Capitolo 46 - Il Risveglio

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Kat era tornata a casa sua a notte fonda per controllare Negan ma non era cambiato nulla: continuava a stare immobile, la barba gli cresceva e lei puntualmente gliela tagliava quando superava la lunghezza che a lui non piaceva, lo lavava e lo nutriva come meglio poteva, ma era comunque dimagrito molto.

Che ne devo fare di te mh? Rick saprebbe cosa farne di te... Ma io no.

Spesso si ritrovava a fissarlo senza sapere cosa pensare.

I giorni passavano veloci, Kat faveva anvanti ed indietro tra Alexandria e casa sua, ed il piano prendeva sempre più forma, fino a quando non mancarono circa 10 giorni all'attacco e si poteva cominciare ad assaporare la tensione nell'aria.

Le comunità avevano aderito tutte ed avevano continuato a comportarsi normalmente con i Salvatori per non destare sospetti, mentre al Santuario le cose stavano precipitando.

Kat sarebbe dovuta tornare da Rick per definire i dettagli dell'attacco ma erano finiti immancabilmente di nuovo a letto insieme. Così era dovuta tornare il giorno dopo.
Stare con Rick le piaceva davvero, ma allo stesso tempo le sembrava di non meritare tutta quella felicità, nascondendogli la verità.

Mentre Kat era ad Alexandria, stava succedendo qualcosa di imprevedibile a casa sua.

Negan stava riprendendo coscienza, estremamente lentamente e con una fatica immensa, ma a tratti cominciava a ritornare quasi lucido: era troppo debole per aprire gli occhi o per riuscire a muoversi ma stava riprendendo coscienza del suo corpo.
Era come se vi stesse entrando per la prima volta; in un certo senso l'assenza era stata talmente lunga da avergli staccato l'anima dal corpo.

M... Ma... Che cazzo succede?

Era sveglio da poco e le domande cominciavano a prendere piede nella sua mente.

Ma dove sono? Perché non riesco ad aprire gli occhi? Sono morto?

Era circondato da buio e silenzio, che rendevano l'opzione della morte alquanto plausibile.

Cos'è successo? E dove mi trovo ora?

Il non conoscere le risposte a queste domande gli stava instillando una certa inquietudine: era impotente. Completamente ed inesorabilmente impotente.

Non lo era mai stato in tutta la sua vita ed il provare questa sensazione proprio in questo momento estremamente delicato lo rendeva vulnerabile anche ai propri pensieri.

La consapevolezza di non essere più pienamente padrone del proprio corpo lo stava distuggendo.

Stava lottando con tutte le forze che aveva per provare a muoversi o almeno ad aprire gli occhi, ma non succedeva niente.
Persino il pensare lo stancava: le domande si susseguivano nella sua testa senza alcun freno, fino a quando non perse di nuovo coscienza.

Erano passate alcune ore e Negan si era di nuovo svegliato: questa volta aveva deciso di fare un passo per volta.

Non sono morto. Se lo fossi, non mi sarei svegliato di nuovo, giusto? Cazzo... Ora devo solo capire dove sono... Ma dovrei aprire questi cazzo di occhi che non collaborano: le palpebre pesano troppo.
Non posso finire così, non dopo quello che ho passato.

Finalmente, dopo innumerevoli tentativi, era riuscito a schiudere leggermente gli occhi: il movimento appena percettibile aveva fatto entrare un po' di luce che bruciava come il fuoco e gli feriva la retina.

Merda se fa male!

Con piccoli movimenti stava facendo abituare lentamente gli occhi alla luce e la vista sfocata cominciava a farsi strada. Poteva vedere delle macchie indistinte che gli stavano davanti ma, non potendo girare la testa, doveva farsi bastare quello per ora.

I minuti passavano lenti e i tentativi di riuscire a vedere qualcosa procedevano lentamente, ma procedevano.

Dopo che la vista fu tornata pressoché normale, Negan si sforzò di vedere cosa lo circondasse: mobili, quello che gli sembrava un divano ed uno strano aggeggio vicino a lui.

La vista gli aveva riportato una minima parte della sua sicurezza.
Dopo quella fu il turno della testa e poi delle mani: gli sforzi per riuscire a muovere di pochi centimetri le parti del corpo erano titanici ma andavano fatti.

Cazzo, non pensavo di dover fare tutte questa fatica per muovere una fottuta mano. Cristo come sono ridotto.

Piano piano era riuscito a muovere le mani, poi le braccia ed infine i piedi e le gambe. I movimenti erano solo abbozzati ed estremamente faticosi ma almeno poteva ancora controllare tutti gli arti.

Bene, sembra che funzioni ancora tutto, quindi ora rimane solo una questione da risolvere? Come cazzo mi alzo? E cos'è sto dannato coso affianco a me?

Ruotando leggermente la testa era riuscito finalmente a vedere il supporto per la flebo, poi seguendo il tubicino, era sceso fino al proprio braccio.

Merda... Cos'è? Non mi staranno mica avvelenando? Chi me lo ha attaccato?

Anche se adesso poteva vedere, non aveva ancora capito bene dove si trovasse veramente: non si ricordava fosse casa di Kat.

Aveva provato ad alzarsi ma il suo corpo non glielo aveva permesso, così dopo aver sbuffato sonoramente, si era accorto di non aver ancora parlato ad alta voce. Ovviamente il fatto di essere solo non lo aveva spronato a farlo, e nemmeno l'idea di chiedere aiuto.

Dalla bocca usciva poco più di un sibilo biascicato e nella gola l'aria scorreva secca.

Adesso era quasi a posto: mancava solo il potersi alzare, ma ci sarebbe arrivato con calma.

Sollevò con estrema fatica la mano e se la portò al viso, notando di avere solo un accenno di barba.

La barba è stata fatta da poco... Quella che sembra una flebo è attaccata... Quindi significa che qualcuno si sta occupando di me, ma chi? I miei uomini? No, loro mi avrebbero portato a casa. Chi allora? E dove sono loro? Ed io?

Altre domande, nessuna risposta.

Negan continuava a non sapere dove fosse. Sopraffatto dalla stanchezza ed esausto dall'aver usato le poche energie che aveva, si mise a dormire.

Negan non sapeva dire quante ore, o meglio, giorni fossero passati da quando aveva ripreso conoscienza, ma per tutto quel tempo si era costantemente finto ancora incosciente per studiare meglio la situazione, con scarsi risultati però.

Si svegliò molte ore dopo e dopo aver riflettuto ampiamente, perché era l'unica cosa che poteva fare, la sua attenzione venne attirata dal rumore di passi fuori dalla casa.

Cazzo, chi sarà? Non posso nemmeno scappare o difendermi, merda...

Negan si finse ancora incosciente per vedere cosa sarebbe accaduto.

Sentì la porta aprirsi e i passi farsi più vicini, poi allontanarsi in un'altra stanza. Quando fece per aprire gli occhi, sentì improvvisamente di nuovo i passi e li richiuse immediatamente.

La porta di casa si era di nuovo aperta e poi richiusa e la persona era di nuovo uscita.

Negan non aveva potuto vedere chi fosse e dopo aver aspettato alcuni minuti, si era faticosamente seduto, aveva staccato la flebo e si era appoggiato saldamente al supporto per alzarsi. Alcuni tentativi dopo era in piedi e barcollante, poteva sentire tutto il peso del proprio corpo far cedere progressivamente le gambe e dopo essersi accasciato nel tavolo vicino, si era rialzato. Si stava dirigendo in cucina per mangiare qualcosa perché i crampi allo stomaco lo stavano piegando in due, per non parlare della sete.

Faticosamente, passo dopo passo, con i muscoli in fiamme, era arrivato in cucina e tenendosi alla maniglia del frigo, l'aveva aperto.

Era vuoto.

Merda.

Alzò lo sguardo e vide delle mensole con dei barattoli, ma erano troppo in alto perché potesse prenderli ridotto in quelle condizioni. Sospirò e si voltò per tornare indietro quando vide davanti a lui l'ultima persona che avrebbe immaginato di rivedere guardarlo con la bocca spalancata, gli occhi sbarrati e la pelle bianca, come se avesse visto un fantasma.

<Negan?>

Negan || Ita || The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora