non volevo darle una notizia come quella altrimenti mi sarei ritrovato fuori dalla porta di casa mia per sempre.
Gli dissi una mezza verità tralasciando le motivazioni che erano dietro.
"Si. Ci ho parlato. Abbiamo discusso su alcuni ultimi fatti. Non sapevo che lui fosse fidanzato e per questo motivo è nata una discrepanza. Alla fine abbiamo chiarito."
Mi guardò con un sorrisetto.
"Tesoro non puoi certo pretendere che lui ti dica tutto. Siete amici ok, ma certe cose sono troppo personali per essere dette. Non trovi?"
Risi a quella sua affermazione. Amici noi? Si come no. Se solo avesse saputo che la mia alterità era dovuta alla sua lontananza, Beth mi avrebbe uccisso senza indugi.
"Che c'è da ridere?" Chiese infastidita.
"No niente niente. Hai ragione."
"Quindi domani che intende fare? Si unirà a noi anche la sua, com'è che si chiama?
"Saiorse. Si verranno assieme"
Sapevo che erano solo due amici intimi ma il modo con cui si abbracciavano o si tenevano per mano, proprio non mi andava a genio. Stavo diventando geloso percaso?
"Perfetto. Saremo al completo con loro."
Mi rigirai la maglietta tra le mani e Beth la notò. Improvvisamente si fece rigida e pallida in volto come se avesse visto un fantasma al posto di una stoffa colorata.
"Dove l'hai trovata?" Domandò agitata mentre posizionava Harper  alla sua destra.
"Te lo stavo per chiedere io. Comunque nel portapanni."
La fissò con più intenzione per qualche secondo prima di strapparmela dalle mani. Perché era così agitata?
"Liz che succede?" Gli chiesi. Ma invano, senza ricevere una sua risposta, Beth si alzò e con la stessa velocità sfrecció al piano superiore.
Senza pensarci duo volte, la segui su per le scale. Perché mai spaventarsi per una maglietta? La ritrovai in bagno intenta a rovistare nella montagna di panni ai piedi della lavatrice. Era impazzita. Spostava ogni indumento sporco lanciandolo in ogni direzione.
"Ma che diavolo stai facendo?" Le dissi.
Non mi degnò di uno sguardo dato che era totalmente assorta nella sua ricerca.
"Che stai cercando." Mi avvicinai accucciandomi affianco. Non mi rispose. Mi stava facendo preoccupare seriamente.
"Mi vuoi dire cosa diamine sta succedendo? Elizabeth rispondimi cazzo." dissi scuotendola.
Si rivolto contro. Non l'avevo mai vista agitata così in vita mia. Era impaurita e furiosa allo stesso tempo.
"Hai trovato qualcos'altro?" tuonò.
Perché cavolo si doveva alterare per una stupida T-shirt?
"No. Ma calmati cavolo. È  solo unastupida maglietta.Perché sei così adirata?"
Sulle prime non rispose anzi deviò il mio sguardo, si alzò da terra e uscì dalla camera da letto.
Qui qualcosa non quadrava, pensai. Le bloccai la strada con una mano mentre con l'altra la voltai di nuovo.
"Beth, per favore non nascondermi nulla. Che hai ?" Le domandai con calma.
Mi osservò con il suo modo di sempre: stava cercando le parole giuste.
"Era un regalo Armie. Era la tua maglietta. L' avevo comprata l'altra volta quando sono uscita. Ma tu hai rovinato tutto cavolo. Non ti fai mai gli affari tuoi." Scoppiò in un pianto isterico. Le cinsi le spalle.
"Tesoro, mi dispiace. Non sapevo che fosse un regalo. Sono contento. Anzi mi piace un sacco il colore."
"Va meglio?" aggiunsi in fine.
"Si. Scusami è che sono un po' stanca. Tutto qui. Me ne vado a letto."
La lascai riposare. Dopotutto ne aveva più che bisogno. Aveva passato tutta la mattina a preparare la cena per il nostro anniversario, la stanchezza l'aveva sfiancata facilmente.
Scesi di nuovo giù a riprendere il mio presunto regalo. Non era uno dei miei colori preferiti il rosso, tuttavia non potevo rifiutare un simile regalo.
Sentii di nuovo quel profumo maschile e per un attimo mi ricordò una fragranza che avevo già sentito su uno dei miei amici. Poteva essere di Kelly? No, non era un tipo da improfumarsi in quel modo. Forse era di Rob? Eppure quell'odore non lo avevo mai sentito su di loro. Poteva trattarsi di Pierre? Quelle poche volte che ci eravamo visti, portava un simile profumo, ma non me ero del tutto convinto. Dopotutto poteva trattarsi anche di un sapone per i panni, pensai.
Notai  inoltre che la taglia riportata dalla T-shirt non combaciava affatto con la mia. Era un XL mentre io portavo solo una taglia in meno. Strano pensai. Elizabeth non era un tipo da farsi sfuggire quelle cose. Era sempre attenta per ogni minimo particolare. Perché mai confondersi con una taglia, per di più la mia ?
Non era stupito. Gli ultimi giorni sono stati molto impegnativi per lei: portare i piccoli a scuola, andare a riprenderli, visitare la madre malata, parrucchiere, scuola di cucina e ora questo. No, non era stato per niente facile.
Sentivo comunque che qualcosa non quadrava in quella storia. Né la maglia e il suo strano profumo né la misura sbagliata.
Le ipotesi erano poche se non nulle ma per quel poco a cui avevo pensato,  mi sentito una certa ansia addosso.
La prima riguardava il fatto che Elizabeth era stanca da dimenticarsi anche una semplice cosa come il colore e la taglia. La seconda alla quale  faticavo a pensare, era: Elizabeth mi stava nascondendo qualcosa.
Più pensavo a quest'ultima e più mi sentivo vicino alla verità perché su una cosa ero certo: LA MAGLIETTA ROSSO BORDEAUX NON ERA MIA.

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